“Anomalie” è un disco dedicato al cantautorato italiano, il personale omaggio di Fosco17 ad un mondo artistico talvolta dimenticato e trascurato perché abbiamo la sensazione che le cose migliori provengano dal futuro. Crediamo talmente tanto nell’innovazione che accogliamo ogni novità con stupore, senza accorgerci che magari stiamo vedendo qualcosa di diverso solamente con un altro nome.
Non possiamo sapere con certezza con suggerirà tra anni, anzi è necessario pensare a diverse distopie come l’avvento della tecnologia o l’utilizzo massiccio dei robot al posto della forza lavoro dell’essere umano con tutte le ricadute economiche che questa rivoluzione può avere.
Fosco17 si tuffa dentro la tradizione della musica italiana miscelando diversi stili a seconda del suo vissuto, dato vita ad un progetto senza tempo che esalta l’immortalità dell’arte. Ci sono canzoni che cambiano pelle a distanza di anni rimanendo con la stessa melodia e parole, ma l’ascoltatore ha la capacità d’interpretarle a seconda del proprio vissuto, scoprendo di volta in volta nuove sfaccettature.
È esattamente quello che è successo con questo disco, ma al contrario! Avevo in mano i testi dei brani, e stavo cercando di immaginarmi la loro veste visiva. Marta Plens, illustratrice con cui ho ideato tutto il lavoro grafico, mi ha proposto di ambientate le storie nel futuro, di colpo tutti i puntini si sono allineati, 10 Anni erano diventati 100, 3 Cose erano i punti di distanza non da una donna ma da un pianeta, Venere, e Anomalie il contatto fra due mondi, e la fine di uno di questi.
Credo che l’arte in generale sia specchio della ricchezza del nostro paese. Non è bello da realizzare, ma spesso poter fare musica è un privilegio e se mancano le condizioni a contorno che lo rendono sostenibile il terreno tende a diventare arido e le uniche piante che vengono raccolte sono quelle che si è già sicuri di vendere al mercato.
Chiaramente, è sempre stato così per altro. Il mezzo tramite cui si compone, si incide e si ascolta cambia anche il contenuto, no?! Questo ha chiaramente una doppia valenza, solo mi chiedo se la democratizzazione sia reale o un’illusione. Di certo ora un ragazzino con due spicci puó fare un album, e questa è innegabilmente una figata!
L’istinto, l’inconsapevolezza e i capelli lunghi.
Bellissima domanda, non saprei, ho sposato il digitale ma l’analogico è un amante segreto, questo nella musica, quantomeno. Nella vita, invece, vorrei dire analogico, ma mentirei.
La solitudine è la conseguenza di quasi tutti i drammi moderni.
Sto già facendo fatica a immaginarmi questa, figurarci una nuova! Lo sforzo più grande che posso fare è quello di cercare di smettere di voler essere in un posto in cui non sono, a fare qualcosa che non sto facendo.
Mia mamma alla mia età, secondo me, era ancora fissa sui cantautori che si ascoltava da piccola, mio padre correva in macchina invece, la musica era il rumore delle ruote sull’asfalto della pista.
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