New Indie Italia Music Week #102

“Were you born to resist or be abused
Is someone getting the best of you?”
(The Best of You – FooFighters)

Siamo nati per resistere al destino o per esserne sopraffatti contro la nostra volontà?

Non è di certo questo il momento per mollare la presa sulla realtà. Offri la parte migliore di te, condividila, falla splendere, e custodiscine sempre un piccolo pezzo per te. Potresti averne bisogno.

Portala sempre con te e nutriscila di musica, la tua migliore musica.

Scopri i migliori brani #IndieItalia della settimana, selezionati e recensiti per te dalla redazione!

 

Je so accussì (Album)

Album autobiografico e concettuale quello di Serena Brancale che con “Je so accussì” si riconferma una fra le autrici più di spicco nel jazz e r ‘n b nel panorama italiano. Il suo nuovo lavoro infatti attraversa, canzone dopo canzone, più generi (tra cui appunto oltre al jazz e l’ r ‘n b, anche il soul e il blues). I brani vedono un intrecciarsi di cover, tra cui “Je so pazz” di Pino Daniele, a brani inediti dell’artista.

Oltre alla bravura dell’autrice, ciò che conferisce particolare fascino al disco è la commistioni di lingue e culture: si passa dal barese al napoletano, toccando la musica africana e quella americana.

Non mancano inoltre collaborazioni tra cui Ghemon e Davide Shorty, e ancora Margherita Vicario e Fabrizio Moro.

Insomma un potpourri di anime che concorrono tutte allo scopo unico di perpetuare la bellezza della musica.

(Ilaria Rapa)

Serena Brancale: 8

 

Privilegio raro

“Questa non è insurrezione, è solo un’arida protesta”

Ricorda vagamente un corteo, una marcia accompagnata da musica e canto, il primo estratto del nuovo album di Tutti Fenomeni, “Privilegio raro”. Giorgio Quarzo Guarascio e Niccolò Contessa (prod.) hanno dato vita a una sorta di mondo distopico abitato da automi che avanzano a passi cadenzati, come si percepisce sin dai primi secondi del brano.

Un lavoro davvero interessante, di cui non possiamo che contemplare la vicinanza e la concretezza, con tutta l’amarezza che ne consegue.

(Eva Ceccarelli)

Tutti Fenomeni: 9

 

So chi sei

“Dai odiami se serve, ho paura di non trovare una cura che non sia tu”

Il tornado BNKR44 ci colpisce ancora con “So chi sei”, brano che ci trasporta di nuovo dentro il mondo del collettivo con il suo inconfondibile sound che mescola sapientemente tutte le identità dei sette componenti.

Tuffarsi in uno sguardo, così profondo e così abissale che ci fa perdere il legame con il mondo fisico, è la cosa più elettrizzante e allo stesso tempo terribile che possa esistere. Un magnetismo che ci legherà sempre ad una determinata persona, anche se non possiamo più permettercelo, ma saremo sempre consapevoli di ciò che abbiamo vissuto insieme e che “in un mare di squali ci siamo trovati”. Sostenersi a vicenda in ogni situazione: questa è la forma d’amore più potente di tutte, salvarsi, sempre, e i BNKR44 lo sanno bene, sono loro i primi a salvarsi a vicenda.

(Margherita Ciandrini)

BNKR44: 9,5

 

Cuore Semplice

L’essere umano fa fatica ad ammetterlo, ma in realtà agisce sempre secondo principi di razionalità che devono soddisfare il principio di causa effetto. Forse anche la religione è stata creata come strumento utile per ottenere risposte a domande alle quali non è possibile trovare davvero una risposta soddisfacente e facilmente verificabile.

Rimaniamo così affascinati dall’amore e dalle sue dinamiche irrazionali, imprevedibili a tratti esoteriche.

“Cuore semplice”  il nuovo rituale dei Post Nebbia da gustare in maniera folle e passionale.

(Nicolò Granone)

 Post Nebbia: 7,5

 

Dimenticare

“Dimenticare, ti sembra facile?” la domanda cosmica che ci colpisce sempre dopo una fine ce la pone Zeep nel suo nuovo singolo “Dimenticare” e la risposta è molto semplice: non è facile ma è sicuramente possibile.

