Tobjah: “La crisi è sempre la migliore occasione per mettersi in discussione” | Indie Talks

“Mondo nuovo”, che cosa vuol dire secondo voi? Per i più letterati il primo pensiero va sicuramente all’omonimo libro, in inglese “Brave new world” di Huxley, un romanzo distopico che rapportato al 2022 non si discosta poi così tanto dalla realtà.

Di questo ne abbiamo parlato con TobjahC+C=Maxigross ) che nel suo progetto solista affronta questo argomento nel suo nuovo album “La via di un pellegrino“. Dopo averlo ascoltato non potevamo non invitarlo in questo nuovo Indie Talks. Con Tobjah abbiamo parlato anche di alcune idee che possono aiutarci ad affrontare l’attualità, che si sta manifestando sempre più difficile e feroce.

TOBJAH X INDIE TALKS

Ciao Tobjah, benvenuto a questo nuovo Indie Talks! Il tuo nuovo album “LA VIA DI UN PELLEGRINO” ci ha ispirato per questo nuovo numero, parleremo infatti con te del concetto di “Mondo nuovo”: in che modo quest’ultimo si lega al tuo disco?

Grazie per l’intervista e contento per avervi ispirato! Ho scritto i brani di questo disco precedentemente alla pandemia, quando ero spesso in viaggio tra Verona (la mia città natale) e la Sardegna, dove vivo ora, o semplicemente in tour. Sono quindi ispirati dall’essere in movimento, in cambiamento, osservando ciò che incontravo  e sentivo in cammino. La produzione e registrazione è però cominciata durante la prima pandemia, quindi inevitabilmente l’atmosfera del Mondo Tutto che stava cambiando credo abbia influenzato in qualche maniera indiretta il disco.

Già da tempo sentivo che avrei voluto fare qualcosa di nuovo, cambiando approccio nella produzione dei brani, e quindi tornando al Mondo Nuovo che citate,  sentivo che dovevo buttarmi in qualcosa di ignoto, come produrmi per la prima volta da solo. La crisi è sempre la migliore occasione per mettersi in discussione. Simbolicamente, morire per rinascere.

Quando si parla di Mondo Nuovo, mi salta subito in mente “Brave new world”, il romanzo distopico di Huxley. C’è nel tuo percorso un riferimento a quel tipo di mondo lì?

Mi fa piacere che ti vengano in mente queste correlazioni “spesse” ma,  nonostante sia da tempo nella lista degli “imprescindibili”, non l’ho ancora letto. Riguardo alla letteratura distopica, per quanto mi interessi e mi entusiasmi molto, non è nello specifico una visione del Mondo e della realtà che mi ha ispirato direttamente per questo disco. Ma adesso che mi ci fai pensare mi viene in mente il capolavoro “L’altra parte” di Kubin, che ho letto immediatamente prima della pandemia, ed effettivamente posso capire la chiave di lettura.

Per te iniziare una nuova vita, implica necessariamente una tabula rasa oppure ripartire proprio da tutto ciò che abbiamo fra le mani in quel momento?

Personalmente credo che sia a livello generale, sia nel lavoro su di sé,  il metodo sia fondamentale, ma che il metodo stesso debba essere applicato in base al momento e al  contesto, senza schemi prefissati. Proprio per evitare di rendersi schiavi di paletti autoimposti. Perciò per rispondere alla tua domanda valuterei in base all’esatto momento in cui sentirei di voler cambiare: ciò che ho fra le mani può avere un valore anche nel “nuovo mondo” dove voglio dirigermi, o è un inutile peso che mi porterei appresso? Naturalmente non è una scelta facile, ma credo valga sempre la pena di porsi questa domanda. Soprattutto senza aver paura di sbagliare, l’importante è andare avanti!

A proposito di cambiare vita e approcciarsi ad un mondo nuovo, qual è stato il momento in cui hai lasciato la bicicletta (come mestiere) e di imbracciare un qualcosa di totalmente diverso?

Ho lavorato per un anno come corriere in bici per la ditta di mio cugino, da marzo 2020 a marzo 2021. All’inizio fare qualcosa di totalmente diverso dal mondo della musica, in cui avevo lavorato negli anni precedenti alla pandemia, mi ha aiutato (e costretto) a fare tabula rasa, come dicevi nella domanda precedente. Poi dopo i primi sei mesi ho capito che ormai avevo abbandonato lungo il tragitto i bagagli superflui (della mia esperienza musicale), ed ero pronto per ripartire con una nuova coscienza.

Nel giro di qualche mese ho terminato l’esperienza coi corrieri e mi sono dedicato ad altri progetti, tra cui una casa di produzione (Studio Tega, fondata con il produttore e co-fondatore dei C+C=Maxigross), il nuovo disco dei C+C, il mio solista e registrazioni e produzioni per altri progetti. Ancora adesso c’è molto da ricostruire nel mio percorso lavorativo e musicale, ma dal punto di vista creativo e personale questo “stop” è stato salvifico e necessario. 

Qual è secondo te un libro che ci consigli possa aiutarci a cambiare, o meglio a sostenere le nostre scelte verso la novità?

Penso che i libri, come i consigli, abbiano un valore variabile e imprevedibile, che spesso non corrisponde tra chi dona il libro/consiglio e chi lo riceve. Quanto volte ho regalato libri che mi hanno cambiato la vita a persone che, se l’hanno letto, non vi hanno trovato nulla di minimamente utile e importante! Ma posso certamente dire che un libro per me fondamentale è “Il Monte Analogo” di René Daumal.

Tra le tante cose che mi ha insegnato, e continua a farlo tuttora, c’è sicuramente l’importanza di allontanarsi dal proprio villaggio per poterlo vedere (e capire) nella sua interezza. Altrimenti se rimarrai sempre in mezzo al villaggio, ne avrai inevitabilmente una visione parziale e confusa.

Nei tempi in cui viviamo oggi, è possibile secondo te poter davvero costruire un “mondo nuovo”, se sì, come?

Credo che nonostante il momento globale veramente difficile (e che non accenna a migliorare) sia comunque fondamentale mantenere, anzi rinforzare, una visione creativa e reattiva alla realtà, che non significa essere stupidamente e immotivatamente ottimisti.

Bisogna rimboccarsi le maniche, e partire da qualche cosa, qualunque essa sia. Prima parlavamo di crisi, e questo è veramente il momento giusto per mettersi in discussione. Per fare un esempio pratico ammiro e appoggio Extinction Rebellion (XR), Movimento globale inclusivo che utilizza l’Azione Diretta Nonviolenta per salvare il nostro pianeta dalla Crisi Climatica ed Ecologica.

Aggiungo un pensiero per me fondante, che ho trovato tra pensatori occidentali come Edgar Morin e Édouard Glissant, come in Oriente in moltissime forme e sfaccettature: solo accettando questo Mondo nella sua complessità (insieme di diversità, anche inconciliabili) e intendendolo come un unico Mondo, possiamo fronteggiare, assieme, le grandi sfide (ambientali, cosmiche che siano…).