“Forse non basta” è il singolo d’esordio di Teresa Cinquetti. Con questo brano la giovane cantautrice scrive una lettera a se stessa come terapia per superare un momento difficile, cercando allo stesso tempo un motivo per andare avanti.
La fine di un amore diventa il pretesto per guardarsi dentro e trovare la voglia di rimettere apposto i propri pezzi, ricomporsi e rinascere senza dimenticare quanto il dolore ci ha fatto soffrire.
Il mood segue la scia di alcuni artisti indie che hanno scelto di mostrare l’idea di fragilità attraverso la musica, e Teresa Cinquetti dimostra di poter condividere, per adesso solo idealmente, questo palco con loro.
La fragilità è una componente importante della mia persona, forse di ogni persona. Spesso mi capita di sentirmi fragile di fronte agli altri, di fronte alle esperienze che la vita mi pone dinanzi e che temo di non essere in grado di affrontare, di “guardare in faccia”.
Vicino ad essa c’è però un fuoco, una forza interiore che mi spinge sempre a ricercare la bellezza, la speranza, la gioia.
Sento di voler essere me stessa, accettando quello che sono, quello che desidero, ciò che la realtà mi pone davanti. é un cammino, una strada, da percorrere con confidenza.
Il “per sempre” è scritto a caratteri quasi indelebili nel cuore di tutti, è desiderio di infinito, di perfezione. Ma anche la fragilità è insita in noi, imperfetti. Essa va accettata, riconosciuta e può essere un ponte per unirsi, per completarsi. Tutto questo richiede lavoro, collaborazione, aiuto, pazienza.
Amo definirmi “incredibile romantica” in quanto credo profondamente nella straordinaria bellezza e potenza del sentimento dell’amore, che colloco al di sopra di qualsiasi altra forza interiore che anima l’umano.
Credo dunque sia importante amare, dare ascolto alla propria interiorità, spontaneità, che il più delle volte ci invita a lasciarci andare.
Sulle braccia vorrei questo: scrivermi di cedere, lasciarsi andare all’amore, nonostante la paura, nonostante la mancanza di speranza.
Durante questo lock-down ho vissuto la fatica della privazione da una quotidianità che ho sempre dato per scontata. La lontananza dagli amici, dalle aule di studio, dalla frequentazione di luoghi di vita hanno colorato di grigio molte giornate.
Ma quasi incredibilmente, proprio in questa fase difficile, mi sono trovata a poter, forse a dovere, riprendere la scrittura e la musica, passioni che mi hanno accompagnato fin da bambina. Un tempo difficile è diventato un tempo intimo, creativo.
Aver paura di sbagliare fa parte di noi, del nostro essere umani, e di conseguenza fallibili, incompiuti, alla continua ricerca della nostra realizzazione.
A mio parere non è sbagliato temere di sbagliare, trovo anzi che sia incredibile percepirsi così umani, così fallibili e, alle volte, così deboli e impotenti di fronte a ciò che la nostra stessa persona è stata capace di creare, e trovo sia fondamentale per qualsiasi persona comprendere la complessità e la bellezza della conflittualità che si cela in noi, o, per meglio dire, che troppe volte tentiamo di celare a noi stessi e agli altri.
Il timore di sbagliare rientra a pieno titolo tra i nostri sentimenti, ai quali siamo chiamati a dare un nome, un riconoscimento, uno spazio nella nostra esistenza.
“Forse non basta”, ma soprattutto “però a me basta,” sono pezzi della mia vita e della vita delle persone che ho incontrato; sono parole che mi sono state rivolte, emozioni che ho provato sulla pelle, tanto da sentirle “scritte sulle mie braccia”.
“Forse non basta” parla di me e degli altri, di legami di amicizia, di amore passato e futuro.
Affronto il tema della speranza, della fiducia, della difficoltà a rivolgersi a parole proprie agli altri nel momento in cui lo si vorrebbe fare.
Come il titolo stesso mette in evidenza, prevale il fatto che forse, semplicemente, è necessaria l’accettazione delle nostre debolezze, di un “Forse non basta” che non siamo in grado di ammettere agli altri ma solo a noi stessi (“però a me basta”).
A settembre per caso capitai in un piccolo “concerto”, nel quale si esibirono i “Frammenti”. Mi sono subito resa conto della competenza e del genio artistico che era presente in loro. E così, riflettendo sulla possibilità di dare vera vita a “Forse non basta”, decisi di contattarli e di incontrarli, raccontando loro del mio approccio alla musica, della mia voglia di concretizzare un piccolo progetto nato per caso, nel quale cominciavo a poco a poco a credere sempre di più.
Sono stata un’occasione incredibile per me, un incontro che auguro a chiunque, del quale sarò sempre profondamente grata.
Hanno saputo comprendere quello che cercavo di esprimere, “cucendomi addosso”, come spesso usano dire, un abito intessuto di note musicali e mie semplici parole, spontanee, sincere, prive di pretese.
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