New Indie Italia Music Week #152

E intanto maggio se ne va, lasciandoci l’amaro in bocca. Noi che attendevamo questo mese per tracciare il solco tra quel capitolo chiamato “Ieri” e l’inizio di nuovo racconto chiamato “Rinascita”, anche se l’ennesima, ma che importa. Maggio se ne va e ci lascia il suo freddo e un briciolo di malinconia per tutto ciò che non è stato, almeno per tutto ciò che avremmo voluto per questo mese spartiacque.

Ma non demordiamo, l’inerzia di questo mese sarà forse il preludio di un’estate frenetica?

Intanto, riscaldiamoci, sognanti, ascoltando i migliori brani Indie Italia della settimana scelti e recensiti dalla redazione di Indie Italia Magazine!

Dentro (Album)

Già il titolo è un invito ad entrare, una porta che si apre, non c’è nemmeno bisogno di bussare. Una voragine in cui cadere per potersi però rialzare. Sul fondo sembra esserci una scala, appoggiata alla parete per risalire. I vestiti sgualciti, i “dolori giganti”, le cose che potevi fare di più, ma che alla fine sono stato quasi meglio io. Rivedere il passato, anche quella brutta primavera, con la certezza che però io ci sarò sempre.
Entrare “Dentro” è vedere i momenti migliori e i momenti peggiori, l’amore e il dolore. Tra una Roma che guardiamo dal Lungotevere con i suoi occhi, percepiamo, sentiamo la sua voglia di raccontarci cosa non c’è più e cosa c’è ancora, cosa c’è adesso. Non vogliamo, però, essere come Michelino, che piange sempre ed è triste “e dopo un po’ sparisce”. Oggi, che ci siamo calati dentro, in questo “Dentro”, più di quanto non avevamo fatto finora, abbiamo la conferma che questo è uno degli album più belli del 2023 e una delle più belle produzioni di Gazzelle.

(Lorenzo Ottanelli)

Gazzelle: 10

In Memoria – Album

Quel che siamo adesso è l’insieme dei ricordi che abbiamo accumulato durante l’arco della nostra vita. Anzi, forse è più giusto dire che è la percezione di quei ricordi che ci rende ciò che siamo.
Siamo noi a scegliere i momenti per cui vale la pena essere ricordati, mentre cancelliamo quelli che non vorremmo mai veder riaffiorare.
“In Memoria” è un viaggio onirico dentro il proprio passato, che ha come obiettivo finale quello di trovare il senso della propria esistenza e capire se fino a quel momento n’è valsa la pena vivere.
Il disco rimbalza continuamente tra l’intimità più assoluta e vulnerabile come nel caso di “Crocifisso”, in cui l’immagine di un bambino chiuso nella sua stanza da forma ad un pessimismo esistenziale, e l’aprirsi al mondo come in “Infinito”, in cui lo spazio esplode in un bacio e in cui la forza di reagire la si trova in chi ci sta accanto.
“Lasciami piangere” è stanco, rassegnato alla propria esistenza ma pronto ad esplodere di rabbia in “DNA”. Mentre il desiderio di tornare all’innocenza di un bambino, troppo puro per poter conoscere gli orrori del mondo, si fa strada in brani come “Sberla” e “Mummy”. Nei brani che chiudono questo disco, “Funerale” e “Addio” ritroviamo invece la repulsione alla vita, il desiderio di non voler essere mai nati e l’abbandono a sé stessi.
Quel che resta alla fine è la consapevolezza di avercela messa tutta.

(Filippo Micalizzi)

Iside: 9

CRAC

La band fiorentina torna con un nuovo singolo pop, “Crac”, una canzone che ti ricorda che molto spesso è dalle crepe che entra la luce e che alla fine siamo tutti belli perché siamo “rotti dentro”. Non c’è un modo giusto o sbagliato per trovare noi stessi, anche se viviamo in una società che non vuole fare altro che imporre. “Crac” ti dice che va bene sentirsi bene nelle situazioni più disparate e che non sai mai qual è il momento della vita in cui capisci chi sei davvero. Ma è da lì che poi balli sul mondo. Rigorosamente fuori tempo.
(Benedetta Fedel)

