L'isola dei soldi Martix

L’isola dei soldi | Indie Tales

Tornare a casa con la maglietta piena di sangue e il naso gonfio sicuramente non avrebbe fatto piacere ai genitori di Marco, ma lui in realtà era fiero di quelle ferite di guerra. A scuola, durante una discussione con il suo compagno di Ludovico, aveva sentito che gli operai sono degli sfigati e che prima o poi arriveranno i robot a sostituirli.

Lui, non lo sapeva ma era proprio nato durante una protesta alla quale avevano partecipato i suoi, armati di belle speranze e una certa voglia di libertà. Avevano subito gli insulti dei padroni, i trafiletti polemici sui giornali e le botte della polizia, ma nonostante tutto erano andati avanti difendendo i loro ideali. Gli stessi principi grazie ai quale avevano anche riscoperto qualcosa di irrazionale come l’amore. Anche Francesco, il papà di Marco, in quella calda estate del 2001 era tornato a casa con la maglietta sporca di sangue ma orgoglioso e fiero di quello che aveva appena vissuto.

20 anni dopo però era sempre nella stessa fabbrica, pronto a sopportare turni massacranti per portare a casa i soldi utili a mantenere la famiglia. Non aveva mai speso un euro per vestiti di lusso o scarpe di marca, anzi tutto quello che aveva lo metteva sempre a disposizione degli altri. Con questi valori aveva cresciuto suo figlio, che come il padre era pronto a fare di tutto per aiutare il prossimo. Entrambi non sopportavano i fighetti snob con la puzza sotto al naso e preferivano di gran lunga  stare insieme a persone che non avevano paura di mostrare il sudore della propria fronte invece di ricchi tutti sempre eleganti e pieni di profumo.

Marco era appena tornato a casa, quando per sua sfortuna venne accolto dalla mamma, e non dal papà incastrato ancora a km di distanza tra i turni di lavoro. Laura, preoccupata vedendo così il figlio iniziò a urlare e rimproverarlo chiedendo insistentemente cosa fosse successo. “Niente mamma, non ti preoccupare, ho solo fatto quello che dovevo fare”

“Beh figlio mio fare a pugni non è mai una soluzione” rispose lei, andando contro per un attimo ai suo trascorsi giovanili solo per intrepretare la figura del genitore severo e rigoroso, che deve sempre riuscire a mantenere il controllo, senza mai cedere di un millimetro.

“Quando torna papà facciamo i conti” disse lei chiudendo la porta con vemenza e lasciando il figlio ancora un po’ dolorante anche se non lo avrebbe mai ammesso.

Quando Francesco tornò a casa, fece inizialmente finta di niente anche se era giù stato informato dalla moglie e dalla maestra che dalla scuola aveva chiamato spiegando e raccontando la situazione.

Le cose erano andate proprio come il figlio le aveva descritte, solo che appena si era gettato a difese scoperte contro il suo compagno, lui era già pronto per difendersi e contrattaccare, abile a sfruttare tutto quello che aveva imparato durante le sue lezioni di box.

Francesco si versò un bicchiere di birra, e con fare dolce chiese al figlio “Marco, ma tu cosa faresti se qualcuno ci offendesse?”   ” Pa…” Non fece in tempo a rispondere che il padre continuò così ” Sicuramente faresti la cosa giusta, così come hai fatto oggi con Ludovico. La violenza non dovrebbe ma diventare una soluzione, ormai io e la mamma l’abbiamo capito con il passare degli anni, ma qualcuno dovrebbe avere il buon senso di capire che i soldi non crescono sugli alberi!” aggiunse ridendo nervosamente. Ne aveva incontrati tanti di questi personaggi durante la sua vita e purtroppo aveva capito che per non avere dei problemi, era meglio lasciar perdere.

Il giorno dopo Francesco, appena entrò in classe venne applaudito dai suoi compagni con Ludovico che scriveva alla lavagna “Ci sono cose più importanti dei soldi e per questo motivo ti chiedo scusa per ieri!”

Racconto liberamente ispirato al brano l’Isola dei soldi di Martix feat Nando Popu