Perché non provarci, soprattutto se non abbiamo nulla da perdere?
È questo il messaggio nascosto da Fabio Kas, dentro “All In“, il suo nuovo brano. Questa canzone racconta qualcosa che sembra vivere solamente nei nostri ricordi, cioè una festa con tanti amici e gente sconosciuta a casa di qualcuno, senza limiti di coprifuoco o paura di fare assembramento.
In questa allegra confusione ci sono due ragazzi che s’incontrano e decidono di ricercare un po’ di tranquillità per conoscersi meglio.
Lasciando da parte la timidezza e magari trovando la sicurezza in qualche bicchierino in più, la coppia abbassa le difese andando “All In”. E poi cosa succederà dopo? Scopriamolo insieme con Fabio Kas!
Spero cose belle.
Tipo una vacanza in California, come sogna il protagonista del brano, insieme alla misteriosa “lei” di cui si invaghisce, tra un drink e l’altro.
O il trasferimento di lei in casa di lui (anche solo per qualche giorno), in questa fantomatica mansarda in zona San Siro a Milano.
O entrambe le cose, con un po’ di fortuna e savoir-faire.
Ci sono sicuramente cose che possiamo controllare e cose che non possiamo.
A volte si tende ad attribuire al destino la responsabilità di ciò che accade anche quando è conseguenza delle proprie azioni (e non lo si vuole ammettere).
Personalmente credo più nell’“homo faber ipsius fortunae”, che del destino.
In questo periodo vivo diviso fra tre città e in tutte e tre posso affermare di avere un buon rapporto con i vicini.
Erano un po’ meno buoni i rapporti con i vicini dell’appartamento in cui vivevo in precedenza, perché a volte, secondo loro, con i miei coinquilini si faceva troppo baccano.
Credo dipenda da chi o da cosa ti innamori.
Il rischio peggiore penso sia innamorarsi di qualcuna/o che ti prosciughi il conto in banca e/o ti faccia diventare matto.
Spesso le incertezze riguardano il futuro, quindi la paura di non farcela o di non trovare la propria strada.
Ormai la mia generazione inizia ad avere una certa età e la maggior parte di noi credo abbia trovato la propria strada.
A questo punto della vita credo che l’incertezza principale riguardi riuscire a mettere su famiglia (chi ne ha voglia) e arrivare a una pensione, o altra forma di rendita passiva, che possa garantirci di sopravvivere senza dover lavorare, quando non ne avremo più le forze.
Credo dipenda dal contesto.
Un “se” tendenzialmente può essere il preludio di un pensiero costruttivo, il “ma” di un’avversione, ma può valere anche l’opposto.
Secondo me la felicità è un’attitudine, qualcosa che dipenda soprattutto da come ci approcciamo alla realtà e non, com’è facile pensare, da fattori esterni.
Se ci sforziamo ogni giorno di fare il nostro dovere, inseguire i nostri obiettivi, focalizzarci sugli aspetti positivi delle cose (anche quando sembra non essercene), coltivare relazioni sane e riservare un po’ di spazio per noi, allora la felicità vien da sé.
Certo è chiaro, alla sfiga non c’è limite, ma la persona dall’attitudine “felice” riesce a superare e trarre del buono anche dalle disgrazie (lo so non è da tutti).
Secondo me la differenza principale rispetto ad Aprile 2020 è che, mentre allora la pandemia era qualcosa di spaventosamente misterioso, adesso siamo più consapevoli della situazione e più abituati a convivere con le nuove regole e, purtroppo, con un maggior numero di morti giornalieri.
Speriamo che le cose cambino presto e riponiamo speranza nei vaccini, perché non se ne può più.
Vogliamo poterci togliere queste dannate mascherine e tornare alla vita di prima.
E poterci assembrare nei locali allegramente.
Sono un grande fan della musica suonata dal vivo e del vinile.
Tuttavia, come ben sappiamo, la tecnologia (e la pandemia) ci spingono sempre più ad ascoltare la musica in streaming.
La buona notizia è che si può sempre correre ai ripari e limitare il danno procurandosi un bel paio di cuffie o, meglio, un bell’impianto sonoro, in modo da rendere al suono la giustizia che merita.
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