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Itto: “Più cresco e più sento che ogni scelta ha un sapore un po’ più definitivo” | Indie Talks
Di Filippo Micalizzi
La rottura dei dualismi è uno dei temi fondamentali che la società sta affrontando negli ultimi anni. Se per le vecchie generazioni era più tangibile il distacco netto tra la giovinezza e la vita adulta, per quelle nuove, il confine si fa sempre più labile. Non esistono più linee di demarcazione tra natura e cultura, biologico e artificiale, pubblico e privato, e inevitabilmente il confronto con il prima rende instabile l’adesso.
Itto si è trovato ad affrontare il passaggio alla vita adulta con tutti i cambiamenti che ne derivano, e ha deciso di incastonare tutti questi stati d’animo in 12 canzoni che prendono il nome di Questi dannati vent’anni. In questo nuovo Indie Talks, gli abbiamo chiesto di parlarcene.
ITTO X INDIE TALKS
- “Questi dannati vent’anni” racchiude tutti gli stati d’animo più intensi che un ventenne deve affrontare prima del passaggio alla vita adulta. Secondo te il passaggio ai 30 segna un confine nel modo in cui percepiamo le emozioni?
Non penso che il dato anagrafico dei 30 anni sia un confine netto, piuttosto il fatto di trovarsi di fronte ad una “scadenza” ed alla fine di un decennio ci porta a fare un bilancio e fermarci un attimo a guardare la nostra vita. Sto scoprendo giorno dopo giorno una nuova profondità nel provare le emozioni e mi sembra di osservare il mondo in alta definizione per la prima volta.
- Restando sul tema del passaggio alla vita adulta. Le generazioni precedenti hanno vissuto un distacco netto tra la giovinezza e la vita adulta, mentre adesso ci troviamo in un contesto in cui possiamo trovare sia il 20enne che studia per il proprio futuro che quello con già un lavoro e delle responsabilità. Ti chiedo quindi, cosa effettivamente adesso ci fa capire che siamo diventati grandi?
Rendersi conto che il tempo vale più dei soldi, e che lo scopo della nostra permanenza su questo pianeta é stare bene per quel brevissimo battito di ciglia che dura. Quando capisci queste due cose banalissime metti tutto un po’ più in prospettiva. Ora cerco di vedere più spesso la mia famiglia, sto lontano da Milano quando posso, e sono tornato a fare musica solo per il piacere di farla.
- In “Insonnia” dici “forse la paura del domani, il lavoro la casa le sue mani”. Perché l’idea di diventare adulti ci fa così paura?
Più cresco e più sento che ogni scelta ha un sapore un po’ più definitivo, lascio delle impronte dalle quali è più difficile tornare indietro. Questo coincide con una fase della vita in cui si diventa per la prima volta responsabili di se stessi al 100%, e può fare paura.
- In brani come “Claudia!!”, “Mood” e “Chicago girl” si parla molto della difficoltà nell’affrontare le relazioni. Secondo te la nostra visione dell’amore in che modo cambia dai 20 ai 30 anni?
Non è una questione di età: la mia ragazza ha 24 anni, io 29 e siamo molto allineati. Più che altro è più difficile essere pronti ad una relazione e a vivere l’amore come andrebbe vissuto finché non si ha un certo grado di accettazione e conoscenza di sé stessi, che nel mio caso a 20 anni non avevo minimamente.
- Per finire vorrei chiederti, in quali cose ti senti ancora un ragazzo e in quali invece ti senti già un adulto?
Ho sempre la stessa voglia di esprimere le mie emozioni in maniera fresca che avevo quando le provavo per la prima volta e scrivevo le mie prime canzoni a 14 anni. Però ultimamente ho iniziato a chiedermi quali fossero le cose importanti per me, e se effettivamente i sogni per i quali stavo lavorando mi avrebbero reso felice. Sto trovando un equilibrio nuovo, ho dovuto fare diverse scelte difficili e tagliare fuori ciò che mi teneva troppo radicato a chi ero in passato. Ho anche più rispetto per il mio tempo, quindi ho dovuto imparare a dire di no molto più spesso. Penso che diventare adulto sia anche questo.
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