Anzi, non è vero, non è possibile dimenticare ma superare sì, cercare di separare i ricordi e tenere per noi solamente quelli belli, quei film guardati insieme, le serate a parlare di tutto, le risate, gli esperimenti culinari finiti male. È solo quando riusciremo a sorridere al ricordo di tutto ciò che abbiamo passato insieme che sapremo di aver superato una persona, possono volerci mesi e a volte anche dopo anni ancora non riusciamo a farcene una ragione, ma una certezza granitica c’è: serve tempo e chiedersi di chi è la colpa non ha senso, le cose, nel bene e nel male si fanno in due, quindi piangeremo, ci chiederemo perché proprio a noi, ma poi, quasi senza accorgercene, volteremo pagina e ci prepareremo a fare bella figura con altri genitori che non sono i nostri.

(Margherita Ciandrini)

Zeep: 9

 

Naftalina

Il noir di Forse Danzica entra a gamba tesa dentro la nostra testa con “Naftalina”: tastiere, pad, voci profonde e “ho mal di testa, ma non prendo niente”. Quando ci sembra di aver trovato la nostra metà perfetta, dovremmo sentirci completi, ma a volte proviamo un sentimento di assenza che ci porta a chiederci se questo senso di pienezza l’abbiamo mai effettivamente provato nella nostra vita. L’incapacità di riversare sé stessi all’interno di una relazione è direttamente proporzionale alla realizzazione di essere vuoti: l’apatia prende il sopravvento su di noi e ogni nostra azione diventa meccanica, semplicemente dettata dal lasciarsi vivere e non vivere attivamente. L’incertezza di un futuro traballante unita alle paranoie che ci prendono ogni giorno non aiuta questo senso di inadeguatezza ed il progetto Forse Danzica riesce a trasmetterci tutto, dritto al petto.

(Margherita Ciandrini)

Forse Danzica: 8,5

 

Parco natura morta  (Album)

Omonimo è l’album d’esordio dei Parco Natura Morta, band veronese che con il loro nuovo lavoro ci traghettano in un mondo fatto di luci soffuse e nebbia padana.

L’album si conforma di cinque brani, che sono un intreccio di indie rock strumentale e pop d’autore. Ogni pezzo è una storia, che può essere assaporata da sola certamente, ma che trova il senso giusto solo se inserito nel contesto olistico dell’album. “Parco natura morta” scandaglia le sensazioni e i sentimenti più profondi superando il didascalico.

(Ilaria Rapa)

Parco natura morta: 7,5

 

A Largo

Quel dolce tocco elettronico del nuovo singolo di Bipuntato, dal titolo “A largo” ci trasmette un mood lieve e leggero che riflette il significato proprio del testo: vivere ogni singolo momento senza troppi blocchi mentali, senza troppe paranoie lasciandosi trascinare dallo stesso divenire.

“Al largo in mare aperto ho lasciato le mie ansie e lì non ci vado” canta, infatti, il ritornello per marcare quel senso di non voler tornare dove si è stati male, dove tutto aveva un peso maggiore!

(Alessandra Ferrara)

Bipuntato: 8-

 

Briciole

L’amore trasforma le persone in bambini innocenti pieni di felicità che riescono a vivere ogni giorno inconsapevoli di quello che sarà, lasciando da parte tutte le possibili preoccupazioni. Fusaro riesce a descrive il dramma emotivo dell’innamorarsi con dolcezza utile a ricoprire la rabbia, facendola diventare solo un mucchio di briciole abbandonate per terra.

Per far funzionare una relazione bisogna essere bravi a sopportare le raffiche di vento della vita imparando a dondolare sopra piccoli momenti di felicità, oscillando all’unisono.

(Nicolò Granone)

Fusaro: 8

 

 

Su cui contare

Una faccia a faccia con il io proprio è uno scontro dolce amaro: chi sono, chi ero, chi voglio essere?

Nuvola, con il suo nuovo singolo “Su cui contare” porta in musica e parole una profonda introspezione che spesso evitiamo di fare per scoprire una parte nuova di noi stessi: sarà la migliore o la peggiore? La verità è che ci spaventa in entrambi i casi!

Scavare dentro per trovare qualcosa “su cui contare” non però è banale!

“Questa testa rimane vuota se non la riempi”

(Alessandra Ferrara)

Nuvola:8

 

Ti ricordi o no

Il nuovo singolo del giovane Davide Amati è un brano senza tempo e senza luogo, una celebrazione del cantautorato italiano in tutta la sua purezza.