Cassandra: 8

B – Vita, Morte, Miracoli

Dopo “A – Solitudine, Edonismo, Consumismo”, Francesco Sacco arriva con la parte due “B – Vita, Morte e Miracoli”. Si tratta di un album che non si pone come obiettivo quello di essere sola musica, ma (come spesso accade con l’artista, ormai lo sappiamo), fonde mondi, arti e suoni; parole e musica elettronica. Dopo aver parlato dell’esterno, nella parte B Francesco Sacco, con un occhio satirico ma non per questo meno serio, parla di interiorità. Un lavoro che è il riflesso dello spirito del suo collettivo, “Cult of Magic”, ma anche di come Francesco Sacco vede e vive il mondo: in modo – citando l’artista – “complesso e stratificato”.
(Benedetta Fedel)

Francesco Sacco: 8,5

Iperfelice

Questa collaborazione tra i Management e Mobrici ci catapulta all’interno di una storia che ha come protagonista un cuore spezzato che cerca di rimettere insieme i pezzi ricordando i momenti felici passati insieme. Il brano si porta avanti attraverso il sacrificio, quello di soffrire pur di veder felice l’altro. Ci si autoconvince, ripetendo come un mantra quel “vederti felice” che all’apparenza sembra esser dedicato a qualcun altro, ma che in fondo appartiene al desiderio di poter provare quel sentimento per se stessi.

(Filippo Micalizzi)

Management feat Mobrici: 8

Viale Regina Margherita

I suoi acuti, le sue note allungate, il suo stile vanoniano, il suo ritmo scanzonato: Maria Antonietta è riconoscibilissima mentre gioca con un testo autoironico, su una base sa di spensieratezza, che profuma di finestrini abbassati e vento in faccia.

Il secondo brano, che anticipa l’album in uscita nella prossima settimana, aggiunge alcune sonorità differenti, grazie anche alla presenza, in fase di composizione, di Francesco Bianconi (Baustelle).

“Qui nessuno finge bene quanto me, lo devo alla mia buona educazione” è solo la prima di tante piccole frecciatine mai troppo offensive, ma sempre pungenti, per lei che si sente una “passante che sprofonda nella melma”.

Nel finale trapela tutto il senso di rivalsa così, dopo aver pianto nel cappotto chiedendosi se verrà ricordata, conclude dicendo “Tieniti stretta la tua vita, ci puoi scommettere che la mia la tengo per me”. Un inno per tutte le persone che non si valorizzano, trascinate in rapporti sbagliati. Maria Antonietta riesce a raccontarci l’addio con grazia, in un elegante ossimoro dolce/malinconico.
“Viale regina Margherita” è perfetta per il mood pre-estivo.

(Giuseppe Gualtieri)

Maria Antonietta: 7.5

Anime perse

“Anime perse” ci mette di fronte al terrore che si può provare quando si decide di diventar fragili per poter amare. Molto spesso la parola “amore” viene bistrattata nei peggiori modi, quando in realtà quello di amare è un vero e proprio atto di fede nei confronti dell’altro, e in questo Motta, come sempre perfetto nella scrittura, ha centrato il punto, raccontandoci la storia di due anime, che pur stando insieme non riescono ad abbandonarsi totalmente per paura di soffrire. Ma forse alla fine è proprio il loro essere distanti che li rende perfetti insieme nella reciproca solitudine.
“Due anime perse nella stessa paura di riuscire ad amare come fosse amore”

(Filippo Micalizzi)

Motta: 8

Colla

Ci vorrebbe una “Colla” per riattaccare insieme ogni momento vissuto alla sua emozione, in modo da non perderla più. Così canta Anna Carol nel suo nuovo brano dalle sfumature più uptempo. I synth e gli elementi armonici del brano si susseguono lungo tutto il brano fino ad esplodere nel ritornello. “Pezzo a pezzo i baci e il resto non li trovo più, avessi una colla”. A volte tenere insieme tutti gli elementi di una storia è davvero difficile, eppure se si avesse una colla…

(Ilaria Rapa)

Anna Carol: 7,5

Porta

“Ogni volta che vado via/Trovo un motivo per restare qui/Abito sul bordo della porta /Lasciala socchiusa per me”. Il ritornello di “Porta”, ripetuto in loop, ha il pregio di rimanere piacevolmente in testa con una melodia inaspettatamente pop.

