PH: Furio Cosenza

Desa: “Tutto passa, crescendo e rischiando” | Intervista

C’è qualcosa di strano, forse addirittura mistico, nel guardare il passato attraverso i ricordi e ritrovarsi a distanza di anni diversi. Tutti i pensieri e gesti che facciamo durante la vita sono piccoli mattoncini che costruiamo uno sopra all’altro, dando vita a ricordi a volte instabili che rischiano di cadere da un momento all’altro o resistenti anche sotto la tempesta delle giornate più storte.

Desa, pseudonimo di  Giuseppe De Santis, nasce con la passione per la danza e poi, con il passare dell’età e l’accumularsi di varie esperienze, decide di muoversi attraverso note e parole per raccontare il suo universo emotivo. Il nuovo brano “Altra Storia”, uscito il 6 dicembre, ha tonalità oscure e tenebrose,  che si va quasi a contrapporre ad un altro suo pezzo dal titolo “Soltanto noi” che anche nella copertina trasmette l’idea di gioia e purezza attraverso il colore bianco.

I nostri sentimenti mutano a seconda del tempo e dello stato d’animo, ovviamente dipendendo anche da quello che ci succede intorno, ma possiamo capire davvero la loro importanza e il loro valore, compiendo un viaggio introspettivo all’interno di noi.

INTERVISTANDO DESA

“Altra storia” nasconde un lato oscuro?

Più che di “lato oscuro” parlerei di “lato dolente”. “Altra Storia” parla di un meccanismo di dipendenza affettiva nel quale ero invischiato in passato. Cercavo disperatamente conferme e approvazione dagli altri, su tanti livelli diversi. Allo stesso tempo, però, sono sempre stato consapevole di questo mio aspetto, e mi ero chiuso in un bozzolo da cui volevo tenere gli altri a distanza. Non permettevo a nessuno di entrare nel mio cuore, e mi sentivo tremendamente solo.

Nel testo, se si notano i bridge (ndr., le parti prima dei ritornelli), si nota che c’è un climax da “ti sembro l’amore vero?”, passando per “sarò l’amore vero” (quasi a chiedere una possibilità di essere amati), fino ad arrivare a “sono io l’amore vero”, quasi a dire “ehi, sono qui! amami!”.

Ci sono tante persone che vivono questo disagio, e spesso non sanno dargli voce per vergogna o rassegnazione. Vorrei dire loro che tutto passa, crescendo e rischiando, aprendosi agli altri, per scoprire davvero il proprio valore come essere umano.

L’amore è un gioco o una guerra?

Penso che entrambe le immagini siano complementari, quando si parla di amore. Per me, l’amore deve essere soprattutto un gioco, che deve darti gioia e leggerezza. Deve riuscire a sollevarti dalla pesantezza del tuo mondo, anche per poche ore. Al contempo, l’amore è anche una guerra: ogni relazione è composta da due persone distinte e separate, ed è, a mio avviso, impossibile trovare una compatibilità 100/100. Ci saranno sempre compromessi da trovare e discussioni su punti di divergenza, senza contare che, in quanto esseri umani, ognuno di noi vive i propri problemi individuali, che non possono fare a meno di riversarsi sul partner. Amare vuol dire anche combattere contro i demoni della persona che ami, essere con lei in prima linea nelle sue battaglie, formando alleanze come in una vera e propria guerra.

PH: Desa

L’ego è il vizio più diffuso nella società di oggi?

Penso che questo sia un problema che interessa tutti, in ogni epoca. Quando non riusciamo a distogliere lo sguardo dal nostro ego, finiamo per perdere contatto con la realtà che ci circonda. Dalla disperata ricerca di like sui social media, alla ricerca di consensi nel gioco politico, l’ego è il carburante che muove tutto. Senza di esso, non siamo nulla; ma se siamo solo ego, non siamo nulla comunque. La nostra società promuove un rapporto insano con l’ego, basato su meccanismi volti a darci valore sulla base dei nostri risultati concreti (ad esempio, nello studio o nel lavoro), e non sulla base di ciò che ci rende unici e noi stessi, come le nostre passioni, le nostre attitudini, le nostre capacità. Viviamo troppo sul piano materiale, e poco su quello emotivo e psicologico. Anche per questo, problemi come ansia e depressione sono sempre più diffusi tra i giovani, in un trend che continua a salire perché si continua a lavorare sugli aspetti sbagliati.

