Officina Partenopea: “Denti è un brano di redenzione” | Intervista

“Officina” per esprimere la loro idea di collettivo al servizio della musica; “Partenopea” perché sono figli di Partenope, ispirazione per le immagini e le musiche che creano, così l’ Officina Partenopea si descrive e ci presenta il nuovo progetto musicale “Denti”. Se si potesse riassumere in una frase, Denti sarebbe formulata così: “L’esistenza mi sta consumando ma io ci ballo sui problemi della vita”.

Non è un caso che in napoletano, talvolta, si ricorra alla parola “tarantella” per esprimere proprio un momento di difficoltà: fa parte della filosofia partenopea affrontare i problemi con lo stesso spirito con il quale si danza; un ballo “di rassegnazione” in attesa che tutto migliori in un modo o in un altro.  Il proverbio “‘O pane a chi nun tene ‘e renti”, ripetuto alla fine di ogni verso, sta lì proprio a indicare quell’atteggiamento di rassegnazione che Manu Chao definì la “Malegria”: quella emozione dolce e amara che fonde allegria e malinconia in un’unica sensazione laddove può non andare tutto bene ma per molti non potrebbe andare meglio di così e dinanzi a ciò, la cosa migliore è farsene una ragione.

Ritroviamo prepotentemente questo sentimento di impotenza di fronte agli eventi della vita all’interno del progetto dell’Officina Partenopea, ma scopriamo insieme chi sono e cosa vogliono trasmetterci attraverso i loro sound e le loro liriche.

INTERVISTANDO L’OFFICINA PARTENOPEA

 Com’è nato il collettivo Officina Partenopea e da chi è composto?

Dietro Officina Partenopea c’è innanzitutto una band composta da quattro pazzi fottuti: Rosario Viola (Voce), Simona Pinto (Chitarre, Cori), Antonio Russo (Basso, Programming), Luca Roncelli (Chitarre). Il songwriting è gestito da me (Luca ndr.) e Rosario, gli arrangiamenti da un lavoro corale. A questa formazione base si alternano, poi, partecipazioni di tanti altri musicisti che hanno collaborato a vario titolo: abbiamo avuto l’onore di avere Claudio “Zingarone” Del Vecchio alla fisarmonica in “Denti” insieme a  Giuliano Falcone (bassista dei FOJA), Luigi Scialdone (polistrumentista) in “Posillipo” con il Tres cubano, il rapper OYOSHE che ha co-firmato un brano in uscita per l’anno prossimo. Senza contare Dario Sansone, la nostra guida spirituale e per questo da noi soprannominato “Sansei”, che con una pazienza infinita cerca di curare la produzione artistica arginando le nostre frenesie e dando un senso alla variegata composizione (e sono stato clemente con “variegata”). Ad ogni modo, il progetto prende vita nel 2020 in pieno lockdown, quando io, Rosario e Simona, sino ad allora impegnati in altri progetti, impazziamo e sentiamo l’esigenza (e l’urgenza) di dare vita a qualcosa mai affrontato prima: scrivere canzoni in napoletano. La partecipazione di Antonio è stata, poi, quantomeno peculiare: ci siamo conosciuti online e abbiamo collaborato per ben 8 mesi a distanza (da ottobre 2020 a giugno 2021): solo in estate ci siamo incontrati da vicino ed era come se fossimo stati amici da sempre. Può sembrare assurdo ma Napoli-Castellabate poteva essere una distanza incolmabile in piene restrizioni Covid.   

Avete scelto di cantare in napoletano, avete mai preso in considerazione che questa scelta possa precludere una porzione di audience che non è in grado di comprendere i vostri testi?

Non ci abbiamo mai pensato. La scrittura dei brani è avvenuta di getto. Tutte le canzoni descrivono fatti e situazioni vere e l’utilizzo della lingua napoletana è avvenuto in modo del tutto naturale. Sai quando vuoi tradurre un concetto da una lingua ad un’altra e ti rendi conto che non esistono termini corrispettivi? Ecco. In realtà siamo convinti che la potenza espressiva della lingua napoletana sia difficilmente traducibile. Al di là di questo, va anche detto che la musica napoletana ha sempre avuto un rilievo nazionale e ciò, forse, è dovuto al fatto che il napoletano ha una potenza onomatopeica il cui solo suono di una parola già ti fa comprendere il senso. Senza scomodare i grandi classici, basti pensare a tutta la scena trap e rap napoletana degli ultimi anni che è ascoltata ovunque. Non penso che la lingua napoletana sia un deterrente.  

Si percepisce molto della “Malegrìa” che raccontate in “Denti”: possiamo definire “stu core fa addo và” (il cuore fa silenzio) come una sorta di vostra filosofia di vita?

