Non ci si può distrarre un attimo che il cantautore del profondo Sud Antonio Petrosino ci stupisce con un singolo dal sound sempre nuovo. Nuovo mondo: così definisce la fase musicale in cui si trova ora, una fase di sperimentazione, umiltà e nuove scoperte.
Ha da poco preso parte a Maionese project, label di Matilde Dischi per talenti emergenti. È in questa realtà di ricerca e fertilità musicale che nasce “Un giorno l’altro”, un brano che ha sì sonorità nuove, ma tratta di un tema molto caro a Petrosino: le riflessioni post storia finita male. Based on a true story o frutto della fantasia? Non lo sapremo mai, ma vale la pena ascoltarlo.
Maionese è una label di Matilde Dischi, atta a fare scouting. Sostanzialmente l’artista si fa le ossa con loro poi, se merita, entra in Matilde. L’ho trovato un progetto genuino, come ho trovato persone in grado di seguirmi passo passo, consigliandomi e dandomi coraggio. Insomma, è come entrare a far parte di una famiglia. Al momento sono l’ospite nella dependance, ma spero di diventare presto uno di famiglia.
È vero, spesso parlo di eventi, passati o recenti, non finiti bene. Cerco, attraverso la musica, di esorcizzare o alleggerire il carico, una sorta di resa dei conti attraverso le 7 note. Cerco di far pace col mio passato in un certo modo, come se volessi svuotarmi delle cose negative per accogliere meglio le novità. In chi ascolta deve rimanere sostanzialmente questo: hai qualcosa di irrisolto? risolvilo! La vita è breve, ma è un dono. Onoralo non facendo invecchiare anche il rimpianto.
Eh, questo è un quesito da notte dei tempi! Credo che sia una sorta di “talento”, a volte si tratta di grandi bugie, a volte piccole verità nascoste. Perché dire che ho visto la mia ex al supermercato? Magari ci siamo appena salutati, perché inquinare il pensiero? Se poi si tratta di cose più grandi, beh, c’è qualcosa di fondo che non va. Nella mia canzone parlo di una storia che non si è mai sviluppata per paura di ammettere i propri sentimenti e le proprie paure. Ma la donna di cui parlo potrebbe benissimo essere una donna astratta. Se parlassi di qualcuno nato, per così dire, dagli strumenti? Praticamente a domanda ti ho risposto con una domanda.
“Nuovo mondo”, lo definirei così. Come Cristoforo Colombo, sono arrivato dal mio “vecchio” mondo, con il mio background, in un mondo che scopro man mano, giorno dopo giorno e quindi il mio pensiero si contamina. Sento qualcosa che mi piace e cerco di farlo mio, leggo qualcuno che scrive in maniera diversa e allora anch’io cerco di cambiare il mio linguaggio. Cerco comunque di rimanere fedele a me stesso e di non perdere credibilità. A differenza di Colombo, però, sono cosciente che questo è il nuovo mondo. Cerco quindi di farlo mio, mescolando vecchio e nuovo. Spero di non essere stato troppo metaforico, ma credo il senso si sia capito.
Non gli direi nulla se non di credere più in se stesso. Tuttavia i miei sbagli, il mio lungo stop e il mio percorso in generale hanno determinato la “fame” dell’Antonio di oggi. Ho fatto pace col ventenne che ero. Nel testo iniziale di “Limiti” parlavo proprio di questo. È una canzone molto intima, da camino, calice di rosso e sguardo perso nel fuoco, nel nulla.
Sto limando i dettagli del prossimo singolo, poi passeremo alla parte produttiva. E sì, sarà un nuovo sound, una nuova esplorazione dai suoni molto mediterranei: parlerò della parte di mondo in cui sono nato: il Sud!
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