Irene Ciol, in arte Ceneri, ha il pregio di avere una timbrica unica, interessantissima, che la differenzia totalmente da tutte le proposte simili. Il suo modo di cantare ha sempre una deriva malinconica, cupa, misteriosa, che riesce a dare profondità a tutti i brani del suo primo EP (uscito lo scorso marzo).

In “Porta”, Ceneri spiazza tutti con una melodia ed una produzione più corposa, importante. Il brano riesce nel difficile intento di coniugare la sua naturale timbrica con un sound più fresco/estivo.

Ricorda molto l’evoluzione di Arlo Parks.
Entrambe nascono con dei brani intimi/malinconici, con un cantato sincero “da cameretta”, per poi arrivare ad una produzione Pop (senza snaturare la loro naturale essenza)
Sicuramente questo singolo apre una nuova strada e Ceneri dimostra di essere unica nel suo genere.

(Giuseppe Gualtieri)

Ceneri: 7,5

Come se tu

Una nuova Adelasia, eppure l’anima delicata e profonda sono rimaste invariate. In “Come se tu”, entriamo in sonorità indie folk che ricordano le atmosfere desertiche e polverose degli immaginari americani. Il tutto scorre leggero e naturale, le parole si mescolano in maniera sapiente alle chitarre, le voci, quella maschile e femminile diventano unanime, il tutto come due amanti che si tengono stretti per mano.

(Ilaria Rapa)

Adelasia:8,5

If I Die

Aggressive e melodico, un rock alternative che ci ricorda le vibes d’oltreoceano, stiamo parlando del nuovo singolo della banda veronese Negan, che in questa settimana di uscite ci fanno ascoltare “If I die”. Una lettera a cuore aperto rivolta a chi dice di volerci bene, una laica preghiera dedicata al proprio io, un monito a non darsi mai per scontati e a spingere sempre oltre l’asticella.
(Ilaria Rapa)

Negan:8

ESSERI UMANI PERFETTI (Album)

ESSERI UMANI PERFETTI, il nuovo disco degli  ⁄handlogic: il secondo disco della band experimental pop di Firenze, il primo in italiano. Un concept album sulla crescita attraverso l’analisi, sul diventare adulti tornando bambini, nella ricerca ciclica di un ideale di perfezione perduto e irraggiungibile.

L’album racconta una nuova maturità del gruppo: anticipato dai singoli “Libera (esseri umani perfetti)”, “Casa stanza letto dormi” e “Benda”, il disco declina attraverso 11 tracce la complessità dei nostri sentimenti. Undici canzoni in crescendo, che scavano in basso e tendono verso l’alto, per esprimere le diverse anime musicali della band portate all’estremo: colori organici e manipolazione digitale, dolci trame vocali e distorsioni selvagge, momenti di quiete riflessiva e improvvise esplosioni catartiche.

Un pop sognante, emotivo ed elegante, contaminato dal soul e dal contemporary R&B, arricchito da meccanismi ossessivi e frequenze impetuose, che ben raccontano la vastità della nostra interiorità. Ci sono passaggi che suonano come veri e propri mantra, suoni disintegrati che increspano la superficie dei nostri pensieri. Un viaggio epico nell’intimità della propria psiche, una manifestazione musicale di intenti, una celebrazione gioiosa della complessità imperfetta della vita. 

⁄handlogic: 8

Senza mani

La ricerca di evasione, tipicamente estiva, in un brano up-tempo. Un augurio, la speranza, che questo maltempo passi e il caldo riaccenda in noi la voglia di fuggire dagli schemi e scappare dalla routine.

È sempre bene ricordarsi che è necessario staccare, rallentare, trovare i propri tempi e godere della vita così come viene. Michelangelo Vood ce lo canta in chiave indie-pop, che vede la collaborazione di Giordano Colombo e Fractae. E l’estate è un po’ più vicina.

(Sara Pederzoli)

Michelangelo Vood: 8

PODIO

Le persone che ci fanno più male sono quelle per cui siamo disposti a lottare sempre di più. Che strano comportamento, al limite del masochismo, senza una spiegazione logica o scientifica.

Forse pensiamo che possiamo aggiustare il dolore, risolvere ogni controindicazione, ma alla fine la verità arriva sempre. Non possiamo vivere dentro le nostre illusioni troppo a lungo, quindi smettiamola di incasinarci la vita, facciamo ordine e scegliamo a chi confidare i nostri segreti con una maggior attenzione.

