Giuse The Lizia: “Gen Internet ed emoji cuore rotto” | Indie Talks
Di Sara Pederzoli e Nicolò Granone
“Scegliere come chiamare un disco è sempre un’operazione complicata. Alla fine mi sono accorto che tutto quello che avevo scritto e raccontato era accomunato da Internet, soprattutto le relazioni e i rapporti. Oggi nasce tutto da lì, da una dimensione digitale, per poi trasformarsi in carne e sudore. Su Internet ci si innamora, ci si lascia, ci si informa e disinforma. Forse ci si sente un po’ più soli, ma la mia generazione è nata e conosce questo mondo qua e mi sembrava coerente scegliere di raccontarlo” Giuse The Lizia, descrive nel comunicato stampa il suo nuovo disco in una maniera che potrebbe essere benissimo la scritta per un post sui social.
L’amore che ha bisogno di connessione, una generazione che ha bisogno di certezze. Internet come punto d’incontro, ma anche di fine tra l’oggi e il domani.
Fuori online un nuovo Indie Talks, da leggere ricordandosi che la vita è offline: per godersela è consigliato ascoltare Internet di Giuse The Lizia come colonna sonora.
GIUSE THE LIZIA X INDIE TALKS
Quale potrebbe essere la giusta bio per presentare questo disco?
Un disco che parla di noi, metterei questo pronome, perché quello che tento di fare è parlare di me del mio vissuto e delle mie esperienze sapendo che sono un ragazzo assolutamente normale quindi che in quello che vivo io si possono rivedere tantissime persone.
Succede penso infatti, che si crea questa bella alchimia tra me e chi mi ascolta. Ne vado molto fiero e di conseguenza mi sento meno solo. Sai che un sacco di gente sta messa come te.
Hai mai trovato un bug ricorrente nelle tue relazioni?
Devo dire di sì. Il bug è stato riuscire a comunicare in maniera limpida e trasparente le cose, spesso ho avuto comportamenti che tendevano a non essere chiari, non tanto sui sentimenti ma sui problemi, per paura di affrontarli.
Tenevo tutto per me, non parlandone per evitare il confronto e invece questa cosa si è dimostrata essere un boomerang.
Più tu non ne ne parli più le cose si accumulano e ti travolgono in maniera inesorabile.
Può nascere un colpo di fulmine da una foto profilo?
No perché il dato estetico è troppo poco. Se intendiamo il colpo di fulmine che mi invaghisco di qualcuno perché molto bello, molto interessante o molto particolare, ti dico chiaramente di sì.
L’amore a prima vista soprattutto social mi sembra impossibile per quello che ho sperimentato io è veramente un decimo l’estetica rispetto a tutto il resto.
Passa in fretta, o ti innamori e poi non conta più un cazzo quanto sia bello o brutto il tuo partner oppure il tempo ti annoia e quindi anche se è il più bello o la più del mondo non funziona.
Le illusioni sono una gran red flag dell’amore?
Si purtroppo. C’è un doppio discorso da fare.
Il primo che spesso si va molto in avanti con le tue illusioni nel senso che costruisci determinate idee su un’altra persona senza avere le basi, neanche a livello di pensiero
Altre volte non direi che magari sono red flag, ma capita che l’altra persona non ha il giusto atteggiamento, quindi in realtà si ha costruito su basi che non esistevano.
Questo è più brutto e inaspettato.
I social sono più giudizio o ricerca del consenso?
Interessante, direi ricerca di consenso. Io in primis per come sono fatto ho bisogno di rapportarmi con persone che mi fanno sentire apprezzato ed è in realtà una situazione da correggere il prima possibile perché si dovrebbe essere impermeabile rispetto a quello che la gente pensa di te e dovresti essere solo convinto di fare il massimo e di valere in quel senso, essendo sempre aperto a critiche costruttive.
Il giudizio nell’ambiente che frequento non è presentissimo e scremo, ma su Internet c’è.
Tutti postiamo le cose che sappiamo piaceranno alle altre persone .
“Baby perché pensi che andrà sempre tutto male?” Sei d’accordo che la tristezza porta like?
Si ma non perché sia davvero strategico parlare di tristezza ma forse per ora siamo davvero un po’ più tristi e torniamo al discorso dell’immedesimazione.
La musica è uno strumento potentissimo da questo punto di vista, se tu riesci a rispecchiarti da qualche parte è più facile che sia in una canzone che parla di quella cosa.
Le cose che scrivo io non le scrivo perché so che la tristezza tira di più, ma perché l’ho vissuta come altre persone.
Qual è la ricerca più assurda che hai fatto online?
Io sono fan del peso delle persone famose come dell’altezza, anche legato ad un discorso di autostima.
Magari scopro che un attore bellissimo non è altissimo e allora penso” dai potrei non sfigurare”. Ad esempio Tom Cruise che è molto basso ma un sex symbol.
Cerco anche cose di videogiochi per soddisfare il mio lato nerd però molto scarso, quindi mi blocco e cerco come fare.
Come sui social anche nel disco hai degli amici, come Mecna e centomilacarie. Chi ha chiesto l’amicizia a chi?
Nei confronti di Mecna è giusto che l’abbia chiesto io considerando l’artista che è lui. Sentivamo un feat su quel pezzo ma è nata spontaneamente e la sua penna, per quello che ha scritto e per il suo modo, era perfetta per quella canzone. Quindi è un rapper con una cifra stilistica simile alla mia.
Con simo ( centomilacarie) siamo amici, molto, anche se ci vediamo poco perché abitiamo in città diverse. In più collaborare e stimarsi artisticamente è stata quasi a una conseguenza dello stimarsi umanamente che in studio ha dato una forte intesa.
“Magie della tecnologia”, hai duettato con Dalla, come è nata l’idea?
Tra virgolette si ho duettato con Lucio Dalla. L’idea che è nata dalla possibilità di sfruttare l’arte del campionamento che mi piace un sacco e quindi si voleva fare questo esperimento.
La scelta di questo grande artista è stata fatta sia per un motivo stilistico, non devo stare a spiegare perché Lucio Dalla è gigante, ma anche per il suo vissuto a Bologna dove vivo e lo vivo tutti i giorni.
La frase su cui gira il pezzo è “l’impresa eccezionale dammi retta è l’essere normale” che ultimamente è un mio mantra da quando faccio a la musica.
Prossimamente ti vedremo anche offline, cosa aspettarci dal tour?
Divertimento fotonico, il live è la mia dimensione in cui si concretizza tutto il percorso di un disco, in cui si crea un rapporto assurdo con il pubblico.
Si canta tantissimo e il secondo sarà uguale, per un ora e mezza stacchi il cervello.
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