I Brucherò nei pascoli sono ordinaria follia contro la solita storia | Indie Talks
Non si esagera a dire che i Brucherò nei pascoli sono un progetto sfacciato, temerario che non ha paura di credere nelle loro canzoni, riferimento a che tipo di genere è la loro musica. Rabbia, violenza e frustrazione si mescolano con la dolcezza e la sensibilità di chi si lascia sedurre dalla poesia e dai dettagli della vita, quando il bicchiere e voluto e capita di guardare altrove dialogando con la propria intimità.
L’anima sincera dei Brucherò emerge attraverso le liriche dei loro testi, e ti rimane appiccicata live dall’energia delle loro esibizione che inevitabilmente portano lo spettatore a buttarsi in un pogo sfrenato o a lasciarsi trascinare dentro una naturale malinconia umana.
L’ultimo progetto “NOLOTOV”, in collaborazione con il dj Crookers, descrive una città, Milano, che sta perdendo una certa autenticità per uniformarsi sempre di più alle mode, ma soprattutto alla noia di essere un luogo come tanti, dove vivono tutti.
Proprio questo anticonformismo ribelle da vita a questo nuovo indie talks, libero da pregiudizi e senza censure. In fondo la libertà è sana follia.
BRUCHERÒ NEI PASCOLI X INDIE TALKS
Qual è la vostra filosofia?
GHICCI GHICCI EVRIDEY. Che tradotto significa “fallo adesso e basta”. Non chiederci perché ma è così…
La domenica è il giorno dell’hangover, perché è più facile subire le scelte piuttosto che farle?
Per noi è più facile che siano tutte le altre sei mattine della settimana quelle dell’hangover. E in ogni caso se ti tocca subire è perché c’è qualcosa contro cui dovresti combattere, ma forse non hai abbastanza forze per farlo. Noi siamo felici di subire le scelte solo quando qualcun altro ordina al posto nostro al ristorante, perché ci piace mangiare tutto e non sapere cosa ti mettono nel piatto.
Dopo aver riflettuto su sogni e utopie, come vorreste cambiare o combattere il mondo?
Sopravviverci con dignità ci sembra già una grande impresa.
Vi sentite di vivere in una società che insegue diverse moralità legate al puro interesse individuale?
Bè ovviamente sì. Ed è anche forse per questo che abbiamo scelto di lavorare in tre allo stesso progetto, di essere tre teste che sbattono tra loro per generare una sola cosa. Non assecondare esclusivamente il proprio interesse personale, nella vita e nel lavoro, è davvero un’opportunità unica.
Esistono ancora luoghi di rivoluzione?
Forse sì, ma di certo molto lontano da noi. Dall’Italia, dall’Europa, in generale dall’Occidente.
Si fa più cultura in un bar che in parlamento?
Dipende cosa si intende per cultura. Il parlamento non ci sembra che sia mai stato il posto dove si fa cultura, ma al massimo dove viene approvata una visione culturale che appartiene al proprio paese. È normale che ogni luogo generi la sua sottocultura, l’importante è non avere la presunzione di pensare che la stia facendo.
La moda è sinonimo di poca intelligenza?
Assolutamente no, la moda è sinonimo di tendenza, costume. Si alimenta dalle pulsioni delle persone e alimenta a sua volta queste pulsioni. Ma le mode possono essere tante, anche più d’una contemporaneamente. Sono poco intelligenti quelli che pensano che la moda che seguono sia l’unica che c’è.
Avete mai scritto un anti tormentone?
Quando abbiamo pubblicato “Piccoli fuochi” ci è stato chiesto di fare una versione edulcorata del pezzo in modo che potesse piacere di più agli editori. Alla fine è rimasta quella con la bestemmia nel ritornello perché ogni tormentone ha bisogno di distinguersi per essere tale, ma un anti-tormentone sta ancora un passo più in là.
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