È un connubio di immagini e colori, di dubbi e di ricordi. Una poesia da cui farsi dolcemente cullare fino all’ultimo accordo.

(Eva Ceccarelli)

Davide Amati: 8,5

 

Anna è tornata

Sembra di sentire la conversazione tra una madre e un figlio innamorato di una certa Anna, giovane ragazza che non ha ancora trovato un posto nel mondo. La mamma, in realtà sa già tutto, che la relazione tra i due è terminata ormai da tempo, anzi addirittura sospetta che lei se ne sia andata via per provare a ripartire da zero, lasciandosi così il passato alle spalle, ma non può dirlo a quello che sarà per sempre il suo povero bambino.

Il guaglione invece continua a credere nell’amore, senza accettare che non potrà mai più rivivere le stesse emozioni insieme a quella persona, di ritorno a casa, probabilmente solo di passaggio prima di partire verso nuove città dove  conoscerà nuovi dialetti con il quale imparerà a parlare e ad esprimere i propri sentimenti.

(Nicolò Granone)

Napoleone: 7,5

 

Coperte

Può capitare che alcune parole abbiano un senso solo di notte, sotto le “coperte”, diventando frasi incomprensibili con i vestiti addosso.

Bisogna imparare a vivere il momento, lasciandosi trasportare dalla passione senza pensare a cosa succedere alla luce del sole, quando diventerà impossibile non guardare in faccia la realtà. Il sesso diventa un caldo nascondiglio nel quale rifugiarsi per scappare da responsabilità e progetti, trasformando in bisogno naturale la paura di fare a voce promesse sbagliate.

(Nicolò Granone)

Steven: 7

 

ho voglia di te

“Ho voglia di te” è una richiesta disperata che viene fatta, come per vergogna, sottovoce. Il problema di fondo è quando leghiamo la nostra felicità ai comportamenti degli altri, finendo poi per perdere il controllo e dover dipendere da false promesse che abbiamo immaginato di sentire.

Spesso capita che l’amore diventa una dipendenza senza via d’uscita che ci lascia in attesa dell’ennesimo bacio che in realtà si sta godendo qualcuno al nostro posto.

“Ma ti sembra normale, mi faccio ste pare per giorni. Notti insonni, sbronzi, bevo per star male”

(Nicolò Granone)

Juan Tavano, Benzaiten: 8,5

 

 

Voilà

Se anche a voi i primi accordi hanno ricordato Pump It dei The Black Eyed Peas non avrete sicuramente potuto fare a meno di scatenarvi con la novità di Zo Vivaldi, intitolata Voilà. Ma le sorprese non sono finite: Lorenzo Caio Sarti, infatti, è riuscito al solito a creare un mix di suggestioni pop, rock e trap che, con l’inconfondibile attitude provocatorio, funziona perfettamente senza annoiare mai. L’effetto è paragonabile alla montagna russa più divertente del parco: continuiamo a volerci salire ed ogni volta è sorprendentemente nuovo.

(Eva Ceccarelli)

Zo Vivaldi: 9

 

Parli di me

<<Ho sentito un sacco di bugie sul mio conto. Sei andata in giro a inventarti cose sul fatto che la nostra storia era finita per colpa mia. Mi hai accusato di aver fatto di tutto, che non riuscivo più a capirti. Da un giorno all’altro sono diventato il cattivo, il tuo errore da aggiustare e da dimenticare. Lo sai benissimo che questa versione è sbagliata, e che io sono la vittima, non il carnefice. Perché ti comporti così? Perché parli ancora di me?>>

M’immagino così il discorso che ha dato vita a questo brano.

Quando conosciamo qualcuno tendiamo a fare mille promesse, offrendo la nostra sincerità, ma quando poi le cose non vanno secondo i piani ci trasformiamo in animali senza memoria, testardi e incapaci a chiedere scusa.

(Nicolò Granone)

2UE: 7,5

 

Respira

<<Stai sbagliando, non ci si comporta così>>

Abbiamo sentito tante volte questa frase, magari proprio tutte quelle volte in cui abbiamo chiesto aiuto. Gli altri non hanno saputo risolvere i nostri problemi, preferendo criticarci senza fornire soluzioni alternative utili a sistemare le cose e cosi, per forze di causa maggiore abbiamo dovuto fare i conti con noi stessi. L’unico modo per cambiare le cose diventa fare un respiro profondo, entrando in contatto con il nostro io interiore, cercando di elaborare un piano B.

