WARCO: Tu parlavi d’amore e io pensavo ai goal di Klose | Intervista

Hai solo il calcio nella testa, non ne posso più di passare la domenica pomeriggio sul divano a vedere la partita. Basta è finita.

“Klose”, il nuovo pezzo di WARCO, potrebbe essere nata proprio per colpa dell’esultanza all’ultimo minuto davanti agli occhi di una fidanzata che non ne poteva più di seguire una partita di pallone.

Se le storie finiscono però probabilmente ci sono tante cose che non funzionano più è basta uno stupido pretesto per mandare tutto all’aria, rimettendo così il cuore in panchina.

Dentro “Klose” malinconia e gioia si mischiano come se fossimo davanti a una sfida tra attacco e difesa dove emozioni e ricordi si sfidano continuamente. Alla fine chi festeggerà?

INTERVISTA WARCO

Qual è il goal che di “Klose” che ti ha fatto esultare di più?

Senza dubbio quello contro la Roma al 93esimo, al suo primo anno alla Lazio: assist di Matuzalem e appoggio rasoterra in porta, 2 a 1 per noi. Un finale al cardiopalma, in un derby poi… che altro aggiungere?

Anche il calcio può essere considerato cultura?

Qualsiasi cosa può considerarsi cultura se qualcuno ha un’idea e una motivazione valida per farla diventare tale, sicuramente il calcio genera empatia, ma dipende tutto da come la vivi. Spesso quando ho la chitarra in mano per studiare su cose un po’ macchinose o ripetitive metto in background partite di campionati improbabili, magari per vedere come la vivono in un paese diverso dal mio, magari per i colori delle maglie, gli stadi, i tifosi, le tradizioni, la storia. Anche la cucina è un grande contesto culturale ma esiste gente che campa a scatolette di tonno, la metafora penso sia chiara.

Tre cose che servono per innamorarsi?

Complicità, capacità di improvvisazione e una bella dentatura.

“Solo” esprime la sensazione di mancarsi?

Esprime di più il dispiacere per un qualcosa che sarebbe potuto accadere ma che non è mai accaduto in realtà, bisogna vederlo di più come un futuro ipotetico che un presente. Poi che manchi qualcosa si capisce, una canzone deve sempre fare un po’ male, ma la prospettiva è un po’ diversa.

A volte è più facile illudersi che accettare la realtà delle cose?

Se parlo di futuro ipotetico è chiaro che sia io il primo degli illusi, ma per quel che mi riguarda è una cosa involontaria. Dipende molto dal contesto, sono molto obiettivo in realtà ma ci sto un attimo a farmi dei filmoni, per poi smontarli molto velocemente. Soprattutto nell’ambito lavorativo accetto la realtà in quanto tale, ma privarsi dell’illusione renderebbe tutto ciò arido e poco interessante, per non parlare poi dell’ambito sentimentale, in cui è proprio necessario illudersi, secondo me.

Per amore saresti disposto a cambiare tutto?

Assolutamente no! L’amore è sicuramente un compromesso tra le parti, a patto che nessuna delle due venga denaturata.

Il luogo più romantico di Palermo?

Il mercato della vuccirìa in quei minuti che vanno dal tramonto al crepuscolo. Amo sentire l’odore del cibo quando è quasi ora di cena, vivere la parte “villagesca” di Palermo e di tanto in tanto alzare lo sguardo tra i palazzi per vedere il cielo quasi blu notte, con i fumi dei paninari e qualche stella che inizia a farsi vedere.

Puoi anticiparci già il tema del prossimo single?

Parlerà di vanità e di sintetizzatori comprati a caso e lasciati a prendere polvere sugli scaffali dopo averci cazzeggiato cinque minuti.

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