Cambiare, Crescere, Mutare, Trasformare quale verbo preferisci?

Di tutti, preferisco Mutare. Quando si cambia, si modificano degli aspetti di sé. Quando si cresce, si resta fondamentalmente gli stessi, ma migliori, o peggiori, a seconda dei casi. Quando trasformi, agisci per modificare qualcosa al di fuori di te. Mutare, invece, rappresenta un’esperienza più totale, vicina alla rinascita. Come i serpenti che mutano la pelle perché gli va stretta, quando decidiamo di mutare, intendiamo cambiare radicalmente il nostro mondo, dentro e fuori, affinché si adatti a quello che sentiamo. Ci vuole coraggio e visione, ma è un processo volto essenzialmente a seguire la propria natura, piuttosto che seguire ciò che il mondo ci chiede. 

L’America rimane sempre un sogno?

L’America per me è una metafora per rappresentare, appunto, il sogno, l’ambizione. Nella mia testa ci sono così tante Americhe da riempire la superficie di Giove. La mia America, al momento, è raggiungere la versione di me che sto scolpendo. Come quando Michelangelo disse “Ho visto un angelo nel marmo e ho scolpito fino a liberarlo”, così sto scolpendo la mia persona per arrivare ad arrivare al vero me, quello che è stato soffocato da anni di cattiva educazione emotiva, repressione delle mie emozioni, dipendenza affettiva e dipendenze in generale. 

Parlando di viaggi, sono uno spirito viaggiatore, quindi ovviamente subisco il fascino di una terra così intensa come gli USA, dove mi piacerebbe, un giorno, poter portare la mia musica.

Le cose semplici sono anche quelle più vere?

Assolutamente. Io sono fan del rasoio di Occam, secondo cui la soluzione più semplice è quasi quella giusta. Per semplice, io intendo anche quelle cose o decisioni che arrivano da sole, senza sforzo. Se ho preso una decisione in maniera semplice, è perché la sentivo forte e chiara dentro di me, ed è quindi la rappresentazione più vera di me. Si impara tanto di una persona ascoltando come parla e come ragiona. 

Una serata semplice, “Netflix and chill”, per intenderci, è per me la rappresentazione più vera di un rapporto: godere della semplice presenza del partner, senza aver bisogno di altri stimoli come un ristorante chic, o un’esperienza outdoor, e cose simili.

Lo dice sempre anche mia nonna, parlando della cucina, che “i piatti più semplici sono quelli più buoni”.

PH: Furio Cosenza

Come si supera un trauma?

Come prima cosa, bisogna rendersi conto di aver subito o di vivere un trauma, o comunque di vivere una condizione di disagio. Quando si va in terapia, è necessario che il paziente desideri guarire, e che sia disposto a lavorare per risolvere i suoi problemi.

Per me, è stato essenziale, in un primo momento, il confronto con le persone a me care. Ascoltando l’immagine che restituivano di me, mi sono reso conto di tante dinamiche tossiche in cui ero aggrovigliato. Sono andato in terapia solo in tempi molto recenti, perché avevo purtroppo tanti pensieri in testa riguardanti la mia vita familiare e personale, e non mi sono mai concesso del tempo per guarire in prima persona. La terapia mi ha aiutato ad osservare quella matassa nera che pensavo di avere in testa, mi ha guidato nello sciogliere i nodi, e mi ha dato gli strumenti per continuare a lavorare su me stesso, giorno dopo giorno. Ho ancora tanto lavoro da fare, ma sono motivato e desideroso di riprendere in mano la mia persona. 

A tutti quelli che ci leggono, se state vivendo un periodo buio, per qualunque motivo esso sia, trovate in voi la forza e il coraggio di chiedere aiuto. Capisco che è una cosa che spaventa, all’inizio, ma come tutte le cose, è questione di abitudine. Un rischio alla volta, imparerete a concedervi un po’ alla volta, fino a riuscire a tirare fuori quello che avete represso dentro di voi per tanto tempo. È proprio da lì che parte la guarigione.

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