Non è raro che quando tocchiamo il fondo e ci sentiamo completamenti persi, troviamo la forza di reagire, rialzandoci, senza dover più dipendere da nessuno.

(Nicolò Granone)

Gio Solo: 8

 

Camomilla

“E allora andiamo via di qua, brindiamo sulle spalle di un’altra città”
“Camomilla”, il nuovo singolo della band riminese I Le Lucertole, cerca di farci accettare i cambiamenti, i nuovi inizi, gli allontanamenti da qualcosa, qualcuno o semplicemente da noi stessi. Spesso abbiamo mille pensieri dentro la nostra testa che non ci permettono di dormire, che sia un sorriso che dobbiamo dimenticare o una decisione da prendere che potrebbe cambiarci la vita e non ci resta altro che bere una camomilla guardando le stelle fuori dalla finestra, avvolti da una brezza notturna che ci fa rabbrividire e ci fa pensare che tutto scorre e si muove, quindi dobbiamo necessariamente farlo anche noi. Come ci ricordano I Le Lucertole “la vita è solamente un salto dentro il vuoto” e allora interroghiamo la luna per cercare di individuare il nostro futuro, ma dipende tutto da noi, dobbiamo solo decidere se vogliamo aspettare o agire e, intanto, ci addormentiamo sperando che la notte porterà consiglio.

(Margherita Ciandrini)

I Le Lucertole: 8

 

Un santo, un ricco, un fascio

“Che palle che siete perfetti, perché io no”. L’attitudine punk de Le Endrigo, band rivelazione di X-Factor 21 si ripresenta intensamente all’interno del nuovo singolo “Un santo, un ricco, un fascio” dal sound alle esplosioni di voce in cui la band grida tutto il suo disappunto verso gli stereotipi. A volte per conquistare una determinata posizione, nel cuore di qualcuno e nella vita in generale, cerchiamo di essere come non siamo, comportandoci come ci sembra più opportuno per raggiungere il nostro obiettivo. Ma potremmo fingere di essere qualsiasi cosa, persino un santo o un ricco, alla fine la nostra vera natura prenderà il sopravvento e non potremo più nascondere la nostra imperfezione. La domanda sorge spontanea: meglio mettersi una maschera e mostrarsi per ciò che non siamo o meglio essere sinceri da subito con la possibilità di non piacere? Forse, se per piacere dovessimo fingerci qualcuno che non siamo, non varrebbe neanche la pena tentare.

(Margherita Ciandrini)

Le Endrigo: 8 

 

XXL

Su una base elettronica super ritmata che sa di sogni colorati e piste da ballo, Elasi, in featuring con il suo “hermano” Populous, non si accontenta di niente meno che il massimo e sogna e pensa extra large.

Già in pezzi come “Voli Pindarici” avevamo capito che la cantautrice non è certo una che si arrende facilmente o che si fa buttare giù. Elasi stavolta ci porta a fare un giro in un sogno di Dalì su una “razzo-limousine”, “Tra Marte e Torre Eiffel”, a fare “bungee jumping in the space”.

XXL diventa l’inno di chi è nat* coi colori dentro e non può sopportare una vita in bianco e nero. Di chi non permette a nessuno di dirgli o dirle come e quanto deve sognare. Abituati a chi ama ricordarci sempre di tenere i piedi per terra, mantenere le aspettative basse ed essere realisti, XXL ci esorta invece a sognare sempre in grande. Perché “non voglio vivere, vivere a metà, a metà. Voglio vivere, viverе extra large”.

(Benedetta Fedel)

Elasi, Populous: 8 

 

Da così lontano

sonosem ci mostra tutte le tappe di un percorso che parte “Da così lontano” e arriva qui, tra le nostre mani. Un viaggio che passa attraverso diverse tematiche e, soprattutto, attraverso vari generi.

Dall’indie-folk di “Per davvero”, passiamo per un pop leggero e acustico, per poi immergerci in sonorità che fanno l’occhiolino al mondo soul e funk, come nel caso di “Troppo in alto” o di “Stare sveglio”, insieme alla sua personalissima rivisitazione de “La mia signorina” di Neffa. “Dietro niente” è il brano conclusivo dell’album e rappresenta un po’ una sintesi di questo ambizioso progetto: al suo interno troviamo, infatti, rimandi a praticamente tutti i generi appena citati.

