Gamaar: “siamo autorizzati a provare tutte le emozioni, in quanto esseri umani” | Indie Talks

É sempre più chiaro come la società, per colpa di mancanza di empatia e superficialità, ci imponga in qualche modo di essere sempre positivi, allontanando le emozioni negative e cercando di mostrarci sempre più forti di quello che possiamo tollerare. 

L’importante è riuscire a prendersi un attimo, sedersi e ascoltarci, provando a capire le nostre emozioni, perché le giornate no nella vita ci sono e bisogna sapere come affrontarle. 

Ho chiacchierato con Gabriella, in rappresentanza dei Gamaar, che il 27 maggio hanno pubblicato il brano “Bomba”, che parla proprio di questo. Un ballata della disillusione, della frustrazione che la società della performance porta con sé. Una risposta a tutti quei commenti non richiesti di chi cerca di insegnarci come vivere le nostre vite. 

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Nella canzone “Bomba” coesistono disillusione e speranza. Come si bilanciano questi due elementi nella vita di tutti i giorni?

Non è facile gestirli nel quotidiano. Mettere in una canzone di quattro minuti dolori e ansie aiuta quasi a ridimensionarle, esorcizzarle. Ma resta difficile: sono una persona che tende a buttarsi   molto giù, infatti il “tono” del ritornello è più ironico che speranzoso. Ma quella speranza, per quanto rara e fragile, mi serve per andare avanti, per svegliarmi la mattina, per continuare a scrivere musica. Come chiunque continuo a cercare il mio equilibrio. E quindi sì, secondo me disillusione e speranza si possono bilanciare continuando a cercare quell’equilibrio necessario a non buttarsi troppo giù, dandosi un senso, un “motivo” e andando avanti. Non è una soluzione facile, ma una continua palestra per imparare a camminare drittə anche in salita.

La società ci impone di essere sempre positivi, in modo eccessivamente tossico a tratti. Come si può combattere questa tendenza? 

Ricordandoci che siamo autorizzati a provare tutte le emozioni, siamo esseri umani, e tutto lo spettro emotivo che ci caratterizza è importante: dalla gioia alla rabbia, dalla depressione alla voglia di fare. E soprattutto va bene non star bene. La società capitalistica della prestazione ci vuole produttivə, intraprendenti e volenterosə ma perché le serviamo così, non perché sia naturale o umano esserlo. Diamoci gli spazi giusti, ascoltiamoci e impariamo a capire le nostre emozioni e perché le proviamo, senza soffocarle solo perché negative. Sono lì per un motivo: ascoltiamole, e permettiamoci di provarle.

Come Sisifo nel mito, ognuno ha il suo masso. Quali sono i vostri massi? E come ci convivete?

Il masso può rappresentare anche la semplice esistenza, e cioè il dire “sì” ad ogni momento, ad ogni giornata. Sicuramente un nostro masso è la musica: il portarla avanti sapendo che spesso richiede fatica e investimenti, sia economici che emotivi, sapendo che non ti torneranno, fatta esclusione per la soddisfazione di aver realizzato qualcosa in cui si crede, che comunque non è poco. Il mio personale masso è rappresentato da molte cose: la mia mancanza di speranza verso il futuro, l’ansia che mi attanaglia da quando son piccola, il ruolo che ha la musica nella mia vita. Lo trascino sapendo che non ha uno scopo, non ha una destinazione, ma forse il punto è proprio questo: il portarlo avanti per il semplice fatto di volerlo fare, e cercare di trovare soddisfazione nell’atto stesso e non nell’obbiettivo che magari mi ero posta.

Quali sono i messaggi e i valori più importanti che volete trasmettere con la vostra musica?

Sicuramente il comunicare il semplice concetto “non sei solə” a chi sta male o crede di stare impazzendo: un tema forte nel disco che uscirà in inverno è la follia, la salute mentale. Questo disco mi ha permesso di metabolizzare pensieri ed emozioni in un periodo molto difficile della mia vita: non pensavo che avrei avuto la forza di scriverlo questo disco, di pensarlo, ma la voglia di buttare fuori quel caos mentale, gli attacchi di panico e la rabbia è stata più forte della mia depressione. Altri messaggi importanti sono il rispetto verso sé stessə e verso le altre persone, ascoltare le proprie emozioni negative oltre che le positive, dare la precedenza all’empatia e rimandare il giudizio, e lottare contro ciò che opprime, uniforma, zittisce, fa violenza, deumanizza e sfrutta.

Quale è il modo migliore per superare i momenti no e le giornate sbagliate?

Eh, se avessi la risposta a questa domanda sarei una persona migliore. D’istinto mi viene da dire lasciar fluire le emozioni negative: spesso cercare di reprimerle e combatterle può sembrare una soluzione sul momento, ma alla lunga fa più danni. Chiedersi perché si sta male, ascoltarsi, concedersi del tempo per sé, fare ciò che ci fa star bene e che ci ricorda le cose che amiamo della vita. Io e un amico chiamavamo queste cose i “però”: nella disperazione e nella tristezza ci sono sempre i “però” positivi. Ad esempio: sto male, però i miei amici e le mie amiche ci sono per me; mi odio in questo momento, però ho fatto tanta strada per arrivare dove sono; oggi sta andando tutto storto, però ho passato dei momenti meravigliosi che si ripeteranno. Ricordare che la vita è una giostra che continua a girare: così come ci sono i momenti orribili, arrivano quelli belli, e poi ancora quelli brutti e così via. Accettare che siamo in divenire, e mai arrivatə, e che alla fine va bene così.

La musica quanto aiuta a superare le difficoltà della vita?

Tanto. Sono una grande ascoltatrice di musica, ed è stato ascoltarla, più che suonarla e scriverla, a farmene innamorare. Porto avanti il mio progetto musicale perché spero che aiuti qualcunə nello stesso modo in cui ha aiutato me: quando stavo male passavo ore ad ascoltare vinili dei Radiohead, Pink Floyd, Beatles, Joni Mitchell, Jeff e Tim Buckley, Florence & The Machine e tantə altrə.

Riconoscersi in un testo, in un sound, è una cosa esaltante ed emozionante, è un abbraccio intenso e affettuoso. Ho iniziato a scrivere musica inizialmente guidata da un istinto che nemmeno io comprendevo davvero, come se fosse un bisogno, ma ora è diventato qualcos’altro: voglio ridare quegli abbracci ricevuti, voglio che chi ascolta la nostra musica pensi “Esatto! Mi sento proprio così”.

Cosa c’è nel futuro dei Gamaar?

C’è un disco in arrivo, tanti live, e musica nuova. Spero che nel futuro de Gamaar ci siano persone che si affezionano alla nostra musica e al nostro messaggio. La nostra speranza è anche di organizzare un bel tour in giro per la Lombardia e regioni limitrofe, e chissà magari un giorno in tutta Italia. Speriamo di avere i mezzi per fare un altro disco, e poi un altro ancora, di crescere musicalmente e mutare, cambiare, senza disunirci. La mia idea di successo è riuscire a vivere di musica e portare questo progetto a sempre più persone che si sentano “abbracciate” dai testi e dalle musiche. Vedremo cosa succederà, noi ce la stiamo mettendo tutta.