Si e dirò di più: “Denti” è un vero e proprio manifesto del pensiero degli Officina Partenopea. Questo brano ha rappresentato uno spartiacque nella nostra produzione. Già avevamo in cantiere un EP di 5 tracce fatte e finite. In pieno periodo estivo (agosto 2022) è uscita prepotentemente questa canzone che è diventata anche l’opening dei nostri live. L’abbiamo, quindi, registrata in fretta e furia ed è come se ci avesse fatto mettere a fuoco ancora di più la nostra direzione: adesso abbiamo deciso di prenderci un po’ di tempo in più e terminare anche altri brani per trasformare l’EP in un disco che dovrebbe vedere la luce nel secondo trimestre del 2023.

Pensate che la soluzione a tutti i problemi sia accettare il proprio destino, come cantate in “Denti”?

Chiunque, anche volendo, non può cambiare lo stato delle cose più di tanto ai giorni nostri. Devo fare una premessa: non siamo musicisti ma siamo innanzitutto lavoratori. C’è l’autista di bus, chi lavora con la grafica, chi sul cantiere, chi fa la libera professione. Siamo quattro persone che la mattina si svegliano e vanno a lavorare. Viviamo e vediamo quotidianamente gli effetti della crisi aggravati dalla pandemia e dalla guerra (ora). Puoi armarti delle migliori intenzioni ma non esiste una soluzione all’attuale situazione economica che non contempli un abbandono dei paradigmi fino ad ora utilizzati. Senza entrare in disquisizioni politiche che non ci competono, è ovvio che una società capitalista non è più sostenibile, il capitalismo stesso mostra dal 2008 i suoi limiti ed è in una parabola discendente. Noi, persone comuni, siamo tutti seduti ad un tavolo in un gioco in cui non esistono vincitori. Ecco: “Denti” è un brano per chi non è nato con un cognome abbiente, per chi non è stato favorito mai nella vita e adesso può mettersi il brano in cuffia, uscire di casa a testa alta e urlare “Che me ne fotte”. “Denti” è un brano di redenzione, che ti dice che non è colpa tua se qualcosa è andato storto, se hai fallito, se vivi una vita che non è come la immaginavi.    

Dal visual si percepisce chiaramente il messaggio che volete mandare, diviso tra una ribellione ed una passiva accettazione degli eventi che si abbattono su di noi, può, a vostro avviso, essere la musica una possibile via d’uscita da questo vortice buio?

Ovvio. La musica svolge un ruolo salvifico almeno su tre livelli. Innanzitutto, è arte e l’arte svolge un ruolo determinante nella formazione dello spirito critico di una persona. In secondo luogo, la musica rappresenta, per chi scrive canzoni, un ottimo sostituto delle sedute dallo psicologo. Scherzi a parte, il nostro augurio è che chi ci ascolti possa trovare nei nostri brani una possibile via d’uscita al grigiore di questi tempi, sia che decida di continuare a combattere sia che decida di arrendersi.     

In cosa “Denti” si differenzia da “Posillipo”, il vostro primo brano?

Con “Posillipo” abbiamo presentato il nostro sound; con “Denti” la nostra filosofia di vita. Non che “Posillipo” non fosse già indicativa del nostro modo di vedere la vita ma sicuramente “Denti” è più didascalica. L’ottica è sempre la stessa: in una vita in cui si lavora per più di 8 ore, molte volte non riuscendo neanche a guadagnare quanto occorre per mantenersi, la manutenzione degli affetti è sempre più difficile. La velocità ci sta fottendo e la prima vittima è la comunicazione. “Posillipo” parla di due individui ove ognuno desiderava il bene dell’altro ma di fatto, nell’incapacità di comunicare, avevano acquisito distanze siderali. “Denti”, invece, affronta il tema del senso di fallimento: quel senso di chi ha impiegato anni a studiare o a formarsi per trovarsi a lavorare gran parte della giornata per poco o niente; quell’angoscia di chi ha provato ad aprire un’attività e ha dovuto chiudere; il sentirsi arresi nel non trovare lavoro o dover decidere di lavorare in condizioni subumane; il fallimento di tutti coloro che hanno visto le proprie aspettative crollare…ecco, la canzone è lì per ricordare che c’è dignità in ognuno di noi.     

Avete in programma qualche brano futuro in italiano o rimarrete sempre fedeli alle vostre origini partenopee, facendo conoscere la filosofia di vita napoletana attraverso la sua lingua?

La questione, forse, è un po’ diversa: è ovvio che non puntiamo al pop da intrattenimento. Officina Partenopea vivrà fin quando avremo urgenza di dover dire qualcosa: le canzoni come vorranno uscire, usciranno. Decidono loro, mica noi. Ci piace pensare, in fondo, che l’utilizzo di una lingua o di un’altra sia un modo per essere più efficaci nella potenza espressiva.

Quali sono i vostri piani per il futuro?

Nell’immediato stiamo promuovendo “Denti” ed il suo videoclip, che è di fatto il primo video pubblicato da Officina Partenopea. A tal proposito entro la fine di quest’anno pubblicheremo anche quello che noi definiamo “Community video”: amici e fans della prima ora che hanno partecipato a delle riprese “dando voce” al brano. Saremo, poi, impegnati a inizio 2023 a concludere le registrazioni del disco, per poi prepararci alla promozione live.

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