Marilì Mbolo Sound: “La musica è comunità” | Intervista

Marilì Mbolo Sound è un progetto nato per proteggere e diffondere l’idea che la musica non sia solamente un business di plastica, ma una forma d’arte per condividere valori, creare comunità e raccontare storie e avventure.

Il brano “Marinai” nasce sulle spiagge del Senegal ed è un inno alla vita, un messaggio d’amore e speranza dedicato a chi crede sia ancora possibile costruire un mondo senza barriere, divisioni e stupidi pregiudizi. In mezzo al mare siamo tutti uguali, l’importante è essere bravi a dominare la corrente e per farlo, in molti casi, bisogna eliminare manie di protagonismo, idee di superiorità senza fondamenti, ma è fondamentale collaborare insieme per navigare sicuri verso la terra ferma.

Il sound esotico di questo brano rilassa e ci da la possibilità d’esplorare con il cuore e con la mente realtà lontane da noi lasciandoci trascinare dalle note e dalla voce dolce della cantante.

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INTERVISTANDO MARILÌ MBOLO SOUND

Qual è la filosofia dietro il progetto Marilì Mbolo Sound?

“Mbolo” in wolof significa “famiglia”. Ed è questo che proviamo a fare con la nostra musica: cioè, creare comunità e legami oltre le differenze culturali e le barriere mentali che non ci permettono di avvicinarci. Questo sia ai nostri concerti, in cui cerchiamo il coinvolgimento diretto, emotivo, fisico e vocale, del pubblico, che coi nostri brani che contengono esperienze di viaggi, incontri, ingiustizie e che cercano di dare voce a chi non ce l’ha. Il tentativo si rivela anche nelle lingue diverse usate nei nostri testi: italiano e wolof, ma anche francese, spagnolo e portoghese.

Vogliamo promuovere una musica senza confini, dando valore allo scambio che ci permette di contaminarci reciprocamente di pensieri nuovi e modi diversi di vivere questo mondo.  

PH: Maurizio Bonino

Perché spesso si ha paura del diverso?

Si ha paura del diverso perché non lo si conosce. Troppo spesso rimaniamo chiusi nelle nostre routine e nei nostri schemi, pensando siano giusti. 

Basta però affacciarci dalla finestra e passeggiare in qualsiasi piazza delle nostre città per fare un giro attorno al mondo e capire che ciò che per noi è scontato, non lo è per altri. Questa è una grande lezione, e la impariamo solo se siamo disposti ad ascoltare gli altri. 

Spesso, prendiamo come uniche informazioni quelle dei giornali e della televisione. Ma oltre le visioni riduttive e spettacolarizzanti dei media, c’è di più. Le traiettorie di ognuno sono variegate e c’è davvero tanto bisogno di conoscere le persone, fare esperienza delle vite altrui, per andare oltre gli stereotipi. La musica, e l’arte in generale, ha un grande ruolo in questa sfida.  

Marinai si nasce o si diventa?

Marinai si diventa, senza ombra di dubbio. E la nostra vita è la grande palestra dove giocare questa partita. 

La vita ci porta a capire che necessariamente attraversiamo momenti burrascosi nel nostro percorso, ma che non ci sono solo quelli. Ci aspettano albe mozzafiato e fondali cristallini. 

Nascere in una famiglia benestante o in una parte di mondo privilegiata dal punto di vista economico come la nostra (solo per via dei danni che da secoli provochiamo ad altri paesi) non ci preserva dall’incontrare delle sfide, e come i marinai, dobbiamo imparare a navigare con qualsiasi tempo.

PH: Michele Filippucci

La vita che viaggio è?

La vita è un viaggio emozionante e inaspettato, sicuramente. Ma è necessario lavorare per far accadere ciò che desideriamo ardentemente. Perché tutta l’energia positiva che mettiamo in circolo torna indietro. 

“Pachamama” che storia racconta?

Pachamama è la storia di una ragazza che abbandona la città per andare a vivere in un bosco delle Alpi piemontesi. Questo suo canto è un inno alla Madre Terra, della quale ha potuto testimoniarne l’incanto e l’energia  in moltissimi viaggi: nella distesa di sale bianca del Salar de Uyuni, nella calma imponente del Fiume Giallo, nei tramonti della brousse burkinabé, nei pini dorati di Sagna Longa, nelle praterie ondulate del Parco Murchison Falls, nell’orizzonte profondo come l’oceano davanti a Port Au Prince.

Questo brano ci ricorda che la netta separazione tra natura e uomo che la cultura occidentale ha stabilito è solo una delle vie possibili di convivenza (o di distruzione). E che in altri luoghi del mondo, altre popolazioni non conoscono questo dualismo e di conseguenza hanno un rapporto di rispetto e cura verso i luoghi in cui abitano e la natura che li nutre. È necessario portare avanti un altro modo di abitare la natura, non basterà recintarla e proteggerla coi parchi naturali, abbiamo bisogno di reimparare modi non-violenti e riconoscenti di vita su questo pianeta. 

Avete fiducia nel futuro?

Abbiamo una grande fiducia nel futuro. Siamo contenti di fare parte di quella fetta di società che si batte per una comunità più aperta e curiosa. Gli sforzi sono tanti e arrivano da tante direzioni diverse e la musica deve avere un ruolo importante in questo lavoro culturale. 

La nostra società è un miscuglio di popolazioni che si sono mescolate. Noi siamo da sempre una società multiculturale, ma spesso non vogliamo o non riusciamo a vederlo. 

In generale, il nostro intento è quello di continuare a lavorare per costruire un ponte tra l’Italia e il continente africano, con scambi musicali e viaggi, per far conoscere a chi ci segue e lasciarci contagiare dalla ricchezza di quei luoghi. 

Cos’è la libertà?

In un mondo che corre, la libertà sta nel prendersi il tempo per fare quello che ci piace e riuscire a vivere le nostre passioni. Vivere con consapevolezza ci dà libertà, dei nostri limiti e delle nostre potenzialità.

La musica ci dà una grande libertà. Quando la ascolto, la musica mi permette di calmare la tempesta di emozioni che si muovono dentro me e di vedere chiaramente cosa c’è sul fondale. Quando la creo e la suono, la musica è una possibilità concreta di creare con le emozioni e anche di far viaggiare chi ascolta. E questo è impagabile. 

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