Il paradosso di Calma, artista in guerra con i sentimenti | Intervista

Ascoltando “Globuli Bianchi” e “Per me sei troppo” si scopre che Calma dipinge attraverso musica e parole i conflitti dell’amore. Butta fuori da se stesso rabbia, disperazione, senza però perdere la speranza come si capisce dalla storia delle tre sigarette.

Spaccami la testa, guarda che cazzo mi hai fatto, lasci gli applausi nel cuore di un altro, arriva quasi a urlare nel ritornello dell”ultimo singolo, mantenendo comunque, molto a sorpresa un certo ottimismo legato al al fatto che tutto si potrebbe sistemare.

Queste due canzoni diventano un pretesto per soffermarsi sulle conseguenze dell’amore. Si esatto è giusto pensare alle nostre cadute e a tutte quelle ferite che ci siamo fatti sul cuore perché non avevamo il coraggio di ammettere che stavamo sbagliando, e abbiamo preferito credere nel lieto fine anche se questo si stava allontanando ogni giorno sempre di più.

INTERVISTANDO CALMA

Hai scelto come nome Calma perché fare musica diventa un modo per sentirsi al sicuro?

Fare musica è sicuramente il luogo più riparato che conosca. 

Ho scelto di chiamarmi Calma quasi per proteggere questo “luogo” così importante per me, dato che di solito sono impulsivo e irrazionale, e a volte prendere scelte affrettate può essere deleterio. Con questo pseudonimo provo ad esorcizzare la mia frenesia.

“Globuli Bianchi” significa non accettare le sconfitte?

Forse. Ma sicuramente nell’accezione più positiva del termine. “Globuli Bianchi” è il grido di chi non si arrende, e non si ferma alle difficoltà di una relazione. È la bellezza di crederci, di non temere di mostrare la sofferenza e il timore che il “forte sentire” dell’amore ci provoca. “Globuli Bianchi” non arriva dopo una sconfitta, ma dopo qualcosa di struggente per cui senti valga la pena lottare.

Il tradimento è una via di fuga per evitare la realtà?

Può capitare che a volte si ami così tanto, da sentire che in ballo ci sia molto più di una semplice parte di se stessi. 

E gestirlo, diventa complicato. 

Amare rende vulnerabili. 

Ma il tradimento purtroppo ha la sua dose di irreversibilità. E accettarlo, con se stessi in primis, è una grande guerra. 

Personalmente, trovo che tradire sia un campanello di allarme all’interno di un rapporto. Uno di quei punti di non ritorno in cui si rischia di capitare durante la fuga. 

Ma pur sempre di fuga si tratta.

E quando scappi, c’è sempre un motivo.

Hai mai fatto a pugni con le illusioni?

Si. E ne porto i segni. L’essere umano è fatto di sogni, che inconsciamente diventano illusioni. Vivere il proprio film nella testa è un’autodifesa non controllabile, per affrontare una realtà in cui spesso la dose di delusione è pari a quella della soddisfazione. Di pugni in faccia dalle illusioni ne ho presi e continuo a prenderne, ma sono una parte del mio percorso che accetto. Come uomo e come artista. 

Hai paura di stare bene?

Ho più paura di stare male dopo essere stato bene. Toccare il cielo e poi riatterrare è molto più doloroso di camminare sempre a terra. La ricerca della mia serenità interiore è continua e  l’ambizione di arrivare un giorno, a renderlo uno stato mentale, più che un momento lieto di passaggio, c’è sempre. 

Ma quando sto bene, sono molto più felice che impaurito. 

Nel video di “Per me sei troppo” vuoi rappresentare la lotta tra cuore e cervello?

 In un certo senso si. E insieme al regista, abbiamo voluto giocare sul fatto che non si capisca chiaramente chi vinca. 

Il cervello, che possiamo vedere come la mia parte razionale, è una sorta di criminale che vuole uccidere le mie scelte dettate dal cuore, ma alla fine indossa i suoi abiti. 

Forse a volte pensare con la testa è la cosa giusta.

Ma forse, il cervello un po’ lo invidia il cuore. 

Quando si dice: ti lascio perché meriti di meglio, spesso è una bugia?

Se dicessi di sì in maniera assoluta, significherebbe non credere nella bontà di alcune anime che, seppur raramente, riconoscono i propri limiti e mettono il benessere di qualcuno a cui vogliono bene, davanti al proprio. Ma, nella maggior parte dei casi, è sicuramente il metodo di chi non ha voglia di prendersi le proprie responsabilità. 

Lasciare qualcuno è una sofferenza tanto quanto  essere lasciati. È abbastanza normale pensare  che caricarsi di “colpe” possa alleggerire il peso degli altri. Ma trovo che la sincerità resti comunque la cosa più elegante da indossare.

Qual è la cosa più folle che hai fatto perché eri sballato d’amore?

Ho seguito il così detto “sesto senso” che non è altro che la capacità intuitiva del cuore, di sapere le cose un po’ prima che succedano. 

Diciamo che ho amato tanto prima di amare. 

Può sembrare una cosa strana, ma la consapevolezza che qualcosa che deve essere, sarà, ti sballa davvero.

Ma forse, anche quando mi sono svegliato alle 5 del mattino solo per vederla partire, per uno come me che la mattina è un film horror, avevo una bella botta! 

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