Marcos Cortelazzo: “Per adattarsi bisogna conoscere” | Intervista

Ufficio Stampa

Marcos Cortelazzo: “Per adattarsi bisogna conoscere” | Intervista

Marcos Cortelazzo è un cantautore italo brasiliano che dopo aver avuto diverse esperienze come band o diviso il palco al fianco di artisti affermati come Niccolò Fabi, Linea 77, Iosonouncane o Paolo Benvegnú, ha scelto di descrivere in autonomia la sua visione del mondo.

L’ultimo brano “Atomicalina” descrive l’esatto momento prima della fine del mondo, quando nulla potrà salvare l’uomo dal proprio destino, neanche l’amore di ultimo bacio. E chissà quanti rimpianti proverà ognuno di noi, riflettendo su ciò che ha fatto durante il corso della propria vita.

Anche “Capodogli”, canzone uscita a fine maggio, permette di conoscere meglio la poetica di questo artista. Tra le note di questo pezzo viene raccontata la storia di un esploratore che avventurandosi in mare aperto rimane sorpreso dalle sue convinzione e impara a prendere una nuova visione di cose, partendo dal primo giorno del resto della sua vita.

Marcos Cortelazzo con questo progetto diventa protagonista della sua vita, accettando il cambiamento e traendone ispirazione, consigliando quindi di non abbandonarsi alle paure della novità, ma di cercare nuove visioni tra adattamento e conoscenza.

INTERVISTANDO MARCOS CORTELLAZZO

Citando “Sasso”: L’effetto del tuo passato, sarà la causa del tuo futuro. Ma il presente come lo stai vivendo?

Il presente lo vivo maturando, si tratta di una questione interiore. Credo di avere più accettazione e coscienza di me, non è una questione anagrafica ma piuttosto di qualità. Dipende da come applichi il tuo tempo, sto capendo sempre di più quanto sia veramente importante il detto “stare bene con sé stessi”. Ciò che rimane centrale è la mia espressione con il mezzo musicale, quindi il mio presente ruota costantemente attorno ad esso. In Sasso, passato, presente e futuro si mescolano in ogni istante del tempo. Riguarda, anzi, non il tempo ma piuttosto l’entropia e il concetto del demone di Laplace. Non sono più la stessa persona che ha iniziato la risposta, come non lo sei nemmeno tu lettore. 

Nel tuo percorso musicale hai avuto dei rimpianti?

Mi mancano i momenti in gruppo. Partire per suonare e poi i concerti. Attualmente non ho brani per tenere un live quindi nemmeno potrei propormi. Si lavora anche per quello però, proprio per non rimanere a rimpiangere e basta, ma bensì attivarsi per ricreare quelle situazioni.

PH: Ufficio stampa

Sei d’accordo che paradossalmente l’uomo è l’animale che a maggiori difficoltà nell’adattamento? Forse perché in questo caso istinto batte ragione?

Da un lato no, perché pieghiamo la natura in ogni modo per renderla a noi affine. Che poi questo avvenga nel rispetto di essa o meno è tutt’altro discorso che qui non tocco. Adattiamo benissimo ambienti ostili al nostro modo di vivere. Come con i loro mezzi fanno anche gli animali stessi. Tuttavia, quello a cui mi fai pensare è quel tipo di adattamento che ti allontana dal tuo nocciolo, dal tuo essenziale come essere umano. Lì forse abbiamo meno naturalezza perché la società ha valori e guarda a determinati aspetti che non sempre combaciano con la nostra vera natura. Non amo esaltare l’istinto, non lo vedo come qualcosa di totalmente positivo sempre, la ragione decide anche di calmare istinti negativi a volte, portandoti al bene. Crescendo, parlo personalmente, sto dando tutto un nuovo significato alla forza della ragione, non come asettica giudicante senza cuore, ma come attrice capace di mettere in connessione le varie parti di te e delle cose che dall’esterno arrivano.

Quale canzone vorresti come colonna sonora della fine del mondo?

The Universal dei Blur, non c’è dubbio. 

PH: Ufficio stampa

L’amore da un po’ la sensazione di brillare accanto ad una stella?

Tanto, credo. Togliamo l’innamoramento dall’equazione e pensiamo all’amore come concetto. Si tratta di qualcosa che ti lascia totalmente libero di essere, di andartene, provare, tornare. Quindi in un certo senso ti lascia esprimere, ti permette di brillare. Potresti lasciare per amore, perché capisci che solo un distacco permetterebbe di essere sé stessi pienamente. Ma l’amore, è anche quel qualcosa che non mi fa staccare dal creare brani da quando so fare tre accordi.

Oppure ancora, avete presente l’amore materno? Ne immagino uno psicologicamente sano, premetto! Ecco, chi ha la fortuna di assaporare una cosa del genere può sentirsi al contempo libero ma legato, per propria volontà, a quella forma di amore. A volte l’amicizia è una forma di amore strepitosa. Quella che tira fuori il meglio di te, la tua parte positiva. In questo senso si brilla.

Quando si può dire di essere davvero liberi?

Prima devi capirti, davvero, la chiave sta lì! Sembrano i lavori forzati, ma in realtà sarebbe semplice se non fossimo inondati di rumore, intrattenimento spesso spiccio, relazioni soffocanti e controllanti, anche tra amici, colleghi e non solo partner intendo. Se capisci ciò che hai dentro, allora qualsiasi condizionamento esterno sarà possibile da adattare al tuo modo di essere, e soprattutto imparerai ad accettare ciò che arriva. Libertà come concetto interiore, sii libero dentro in modo da non essere condizionato nella tua serenità sempre e solo da fattori esterni, che il più delle volte non sono nemmeno controllabili. Libero nella testa, anzitutto. 

C’è un viaggio che ti ha cambiato?

Non credo mi farei mai cambiare da un viaggio. Se voglio posso fare tutti i cambiamenti che voglio seduto sul tavolo di casa mia, in mille modi. La storia del viaggiare per cambiare non sempre vale, forse serve per chi pensa di stare male per via del luogo dove vive e trova uno slancio andandosene. Ma è comunque un pretesto che smuoverà qualcosa dentro. Kant, per dirne uno, ha vissuto sempre nel suo paese ed era uno molto abitudinario, ma che cosa ci ha lasciato! Ad ogni modo vi consiglio Lisbona se volete vedere un posto fantastico. 

Qual è l’importanza di vivere mentre l’universo scorre?

Ti direi vivere per il piacere delle piccole cose, costanti. Non un piacere effimero legato alle cose materiali, oppure alla sola presenza di una determinata persona o più. Un piacere tuo, il fatto stesso di saperti qui, magari in salute, in una zona dove non ci sono sofferenze particolari e che ti permette di ragionare su determinati aspetti, come stiamo facendo adesso. Oppure farti una camminata nella natura e innamorarti del paesaggio. Sei fortunato ad esserci insomma, non è così scontato se inizi a prendere un punto di vista universale. Questa comunque è una domanda difficile, sappilo. Mi vengono in mente mille eccezioni, magari pensando a persone che soffrono, o che nascono con malattie e via discorrendo. Non vorrei mancare di rispetto, infatti. Penso però che spesso sono proprio le persone che hanno avuto i peggiori drammi ad insegnarmi questa cosa, le stesse che mi mostrano come bisogna saper apprezzare ogni secondo. Tutto, e ripeto tutto, dipende da dove vuoi dirigere il tuo sguardo. 

PH: Ufficio stampa