THEMORBELLI: “Bananalità serve a ricordarci che è sempre colpa degli altri” | Recensione
RECENSIONE BANANALITÀ THEMORBELLI
“Guarda là, quella è la mia città: lo sai come si chiama? Bananalità!”
THEMORBELLI ci presenta la versione remix di un suo vecchio brano, aggiornata a questi tempi moderni così difficili e complicati. Viviamo nell’epoca dove tutto dev’essere bello per forza e funzionare alla perfezione, ma la pandemia ha posto l’accento sulle crepe che per orgoglio e paura abbiamo sempre fatto finta di non vedere, a volte nascondendole pure per evitare di rispondere a scomode domande.
Anche la musica spesso si comporta in questo modo usando l’arte come strumento per descrivere una realtà alternativa nella quale non c’è nulla che non va, con stupidi tormentoni che hanno successo per ballare liberi senza pensieri, ma cosa succede quando il volume si sempre più basso lasciandoci fermi in silenzio nel mezzo della pista?
Abbiamo imparato a conoscere THEMORBELLI, ma riusciamo ancora a rimanere stupiti dal suo senso critico verso la società di oggi, con le rime che diventano domande accusatorie alle quali possiamo rispondere con dei mea culpa generali, ma allo stesso tempo sono utili spunti di riflessione per provare a cambiare le cose, ripartendo ogni volta da capo.
L’essere umano infatti spesso ha la supponenza di sentirsi non solo al centro dell’universo, ma addirittura di essere il buono che agisce sempre a seconda del bene comune, anche se, facendo i conti con la realtà la situazione non è proprio uguale all’ipotesi.
La natura viene soggiogata e sfruttata solo per far profitto, scegliendo in maniera autodistruttiva di preferire il denaro all’ossigeno, confondendo quindi l’importanza del verde delle banconote con quello delle piante. Vegetazione tenuta al guinzaglio, con la sensazione di averla sotto controllo fino a che in un moto di ribellione la Terra si ribella provocando disastri. Contando i danni c’è spazio per dieci minuti di pentimento, ma quando il sole risorge il giorno dopo tutti si sono scordati del perchè si sono verificati certi effetti, continuando a pensarla sempre allo stesso modo senza nessuna redenzione.
Fare i conti con la realtà delle cose in maniera soggettiva diventa un esercizio utile a perdere tempo perché pochi hanno voglia di cambiare davvero le cose, preferendo piangere lacrime di coccodrillo piuttosto che pensare a soluzioni innovative.
Un po’ come fanno certi artisti, che avendo trovato la propria zona di confort, continuano a scrivere canzoni copia e incolla perchè pensano di aver trovato la giusta formula del successo, o forse perchè intanto al pubblico piace così. Però la musica non deve adagiarsi e scendere obbligatoriamente a compromessi, e THEMORBELLI, con il suo modo di fare vuole portare un’ondata di novità e autoironia, mischiata a critica intelligente utile a raccontare la realtà delle cose secondo un altro punto di vista, meno mainstream però più diretto ed efficace.
Noi, che come diceva Leibniz viviamo nei migliori dei mondi possibili, dobbiamo iniziare a vedere le cose per come sono davvero, eliminando tutte le inutili sovrastrutture che servono a proteggere una sottile e fragile felicità.
Se un alieno atterasse improvvisamente sul nostro pianeta rimarebbe sopreso da come siamo bravi a nascondere i problemi, trovando sempre un capro espatorio perchè qualunque cosa succeda la colpa non è nostra ma sempre degli altri, anche quando in realtà gli altri hanno i nostri nomi.
Bananalità nasce durante il periodo natalizio, dove secondo THEMORBELLI, tutto dev’essere perfetto e non s può accettare la tristezza o altri problem personali. La società e i nostr parenti ci vogliono vestiti bene, pettinati e con un bel sorriso stampato in faccia, poi se qualcosa non fa ci pensiamo più avanti quando si spengono le luci nelle strade e tutto ritorna al suo posto.
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