Enrico Nadai: “Migliaia di domande per infinite soluzioni” | Intervista
La vita di ogni persona è condizionata da leggi e regole diverse che influenzano inevitabilmente l’esistenza del genere umano. Alcune sono scritte e appartengono alla giurisdizione legislativa, variabile dal Stato a Stato, mentre altre sono universali, invisibili, indecifrabili anche se vengono studiate con attenzione.
Ancora oggi ci sono domande senza risposta, concetti che magari scegliamo di comprendere senza saperne però davvero i motivi, dato per scontato il principio razionale di causa e conseguenza.
“L’era di Planck”, il nuovo brano di Enrico Nadai, racconta la storia di una ragazza spensierata che va avanti senza dare troppo peso alle cose, ma forse questo comportamento nasconde un senso di forte irrequietezza dovuto all’incertezza del destino.
INTERVISTANDO ENRICO NADAI
Cos’è l’era di Planck, e come è nata questa canzone?
L’era di Planck è un concetto cosmologico elaborato dal fisico tedesco Max Planck. Si tratta di una sorta di momento zero della storia universale, qualcosa che, secondo una lettura scientifica, dovrebbe stare all’origine di tutta la realtà conosciuta. Jean d’Ormesson, formidabile scrittore, ne parlò all’interno di un suo libro, mettendo in luce il potenziale poetico che questa teoria, pur così astratta, aveva esercitato su di lui.
La musica pop non si presta a lunghe elucubrazioni, è ben lontana dalla prolissità dei libri. Dunque, perché inserirlo proprio in una canzone? Perché questo brano parla di una ragazza, Giorgia, che sfugge alle grandi questioni della vita. Personalmente, credo che ogni domanda importante sulla nostra esistenza ci conduca a poche considerazioni fondamentali, che hanno a che fare con qualcosa di originario. Non a caso, per secoli i filosofi si sono chiesti: “Perché l’Essere e non piuttosto il Nulla?”.
Anche un linguaggio semplice e diretto come quello adottato nelle canzoni può fornire uno spunto per proiettare lo sguardo in profondità. In tal senso, il cantautorato italiano ha espresso idee importanti nel passato e in parte continua a farlo ancora oggi.
Sulla genesi della canzone, posso dire che è nata un pomeriggio di due anni fa. Ero al pianoforte. Una volta trovata la combinazione musicale giusta, tutto è venuto da sé, compreso il testo.
Esistono momenti che durano per sempre?
È una domanda che apre la porta ad altre domande. Personalmente, penso che ogni momento sia eterno, anche se non ce ne accorgiamo. Mi spiego meglio: ogni momento è conservato nella memoria dell’Eterno (di Dio) che non è certo la nostra memoria, labile e finita. Se così non fosse, dopo l’esperienza terrena, non potremmo render conto delle nostre azioni passate.
Quale mistero ti affascina di più?
L’invisibile. Buona parte di quel che conta nella nostra vita abita una dimensione invisibile. Basti pensare ai nostri sentimenti. Mi si perdonerà la citazione banalissima, allorché Antoine de Saint-Exupéry scrisse: “l’essenziale è invisibile agli occhi”. Aveva ragione. Il visibile ci lascia scontenti. E il nostro mondo è così immerso nel visibile che la scontentezza è diventata la cifra identificativa della nostra epoca. Temo, però, che se continuassi a parlarti di eternità, di Dio, di invisibile e di massimi sistemi i lettori mi prenderebbero per matto…
In cosa credono i giovani oggi?
Devi sapere che, tra le varie cose che faccio, sono anche insegnante alle scuole superiori. Mi sono spesso trovato, e questo si è verificato anche alla scuola primaria, di fronte a bambini e ragazzi il cui unico pensiero è fare soldi. Non importa come, l’importante è arricchirsi. Posso dire, quindi, che molti credono nel denaro. Pensano che la ricchezza materiale sia l’unico scopo della vita e trovano un rafforzamento alla loro convinzione anche nel mercato culturale.
Altri credono fermamente nelle loro passioni, e quando queste ultime sono nobili, è giusto incoraggiarli. Capita, però, che si trovino di fronte ad una realtà difficile che li frena. Poi, ad oggi, il tessuto sociale è così frammentario che anche le credenze si sono rese molteplici. Posso dire che, su larga scala, tanti preferiscono credere alle argomentazioni dei più forti, unicamente per ragioni di comodità. Io preferisco chi è contro il proprio tempo.
Hai mai immaginato di vivere un’altra vita?
Sì, ti confesso che non sarebbe male essere Tony Nelson, il personaggio di “Strega per amore”, e trovare la bellissima Jeannie, un genio capace di esaudire tutti i miei desideri!
Scherzi a parte, “L’Era di Planck” è la risposta alla tua domanda, giacché Giorgia esiste in un’altra vita, tutta mentale. Per dirla con Éluard: “C’è un altro mondo, ma è in questo”.
Avere la faccia da bravo ragazzo può essere un problema nel mondo dello show business?
Sì. Lo è. Spesso mi ripeto di non poter esercitare alcuna attrattiva verso le generazioni presenti. Non ho tatuaggi, non faccio uso di droghe, non ho un macchinone, non canto volgarità, non ho tinte stravaganti ai capelli e le ideologie più in voga nel tempo presente mi sono indigeste. Insomma, sono uno che evita di agghindare esageratamente la propria nullità.
Come potresti spiegare la differenza tra godersi la musica live o ascoltarla tramite piattaforme di streaming?
Nel live si può saggiare pienamente la bravura del performer. Lì si capisce quanto un artista possa essere catalizzatore di energie! La musica genera un senso di appartenenza ad una comunità di ascoltatori: questa adesione la si può vivere pienamente solo con il live. Risulta invece parziale attraverso le piattaforme digitali, che sono comunque un veicolo di diffusione importante, utilizzatissimo dal sottoscritto.
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