“Ma sul podio ci sarà sempre libero un posto per te, ti svuoterò i miei polmoni addosso, ti urlerò contro in una lingua che non conosco”

(Nicolò Granone)

WISM: 8,5

Piazza Repubblica

Tornano i Kaufman, e tornano tra prese di coscienza e strofe caratterizzate da una nostalgica amarezza. Parlano d’amore, di quelli che fanno giri immensi, ma poi ritornano sempre, in quell’atmosfera di ricordi che sono più forti e sopravvivono allo scorrere del tempo.
“Piazza Repubblica” ci da la mano e ci accompagna verso un’estate fatta di compromessi, che sembra dirci “dai, riproviamoci”, ancora.
Una ninna nanna, in classico stile Kaufman, che ci ricorda che alla fine, nonostante i conflitti interiori, i tormenti e le scelte sbagliate, è sempre bello innamorarsi.

(Sara Pederzoli)

Kaufman: 7.5

Notti Stanche

“Notti stanche” è una fotografia eterna e aggiornata di quelle notti che creano ricordi, un brano generazionale, in grado di creare immagini immediate e perfettamente riconoscibili.
Come nei film, quando dopo una notte incasinata e piena di emozioni, i protagonisti si trovano alle luci dell’alba, magari in una spiaggia, a fare riflessioni sui massimi sistemi, la vita e l’esistenzialismo.

Questo brano ci racconta proprio quelle notti in cui si cresce, si fanno esperienze e perché no si trova il proprio posto nel mondo. O almeno ci si prova, magari ascoltando proprio “Notti stanche”, quasi come fosse un mantra, una guida.

(Sara Pederzoli)

Gli Occhi Degli Altri: 7

(Tocco La) Ruggine

La voce eterea di Livrea si lega a quella suadente di RADICEDIDUE per creare la magica litania “(Tocco La) Ruggine” inizialmente scandita da una chitarra acustica ed un basso, diventa brano corale quando gli archi entrano ad accompagnare il ritornello.
“Tocco la ruggine di un passato, passato tempesta” il brano è un dialogo formato da un’anima ferita e la ruggine, che simboleggia il parassita, qualcosa che arriva a logorare tutto, anche il più forte dei legami. Quante volte ci siamo trovati a guardare al nostro passato, situazioni che hanno lasciato dei buchi dentro di noi, logorando piano piano fino a portarsi via veri e propri pezzi della nostra storia, mentre noi rimaniamo impotenti a guardare quel momento finire.
Amalgamando le loro voci, le due artiste ci portano all’interno di un mondo onirico, così vicino a noi e allo stesso tempo così buio.
(Margherita Ciandrini)

RADICEDIDUE, Livrea: 8,5

Sospeso

“Non farmi morire, non farmi cadere, qui”
Numerose sono le influenze elettroniche condensate all’interno di “Sospeso”, brano d’esordio del cantautore catanese Cuperose, che attraverso una cupa dark wave ci porta, paradossalmente, all’interno di un abisso.
Cuperose è “sospeso nel buio che c’è”, si sente chiuso in una botola e alzando lo sguardo non riesce a trovare il cielo, quasi come fosse all’interno di una prigione auto inflitta, senza una via d’uscita visibile.
Alla fine del brano, nonostante la confusione e la distorsione dei pensieri dell’artista, riusciamo a percepire una sorta di momento di catarsi all’interno dell’autodistruzione e riusciamo di nuovo a respirare.
(Margherita Ciandrini)

Cuperose: 8

Zenzero

È il momento più bello della serata: il sole sta tramontando, siamo in riva al mare, un leggero vento fresco ci accarezza il volto, con una mano teniamo un cono gelato allo “Zenzero” e con l’altra intrecciamo le dita con la nostra persona. Chiudiamo gli occhi, mentre il collettivo “Il mago del gelato” ci regala questo momento di stacco dalla vita, dallo stress e dai problemi, offrendoci un assaggio del loro gusto preferito: afrobeat con una granella di anima mediterranea e una bella spolverata di jazz.
“Il mago del gelato” ha la capacità di trasportarci nel luogo in cui vorremmo essere di più, ed è sicuramente necessario assumere almeno una dose della loro musica quotidianamente.
(Margherita Ciandrini)

