Luca è uno di quei ragazzi che non ha mai rinunciato a fare sacrifici per continuare il suo sogno. Ha iniziato suonare in una band liceale, poi ha fatto l’operaio e ed è andato alla ricerca di se stesso tra le dune dei deserti del Qatar.
Quando è tornato ha scelto Elso come nome d’arte, in onore a suo nonno, e non ha avuto paura di mostrare le sue fragilità in due modi diversi ma sovrapponibili. Il primo Ep dal titolo 1989 è pieno di rabbia, sangue e sudore rappresentazione di una generazione che spesso si sente dimenticata.
“In mille pezzi” invece, pubblicato nel maggio del 2021 dopo essere stato ostacolato dalla pandemia che ne ha ritardato o la sua uscita, ed è un racconto più riflessivo e quasi saggio di amori travagliati e protagonisti che hanno bisogno di sapersi ricostruire per trovare la felicità.
Se prima le altre persone erano viste come una minaccia, in questo nuovo disco sono pezzi di puzzle e noi dobbiamo cercare di trovare quelli giusti per riuscire a vivere una vita serena e spensierata, sentendoci allo stesso tempo completi.
Ha sicuramente imparato ad amare, ma è ancora molto lontano dall’amare se stesso.
In mille pezzi significa imparare a vivere, dentro il vivere c’è tutto, anche tanta sofferenza.
Significa sbagliare, capire di aver sbagliato e crescere.
Siamo due orsacchiotti, quello che ammiro tantissimo di Molla è l’entusiasmo, qualsiasi cosa si metta in testa di fare la fa, senza troppe paranoie, basta che lo soddisfi. Io per andare a prendere la metro devo controllare tutto, percorso, ostacoli, tempistiche e alla fine prendo la macchina.
Come hai notato, è un Ep di sperimentazione pop, è una bestemmia dire una cosa del genere, ma io penso davvero di aver fatto qualcosa lontano dalle mie corde. “Ciao” è un pezzo di stacco, il pezzo in cui ritrovo la strada e inizio a percorrerla.
Penso che guarire da una malattia sia molto più difficile. Dirsi addio non è facile ma alcune volte necessario. Combattere con la fine del mese, con una malattia, con la vecchiaia, queste sono cose difficilissime.
Molti di noi, e mi ci metto in mezzo, aveva difficoltà a rapportarsi con le persone già prima di questa pandemia. Mi rendo conto che ora faccio ancora più fatica.
Ho usato i social abbastanza male in passato, l’uso errato di questi mezzi sono la fine dei rapporti. Chi usa il social come valvola di sfogo non ha capito un cazzo e magari non se ne rende nemmeno conto ma può rovinare altre persone. Siamo arrivati al punto in cui si può far male anche con questi codici tecnologici. Io mi ci sono abbastanza allontanato e ti dirò che mi sento meglio.
È un dato di fatto.
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