Ph: Carmine Musella

I Botanici: “Viviamo la necessità di tornare a suonare” | Intervista

Di Filippo Micalizzi

Oggi più che mai ci ritroviamo impotenti all’interno di un meccanismo in continuo mutamento, in cui l’unica cosa che ci è concessa fare, è esserne gli spettatori. È questo il concetto che I Botanici vogliono riuscire a trasmettere con “Grandina”, il primo singolo uscito a distanza di un anno da “Kirigami” (’EP che rielabora con l’aggiunta di collaborazioni, alcuni brani dell’ultimo disco “Origami”).

“Grandina” è solo il primo passo che apre al nuovo cammino intrapreso dalla band. Abbiamo fatto due chiacchiere con Gaspare Vitiello e Antonio Del Donno, rispettivamente batterista e chitarrista della band, che ci hanno raccontato, fra passato e futuro, questo nuovo capitolo appena iniziato.

INTERVISTANDO I BOTANICI

Ciao ragazzi, visti i diversi cambiamenti affrontati negli anni, chi sono i Botanici nel 2022?

Gas: I Botanici sono partiti nel 2015 con una formazione e nel 2022 ne hanno una leggermente diversa, ma il nucleo fondamentale è lo stesso. Nel senso che i membri fondatori del progetto sono gli stessi, ma anche Stefano che adesso fa parte della band in pianta stabile è sempre stato un quinto della band, perché comunque ci ha sempre seguito anche in tour ed è sempre stato attento a quel che facevamo noi come band, e quindi già quando la formazione è cambiata nel lontano 2018 sapevamo subito di prendere lui. Perciò la risposta è che fondamentalmente siamo gli stessi.

A cosa è dovuta la scelta di aggiunge Stefano come componente ufficiale della band oltre il supporto live?

Toni: Diciamo che con Stefano c’è sempre stato un grande rapporto di amicizia, e sia dal punto di vista musicale che umano non ci sono stati mai dubbi. Poi sai arrivati ad un certo punto si è posta la questione “ma che facciamo lo includiamo Stefano nelle nostre cose in studio o lo facciamo venire solamente nei live?”. Unanimemente siamo arrivati alla conclusione che la cosa migliore forse era coinvolgerlo da questi punti di vista. Perché comunque lo vedevamo gasato, noi ci trovavamo bene e il tempo in saletta lo spendeva comunque con noi quindi… Poi sai sono cose che vengono da sole. È successo e noi siamo stati molto contenti della cosa.

Parlando di “Grandina”, nel testo avverto un senso di impotenza nei confronti di un mondo che avanza inarrestabile. Voi Siete riusciti in qualche maniera ad esorcizzare questa sensazione attraverso questo brano?

Toni: Si, ci hai colto abbastanza! Grandina appunto parla di questa sensazione di stallo, di impotenza, di incapacità di agire, o per meglio dire di rendersi conto che questo agire fondamentalmente non cambierebbe qualcosa. Essere un po’ una pedina nelle mani di un destino che non si è in grado di affrontare al 100%. Sicuramente la scrittura del brano nasce in un momento in cui questa cosa era particolarmente evidente e manifesta. Poi se la scrittura è riuscita a esorcizzare, in questo momento non te lo so dire, però sicuramente ha partecipato. Visto che questo momento sostanzialmente fa parte del nostro passato, la visione delle nostre esistenze non si rispecchia più al 100% in quelle che sono le parole di questo brano. Quindi sicuramente qualcosa è cambiata, e sicuramente parte di questo cambiamento può essere attribuito alla produzione di quel brano lì.

Grandina” rappresenta per voi un nuovo capitolo come band. Vista l’evoluzione musicale, Cosa dovremmo aspettarci dai Botanici nelle prossime uscite?

Gas: Diciamo che il prossimo disco sarà un po’ come tutti quanti i nostri lavori. Come Origami sarà un disco molto variegato. Noi come sempre non ci poniamo molti limiti di scrittura, non cerchiamo di rientrare all’interno di generi perché riteniamo che in questo modo possiamo esprimerci al meglio. Ci saranno molti brani diversi tra loro, sia per quanto riguarda lo stile, sia per quanto riguarda gli arrangiamenti. Abbiamo inserito anche qualche strumento diverso, e insomma sarà un disco nuovo, ma che continuerà ad avere un filo conduttore con Origami.

