Ascoltando “Dei cani” si capisce subito che Livrizzi è uno di quei cantautori che non ha paura di credere nei sogni, anche a costo di versare lacrime e sangue. In questo nuovo brano emerge un grido generazionale, simbolo di una ribellione che rischia di andare in pensione, a vantaggio di una vita si normale, ma insipida.
La società di oggi rischia infatti di essere un ostacolo per tutte quelle persone che vorrebbero qualcosa di diverso, provando a distinguersi dalla massa uniforme che preferisce dire sempre si, fingendo la felicità piuttosto che rischiare di perdere tutto, con la speranza di realizzare un mondo migliore.
Quante volte siamo andati ad un concerto solo per sentirci liberi, cantando canzoni a squarciagola, magari un po’ brilli e sicuramente stonati? Sotto al palco ci siamo isolati in una bolla, fregandocene dei problemi del mondo, svuotando la testa dalle preoccupazioni più futili, riempiendo invece il cuore di una strana felicità.
Livrizzi dedica questa canzone a tutte quelle persone che trovano il coraggio di liberarsi da un mondo fatto di giudizi, finto perbenismo e omologazione.
Chissene frega se siamo fuori dal giro giusto e senza un domani, solo continuando a sognare si può rimanere in piedi.
Perché la solitudine è molto peggio. Soprattutto adesso.
Viviamo in un’epoca, a mio parere, in cui ci sentiamo come topini a far girare un meccanismo enorme e la maggior parte dei lavori tendono a schiacciarti per quattro soldi, a costringerti a una vita in bianco e nero in cui le uniche persone evidenziate a colori le vediamo sui social a sfoggiare i loro prodotti pregiati.
Loro hanno i commenti, i like, e tutte quelle cose che le hanno rese così. Fintamente meglio di noi.
E noi pretendiamo lo stesso perché abbiamo paura di finire questa vita sempre e soltanto in bianco e nero. Anonimi per tutti.
In un certo senso si. In “Dei cani” parlo di chi prova ad essere libero e continua a lottare perché ha qualcosa da dire e ha faticato tanto.
I loro sogni sono davvero accesi, enormi e non è possibile che rimangano soggiogati dal mondo che ti descrivevo prima.
I cani “con i sogni accesi” sono coloro che non si adeguano al nulla e alla patina imperante che veste il nostro mondo…almeno in apparenza.
Si, ci ho sempre creduto.
Chi non sogna e non lavora per i propri sogni rimane una figurina nera su uno sfondo dello stesso colore. Nello stesso fumetto poi, ogni tanto, appaiono delle figure bianche, splendide. Sono i sognatori. Coloro che cambiano le regole perché il nero li ha stufati. Prima sono soltanto dei puntini, quasi delle storture, poi diventano le figure che ti ricordi nel fumetto. Te le ricordi perché hanno cambiato tutto e ti hanno cambiato.
S’incrosta negli strati più bui della propria pelle e non bastano migliaia di docce a scrostarlo.
Credo che non si debba mai ”perdere l’amore”, neanche un pezzettino, è l’unica cosa che ci rende vivi. Nella mia canzone “L’amore che perdi” parlo di protezione e, se ami davvero qualcuno, devi difenderlo proprio da questo.
È tosta come cosa, ma sono i caratteri che ci contraddistinguono. Basterebbe pensare solo a questo. Valorizzare i propri difetti, provare a smussarli per quanto si può, lavorare su se stessi ed essere, finalmente, bellissimi.
Non credo. Sono, ahimè, mostruosamente ottimista.
Se io prometto, non deludo, almeno faccio di tutto per mantenere quella promessa.
Spesso si, è vero, sono stato illuso da queste ma vado avanti.
Non posso credere che sia una costante e faccio anche l’impossibile affinché le mie promesse non illudano nessuno.
Scrivere e lavorare tantissimo sulle nuove canzoni.
Vorrei che il prossimo anno (da settembre in poi) sia uno spettacolo per me e per chi mi segue. Anche per quanto riguarda i concerti.
Ovviamente credo che, almeno per una settimana, metterò il cervello a bagno.
Scotta.
Ovvio che Venezia sia l’amore personificato ma non credo che Milano non contenga amore. È soltanto il pensiero di chi si trasferisce in una città enorme e si sente solo. Di certo a Milano si fa più fatica a trovarlo,. L’importante è non farsi schiacciare dai suoi ritmi e dalle sue routine. Trovare il proprio luogo sicuro.
Di certo lontano dai milanesi imbruttiti!
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