Tueri Damasco: “Nella confusione dell’essere” | Indie Talks
Parlando per massimi sistemi per vivere meglio sarebbe utile avere la soluzione ad ogni problema, capire quello che non va all’interno di noi e nel mondo in cui viviamo, in modo da risolvere conflitti e correggere gli errori.
La perfezione però è qualcosa di estremamente fragile, a tratti complessa e forse è solamente nel disordine che l’arte può proliferare. Tueri Damasco, immerso nella natura delle sue montagne, sente un bisogno improvviso di tirare fuori tutti i suoi sentimenti, confuso dalla forza che mettono insieme passato, presente e futuro.
Il suo primo disco “Analisi portafoglio danni” esprime l’esigenza dei non detti, la ricerca di domande ad alcune risposte esistenziali, un modo per uscire allo scoperto, gettandosi a capofitto in un mercato musicale che ogni giorno che passa diventa sempre più stretto.
Tueri Damasco esprime attraverso la sua musica la confusione dell’essere e tutte le infinite possibilità che abbiamo davanti a noi, solo che in alcune occasioni le nostre scelte sono influenzate da preconcetti o paure che limitano il nostro destino.
TUERI DAMASCO X INDIE TALKS
Da quale necessità nasce questo disco “Analisi portafoglio danni”?
La necessità che sta dietro a questo progetto si è palesata nel tempo, anche perché il disco ha avuto una gestazione piuttosto lunga. Negli anni mi sono accorto di voler cercare un’alternativa a quel tipo di lettura degli eventi, dei sentimenti, delle relazioni che prevede l’esplosione del tutto nelle sue parti, per analizzarne i rischi e tutte le loro declinazioni, per pesare ogni piccolo movimento, ogni conseguenza, ogni possibile scenario.
Per paura, perché vorrei sempre dedicare a tutto il giusto spazio, senza tralasciare nulla. L’analisi portafoglio danni parla di questo, tramite la narrazione degli eventi e delle persone che ho avuto a fianco nel periodo in cui ho scritto i brani. È il mio personale tentativo di prendermene cura.
Quali pensieri non ti fanno dormire la notte?
Se dovessi trovare un nome alle cose che non mi fanno dormire direi che si chiamano possibilità.
Pentirsi dei propri errori aiuta a crescere, ma allo stesso tempo non è facile. Come mai esistono cortocircuiti tra ciò che ci fa bene solo all’apparenza mentre in realtà è fonte di sofferenza?
Per quello di cui provo a parlare direi che non si tratta di pentimento, piuttosto di riconoscere i propri errori e provare ad elaborarli. Tanti cortocircuiti, almeno nel mio caso, esistono o sono esistiti perché non mi stavo dando abbastanza tempo per riconoscere la sofferenza. Evitare qualcosa che fa paura mi sembra comunque un comportamento del tutto umano.
La fuga è una soluzione che crea nuovi problemi?
Non mi sento nella posizione di dare una risposta certa. Ci sarebbero troppi scenari da tenere in considerazione.
Nel disordine può nascere tutto, persino la felicità?
Il disordine di cui ho parlato è un disordine da first world problem. Non lo saprei. Nel mio caso le cose e le persone buone sono arrivate quando mi sono sentito nella postura giusta per accoglierle.
La vita fornisce più domande o risposte?
Decisamente più domande, nel bene e nel male.
La fretta leva il piacere di perdere tempo a pensare?
Alle volte mi è capitato di riempire volontariamente il mio tempo di attività per evitare di pensare e mettere tutto in discussione. Soprattutto nel periodo in cui stavo registrando il disco, fermarsi a pensare troppo sarebbe stato un disastro. Tutto dipende dal proprio rapporto con se stessi e con l’overthinking.
Gli essere umani cosa continuano a non capire?
Una domanda troppo grande, non so ancora rispondere per me, mi risulta impossibile rispondere per gli altri.
Fare musica, oggi, in Italia, è un rischio assoluto?
Sì, soprattutto quando tutto intorno corre velocissimo e si cercano ossessivamente dei risultati immediati. Il mio punto di vista è quello di un esordiente, non pretendo di avere alcuna verità in mano, ma credo che prima di tutto sia necessario prendere coscienza di se stessi, di quello che si vuole dire e di come lo si vuole dire. È un processo che richiede tempo e pazienza e nel quale bisogna per forza remare contro a quello che succede intorno per provare poi a nuotarci dentro.
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