Toni: Sono d’accordo. Sicuramente questa caratteristica della quale parla Gaspare si intravede più in Origami che nel nostro primo disco Solstizio, che è abbastanza fuori catalogo rispetto alle cose che stiamo andando a produrre adesso. Tutte quelle caratteristiche che si sono iniziate ad intravedere all’interno di Origami, che comunque era un disco di transizione che partiva da una vecchia formazione per poi arrivare a quella che abbiamo adesso, diciamo che verranno un pochino enfatizzate. Quindi se su Origami c’erano magari tanti brani che apparentemente potevano fare parte di generi diversi fra di loro, qui questa caratteristica è ancora più messa in risalto, però con un’accezione positiva. come appunto diceva Gas noi non ci stiamo dando dei veri e propri limiti e siamo anche contenti che questa cosa viene recepita bene da chi è dietro alle quinte della nostra etichetta. Siamo liberi, non ci interessa che ci dicano “I Botanici fanno rock, I Botanici fanno questo genere o quell’altro”. Ci vogliamo esprimere, sentiamo l’esigenza di farlo e lo facciamo. Poi quello che esce fuori, lo deciderà qualcun altro, noi però siamo orgogliosi di quello che sta venendo fuori e Grandina è stato il primo passo di questo percorso che poi vi porterà all’ascolto di tutte queste sonorità. Ma a brevissimo inizieranno ad uscire cose nuove, quindi date un occhio a tutto quello che stiamo per andare a fare perché a breve ci saranno novità.

Ph: Carmine Musella

Domanda per Toni: torneranno gli “scream” nei prossimi brani?

Toni: Allora… no. Cioè nel senso che per ora non abbiamo sentito l’esigenza di urlare chissà che cosa, dal vivo secondo me si, sicuramente li farò. Dei brani che abbiamo prodotto finora per ora non ce ne sono, però può darsi dai. C’è un brano che forse forse qualcosina ce la metto. Però non lo so, non mi sentivo nel mindset adatto per fare quelle cose lì. Per qualcuno sarà una tristezza, per qualcuno una gioia.

Nel momento in cui si preme play ad una vostra canzone, già la si immagina suonata su un palco, in che modo siete riusciti negli ultimi due anni, a riempire questa mancanza?

Toni: Con la droga! [ride, NDR]

Gas: Non l’abbiamo riempita. Nel senso che noi siamo una band che vive anche separata proprio geograficamente, quindi di conseguenza se dal vivo non si riesce a suonare con le condizioni di pandemia, anche provare è stato difficile. Avremmo fatto cinque prove in due anni…

Toni: Considera che quest’estate abbiamo avuto un paio di concerti e non abbiamo neanche provato.

Gas: Anche perché provavamo a sfruttare il tempo che avevamo insieme per scrivere il nuovo disco, quindi effettivamente non si provava, si scriveva. Ci siamo chiusi in studio qualche volta però di suonare a tutti gli effetti c’è stato ben poco. Quindi in realtà non l’abbiamo risolta e abbiamo tantissima voglia di tornare a suonare.

Speriamo allora in questo 2022…

Toni: Si guarda più che una speranza io direi proprio una necessità. Penso che tu lo possa tranquillamente immaginare. È come se effettivamente tu non potessi fare il tuo mestiere. E per un musicista che vive in Italia, in cui notoriamente si dà poca importanza alla musica emergente, se ti levano quella cosa lì praticamente ti hanno detto “vatti a trovare un altro lavoro, fai qualcos’altro perché non ti facciamo fare niente”. Il problema è il percepire veramente pochissima considerazione da parte di chi comunque dovrebbe aiutarti a trovare la strada in questo mondo, che comunque già è una cosa complicata. Figuriamoci in mezzo a pandemie o altre circostanze.

Ultima domanda: quali sono le vostre influenze musicali e quanto sono fondamentali nel vostro processo artistico?

Toni: In realtà veniamo tutti da influenze diversissime. Io sono abbastanza appassionato di jazz, di fusion, di progressive. Mi piace un po’ quel mondo di musica abbastanza tecnica/colta. Poi ho ascoltato tantissimo rock e in passato anche tantissimo metal. Lavorando nello studio di Garrincha Dischi da un po’ di tempo sono passato ad ascoltare anche un po’ di musica più pop e mi sono aperto anche ad altri ascolti. Però diciamo la matrice principale che io cerco di includere all’interno della scrittura dei brani dei Botanici viene principalmente da quelle influenze che ti citavo all’inizio. Poi come band nello specifico io cito sempre una band statunitense che si chiama i “The Contortionist”, che sono una band fondamentalmente progressive metal che però non sanno fare solo veramente metal, fanno un genere tutto loro particolare, e molte delle cose che loro arrangiano le vedo simili a quelle che facciamo noi. Nel senso che nel processo di scrittura che viene da me in particolare ci sono degli elementi che si rifanno a loro.

Gas: Io volevo solo aggiungere che siamo molto stati influenzati in questo periodo di studio, lo dico quasi scherzando, ma poi in realtà c’era sempre in loop in studio “Zitti e buoni” dei Maneskin [ride, NDR]. C’era sempre questo brano tutto il giorno

Toni: Cioè proprio lui parla di influenze subliminali.