PH: Agnese Carbone

OIDA: “La ruota, un rituale intimo, ma collettivo” | Intervista

La Ruota, brano con cui si presenta OIDA, riflette sul significato dell’esistenza, partendo dal presupposto che la nostra vita segue precisi rituali scanditi dallo scorrere del tempo. Minuti, ore, giorni o anni che hanno la stessa durata da sempre, ma che ognuno di noi percepisce diversamente, a seconda del contesto nel quale è inserito socialmente e spiritualmente.
Questa canzone, nata per esorcizzare un lutto, diventa la strada utile per approcciarsi a nuovi piccoli futuri, un rito per fare pace con il dolore andando avanti inesorabilmente seguendo il modo di agire tipico della natura.
Stefano Della Grotta, anima dietro a questo progetto, dopo aver avuto esperienze come musicista nell’ambito del jazz e del Pop- Funk, decide di usare la scrittura come cura per conoscersi e parlare con il mondo esterno.

INTERVISTANDO OIDA

Il tuo nome in greco, οἶδα, significa “io ho visto quindi so”. Cos’hai visto dentro “La ruota” e come nasce questo brano?

Sono partito dalla figura della ruota poiché essendo cresciuto in una famiglia Buddista, avevo il ricordo di un’immagine in cui veniva raccontato del Buddha che faceva metaforicamente girare la ruota del Dharma (la legge); a prescindere da questo  significato, ho poi voluto trattenere il simbolo della ruota, che mi trasmetteva il senso di ciclicità e ritualità che avevo bisogno di esprimere, la associavo infatti all’elemento del tempo che scorre senza sosta in un orologio, ma anche all’immagine di un rito collettivo di persone riunite in cerchio.

Questo brano è appunto nato in un momento di lutto, un periodo particolare in cui mi sono trovato a interfacciarmi con il senso d’impermanenza delle cose e di ineluttabilità dello scorrere del tempo, nel quale ho avuto la necessità di creare un rituale che fosse personale e che sentissi mio tanto da essere uno spazio sicuro dove esorcizzare quel dolore.

La nostra vita dipende dal destino?

Onestamente sento di poter dire che non ho mai pensato particolarmente al destino.

Per un periodo ritenevo che le nostre azioni fossero cause dirette degli effetti, adesso la sensazione è di poter influenzare solo in parte le cose che accadono, visto che la realtà è così sfaccettata e complessa che pretendere di averne il controllo assoluto può diventare un’illusione svantaggiosa.

Percepisco una visione meno consequenzialmente diretta e sento che le varie cause e i vari effetti universali siano interconnessi e non dipendano esclusivamente da noi, la nostra opportunità risiede invece nel come accogliere e interfacciarsi con gli accadimenti.

PH: Agnese Carbone

Bisogna essere bravi a concedere il giusto tempo al dolore?

Senz’altro ritengo che l’esperienza del dolore sia comunque personale e non ci sia una modalità univoca in cui vada vissuto, personalmente però sento di aver imparato che è importante sia dare spazio al dolore e prendersene cura quando è presente; allo stesso tempo credo sia necessario ad un certo punto lasciarlo andare per evitare che diventi una condizione di normalità. 

Che sensazione ti provoca il futuro?

Devo ammettere che in questi ultimi periodi costellati di eventi globalmente negativi, il pensiero del futuro mi ha suscitato sensazioni di ansia, perciò per non farmi sopraffare da queste sensazioni negative sto imparando a concentrarmi sul presente o comunque su “piccoli futuri’”.

4 canzoni da consigliare per ogni stagione dell’anno ?

PRIMAVERA: “Appartamento” di Venerus ft. Frah Quintale

ESTATE: “Musica Musica” di Pino Daniele

AUTUNNO: “Nature Boy” versione di Kurt Elling

INVERNO: “Without Within” di Ari Hoenig

PH: Agnese Carbone

L’invenzione di internet è paragonabile a quella della ruota?

Domanda difficile! Onestamente non essendo stato presente quando è stata inventata la ruota non saprei ahaha. 

Effettivamente sono entrambe innovazioni così importanti ed epocali per la storia e per la società che penso possano essere accostate, anche se nate ed evolutesi con modalità molto diverse, tanto che di internet forse ancora non conosciamo tutte le implicazioni.

La musica è un rituale collettivo o intimo?

Penso che la musica possa essere sia rito intimo che collettivo, credo però che sprigioni la massima espressione di se nel momento di condivisione collettiva. 

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