Francesco Gentili: La tua stanza è un rifugio o una prigione? | Intervista

Francesco Gentili: La tua stanza è un rifugio o una prigione? | Intervista

La nostra stanza nell’ultimo periodo è diventata sia prigione che rifugio, nel quale stare rinchiusi in attesa di tempi migliori.

Anche per Francesco Gentili, la camera è quel luogo nel quale abbiamo dovuto abitare negli ultimi mesi, imparando a capire di più su noi stessi, cercando di sopprimere tra musica, serie tv e videochat la nostra voglia di evasione.

Se ti sembrava di essere sola in una camera senza risposte, senza conforti, era proprio lì che non dovevi scoraggiarti. Ti serve una torta, una festa, una vita che ti aspetta oltre questo tempo che ci fa, stare bene, stare male.

Mettersi a cantare “La tua stanza”, il  nuovo brano pubblicato dal cantautore romano, si avvale della collaborazione di Matteo Piermartini, cantante degli Studio Illegale, diventa quindi un modo e una scusa per tornare il prima possibile ad essere felici.

Inoltre analizzando il testo si capisce che vuole essere una lettera scritta tra due persone con le stesse passioni che non vedono l’ora di vedersi per tornare veramente a vivere.

INTERVISTANDO FRANCESCO GENTILI

Citando la strofa di un tuo brano: hai iniziato a cantare senza farlo apposta?

Sì, credo di sì. Perché ho iniziato canticchiando le cose che scrivevo, perché mi sono innamorato della musicalità delle parole e del loro fluire nelle melodie.

Non abbiamo il controllo su tutto anche se la mancanza di questo a volte ci destabilizza ed è importante lasciarsi andare, abbandonarsi a quello che ci far star bene. Così facendo, senza farlo apposta, ci si ritrova in un altro posto, nel mio caso con una chitarra in mano e con la voglia di scrivere e cantare nell’altra.

In altri casi, per esempio lasciandosi andare anche ad un semplice canto sotto la doccia, ci si può ritrovare in mezzo a concerti, su un palco, in un ricordo, ovunque noi vogliamo e con una leggerezza che ci tiene su grazie alla nostra fiducia verso quella sensazione che ci fa stare bene. 

Come descriveresti la tua stanza dove vivi?

 Nella mia stanza è un continuo sistemare. Una continua ricerca di mettere in ordine e cercare di capirci qualcosa, di abbinare i giusti colori, di capire il perché alcuni mi fanno provare alcune sensazioni ed altre no.

La mia stanza mi protegge quando cado, ha un caldo pavimento che se pur duro e solido sa prenderti al volo senza farti male. La mia stanza ha delle ruote, tante finestre e porte perché viaggia con me, sempre, e si affaccia su quello che mi circonda, e mi sopporta perché è la mia stanza e purtroppo o per fortuna è obbligata a farlo.

Comfort zone, area sicura, stanza, chiamiamola come vogliamo, ma ognuno di noi ha un posto anche immaginario dove può rifugiarsi, dove può concentrarsi, proteggersi ed è bello condividerlo salvaguardando però la sua integrità. E con il tempo darle sempre più un’identità definita.

Perché alcune persone tendono ad isolarsi?

Credo che ci siano vari motivi. Siamo diversi e di conseguenza anche le nostre vite, i nostri problemi, il modo di reagire e anche il modo di non farlo. Ci si isola perché a volte si crede di non capire il mondo, di non capire i ragionamenti delle persone e ci si sente già soli fuori, quindi si cerca di trovare un proprio equilibrio dimenticandosi di essere immersi in un mare pieno di tantissime persone come te che hanno questi pensieri, problemi, alti e bassi, debolezze e quindi ci si isola sempre di più.

Con la pandemia secondo me ci sono stati aspetti devastanti come per chi già era isolato e si è sentito ancora più solo. Mentre altri hanno visto che siamo tutti sulla stessa barca nella vita, e che tutti, forse, nelle proprie stanze, nelle proprie case (per chi ha la fortuna di averne una), eravamo più collegati. Tante piccole stanze, tanti piccoli mondi che si sentono uguali, che si sentono più vicini e meno soli. Ovviamente non per tutti è stata così e questo è solo un piccolo punto di vista.

Cosa consigli di fare quando si è un po’ tristi?

Tutto. Fate tutto. Create. Fate un disegno, una torta, una frase, una telefonata, buttate giù quel muro di casa che volevate spostare da tempo, svuotate l’armadio e rimettete in ordine. E se avete un buon amico fate qualcosa con lui, se è lontano fate una videochiamata, scambiatevi video divertenti, ridete, provateci, ma non sforzatevi di farlo senza fare qualcos’altro.

Create dei momenti vostri, andate in mezzo ad un prato, un bosco, a vedere il mare, i monti. A volte serve la tristezza per ricordarci della felicità, ma non l’ho detto io questo, anche se lo condivido. 

Quale canzone ti piace urlare ad alta voce?

Mi piace cantare in particolare “L’eternità” di Fabrizio Moro. Quando canto “e stringi le mie mani fino all’infinito” sento tutto, sento Fabrizio Moro che canta con me, chitarre elettriche, batteria, vento, i miei muscoli che si lasciano andare, il mio corpo che va verso il cielo e scende, per poi risalire alla strofa dopo.

Urlate. Cantate. Sfogatevi.

Come vorresti l’estate?

Come una canzone che ha una cassa in quattro e pompa energia, e la senti, senti la voglia di saltare, correre, alzare le mani e cercare di prendere un po’ di quei momenti, quelle sensazioni e mangiarle per farle rimanere con te per sempre.

L’estate è la stagione dove si pensa al sole, alla luce, al calore e queste cose sono alla base della vita, dello stare bene. Se si pensa al calore si pensa ad un abbraccio, alla luce ad una meravigliosa giornata che mette di buon umore ed il sole serve per ricordarci che oltre le nuvole lui c’è sempre, è lì, giallo e luminoso, sempre, anche quando vediamo tutto grigio, e pieno di pioggia.

Che futuro sognano i giovani oggi?

Penso che ora più che mai i sogni sono importanti ed è importante dare a loro un aiuto, prima che si smetta di sognare a causa di delusioni o incertezze che avvolgono il futuro. I giovani d’oggi sono tanti e tanti in cerca di qualcosa in cui credere, di un posto nella vita sociale, in quella attiva nel paese dove si trovano. Comunque è proprio da lì che poi si ritorna con i piedi a terra e si immagina il futuro: partendo da un sogno.

“Silvana”, leggendo il titolo sembra essere una canzone d’amore, ma in realtà nasconde un significato politico?

“Silvana” alias Salvini è una canzone politica ed è nata da un’idea con Matteo Piermartini. Nella canzone c’è un protagonista che fugge da una compagna che non sopporta più e vuole in tutti i modi farle capire che lei non l’avrà mai. Ogni strofa, ogni accusa di questo compagno si riferisce a fatti reali sul leader della Lega, come per esempio il verso dove dice “alle riunioni condominiali mi chiedevano di te.. ed io non potevo rispondere non sapendo i tuoi perché” allude alle assenze al parlamento europeo da parte di Salvini.

La canzone è nata da un’esigenza di dire che, almeno io, non condividerei mai i pensieri politici e umani, di questa persona e non mi avrà mai, come per fortuna la pensano molti giovani.

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