Il mago del gelato: 9

Bubu Chacha

Entrare nel mondo di ALDA è come scavalcare la rete del conformismo e sentirsi indifesi, perché lei davvero “corre veloce” e supera Bubu Chacha, nessun cane può pararle la strada. Non c’è una chiave, niente da rubare nella sua mente, perché non si può “rubare nella casa delle gazze ladre”. Non c’è niente di finto, niente di raccontato, la sua mente, la sua musica non è un reality.
ALDA è come un demiurgo che gioca con le parole, che prende aforismi o modi di dire e li decontestualizza, li frantuma, li spezzetta e li restituisce, come vuole, a suo modo. Lo fa accompagnata da Iulian Dimitrenco e Michele Nannini nella produzione. Una musica che valorizza, ad un ritmo scandito, scuro ma letale. È voglia di decostruire e ripensare, la volontà di non lasciarsi trascinare.

(Lorenzo Ottanelli)

ALDA: 7

Pelle di luna

E se questo non è un profumo, cos’è? Pelle di Luna non sarà nelle profumerie, ma nelle nostre orecchie è un ritmo tropicale, anzi quasi interraziale, se ci accorgiamo che accoglie il nostro pop e un elettronico anni Ottanta-Novanta. È un dialogo tra i due cantanti, in un concerto di voci che è un tiro e molla ironico e divertente. Tra paragoni indicibile lei dice di non volere la testa di Salomè ma solo un’abbronzatura, lui ci fa sapere che preferisce un gelato al gusto Bacardi rispetto alla ricerca della grande Utopia. Perché poi la scoperta più grande è di aver cercato la perla più rara dove non c’è. In fondo, la vera domanda che possiamo farci è: tra la pelle di luna, gli occhi verde laguna, chi vende la luna?

(Lorenzo Ottanelli)

Tatum Rush, Popa: 8

Baby Bye Bye

Certe relazioni vivono in bilico tra un ciao ed un addio, semplicemente per una questione d’equilibrio. Baby Bye Bye è la voglia di rompere certi schemi, rimanendo però attaccati a molti ricordi.

La malinconia si fa dance e le lacrime decidono di ballare nell’attesa di una decisione che inevitabilmente sarà sbagliata. Quest’anno al festival del l’amore non ci sarà URUGUAI, ma speriamo che gli organizzatori ne accolgano l’appello per la prossima edizione. Il mood è quello giusto.

(Nicolò Granone)

URUGUAI: 8

Marinai

Marilì Mbolo Sound è un progetto nato per proteggere e diffondere l’idea che la musica non sia solamente un business di plastica, ma una forma d’arte per condividere valori, creare comunità e raccontare storie e avventure.

Il brano “Marinai” nasce sulle spiagge del Senegal ed è un inno alla vita, un messaggio d’amore e speranza dedicato a chi crede sia ancora possibile costruire un mondo senza barriere, divisioni e stupidi pregiudizi. In mezzo al mare siamo tutti uguali, l’importante è essere bravi a dominare la corrente e per farlo, in molti casi, bisogna eliminare manie di protagonismo, idee di superiorità senza fondamenti, ma è fondamentale collaborare insieme per navigare sicuri verso la terra ferma.

Il sound esotico di questo brano rilassa e ci da la possibilità d’esplorare con il cuore e con la mente realtà lontane da noi lasciandoci trascinare dalle note e dalla voce dolce della cantante.

(Nicolò Granone)

Marilì Mbolo Sound: 7,5

UN MILIONE DI SCALE

LU non vuole più credere a false promesse perché chi dice che è pronto a scendere un milione di scale poi è anche la stessa persona che ha pronte mille scuse. Quando il cuore si sente al sicuro si abbandona completamente e ogni piccola parola diventa un ancora di salvezza per un naufrago emotivo, che per un errore di valutazione smette di considerare tutti i pericoli del mare.

La poesia modifica la realtà, tutto prende una forma diversa, non è quindi sbagliato dire che forse l’arte è bugia e menzogna. Il dolore se spiegato con i giusti termini diventa gioia, mentre la felicità diventa sempre più eterea e leggera.

(Nicolò Granone)

LU: 7,5