Un progetto, appunto, ambizioso senza dubbio quello del giovane cantautore, che lascia come unico fil rouge dell’album la sua voce e la sua intenzione. E, nonostante la sfida sia ardua, sonosem ce la fa. Siamo curiosi di sapere da qui dove andrà.

(Benedetta Fedel)

Sonosem: 7,5

 

I figli degli altri 

Giovane Giovane parlando del suo nuovo album dice: “sono dieci canzoni nell’oceano di centomila canzoni che escono ogni istante, ma sono le mie dieci canzoni degli ultimi anni, trattatele bene”. Dal primo ascolto de “I figli degli altri” ci sarebbe impossibile fare il contrario. 

La musica è leggera, un pop che modifica la sua veste e si fa influenzare a seconda del testo. Il tono di Giovane Giovane è quello di un amico, di un confidente, con cui parliamo del più chiacchierato e complesso dei temi: l’amore. L’amore nei suoi pro e nei suoi contro, nei commenti romantici, ironici e tristi, nelle prese di coscienza, nei discorsi con gli altri e tra sé e sé. Nella nascita e nella fine, nell’amor proprio, nell’affetto per gli amici, nelle relazioni sentimentali.

L’amore, che dopo questa mezz’ora mi sembra più facile, mi fa meno paura. 

(Benedetta Fedel) 

Giovane Giovane: 8 

 

Meme K Ultra

Album nato dell’incontro tra i tre ragazzi morti e i Cor Veleno e precedentemente anticipato da tre singoli. Il sound generale del disco è stato dettato proprio dal primo uscito dei tre, ‘L’effetto del Merlo’: pop, ritmato e con un tocco di  aggressività in certi punti che serve a dare la giusta impronta ai loro testi. ‘’Fare Meme K Ultra è stato come se tutti fossimo in uno spazio condiviso, ma ognuno con le proprie caratteristiche ben a fuoco’’ e noi possiamo affermare felicemente che questo esperimento di coesione tra il rock ed il pop hardcore è riuscito anche a trovare il giusto spazio in cui posizionarsi nei nostri cuori

La copertina, firmata ancora una volta dal chitarrista e fumettista Davide Toffolo unisce l’essenza delle due band e raffigura una tigre con una maschera (quella dei TARM), simbolo definito da loro stessi come molto forte

‘’La musica sai cos’è? E’ il suono che ti assomiglia, che resta attaccato a te e che se sei fottuto ti ripiglia’’ 

(Bianca Cela)

Tre ragazzi morti, Cor Veleno: 8

 

5 minuti

Il gruppo musicale di Ferrara, camaleontico nel riuscire ad approcciare diversi stili musicali che possono spaziare dal jazz fino ad arrivare al trap, ha deciso questa volta di regalarci un suono più vicino al nostro indie pop italiano, molto soft e ben accompagnato da una batteria molto presente. Il testo, forse la parte più malinconica, è riuscito a centrare il goal di arrivare a tutti:  parla di incomprensioni tra due persone e la rende perciò una canzone in cui è facile identificarsi, dipingendo uno spaccato di vita quotidiana comune a molti.

‘’E ho voglia di gridare che mi sento bene ma tu mi credi poco serio, ma tu che ne sai mi hai chiesto di uscire se tutto va bene qualcuno ci muore’’

(Bianca Cela)

Djstivo: 7

 

Margherita (io ti odio)

Alessandro Domenici ha deciso di farci piangere: se state cercando una canzone con cui struggervi per un amore finito che non vuole uscire dalla vostra testa, avete trovato il vostro sacro Graal. La musica non sarà di certo la più innovativa, parliamo di un’atmosfera alla Cesare Cremonini per intenderci,  ma tanto è il testo che sicuramente attira di più la nostra attenzione. ‘’Margherita io ti odio, ma nemmeno poi ci credo’’ delinea proprio come a volte il sentimento per una persona malgrado le cose non siano finite come speravamo, è talmente grande da cancellare qualsiasi remore che possiamo mai provare. Con un testo così semplice ma al contempo forte siamo sicuri che il suo sogno di  voler diventare cantautore affermato della scena italiana non sia ancora tanto distante. E comunque più rappresentativo di un simbolo che richiama l’eccellenza dell’italianità che sa coniugare ‘’arte e mestiere’’  di una moto Guzzi non è facile da trovare.

(Bianca Cela)

Guzzi: 7,5  

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