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Vago | Intervista Indie Italia Mag

Il 2019, anche se siamo solo a Maggio, ha già visto l’uscita di tantissime novità nel mercato musicale italiano. Tra queste novità c’è sicuramente Vago, nome d’arte di Antonio Marrone. Musicista e cantautore palermitano di ventitré anni che da circa un anno porta in giro la sua musica sotto tale pseudonimo.

Il giovane cantautore siciliano inizia la sua esperienza da musicista con una band funk-rock, fino a quando non sente l’esigenza di iniziare a scrivere lui stesso i testi e le sue canzoni. Decide quindi di approfondire lo studio della chitarra acustica e delle tastiere, così da poter comporre in toto i suoi lavori. Così, nel 2018, decide di dare vita al progetto “Vago”.

Alla fine di Gennaio di quest’anno, Vago ha pubblicato per l’etichetta “Gamma Musica Edizioni” l’EP “Distanze”. Il lavoro, che conta cinque tracce, presenta sonorità tendenzialmente rock-folk, lasciando anche spazio a venature più pop ed elettroniche. Dando vita ad un sound sicuramente personalizzato ed originale.

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I testi, scritti tutti in italiano in uno stile che ricalca molto quello dell’attuale cantautorato, parlano del mondo che circonda il giovane cantautore siciliano. Così,tra momenti di vita quotidiana, luoghi comuni ed un’ attenzione particolare ai sentimenti e all’emotività, Vago cerca di condividere pensieri, esperienze, storie, stati d’animo ed emozioni che possano raccontarci ed insegnarci qualcosa.

Alla fine di Marzo Vago ha pubblicato il video-clip di “Umore”, seconda traccia presente nell’EP. Il video racconta parallelamente due storie di vita quotidiana. Quotidianità, all’interno della quale, le persone possono vivere un vasto spettro di emozioni, dalle più semplici alle più complesse. Trovando, in quelle emozioni, un senso alla vita di tutti i giorni.

Abbiamo contattato il giovane cantautore palermitano per chiedergli qualcosa in più su come proseguirà il percorso di Vago.

Intervistando Vago

Ciao Antonio! Complimenti per il tuo primo lavoro. Quale è stato il tuo background da musicista?

Ciao a tutti gli amici di Indie Italia Mag, e grazie!

Mi sono avvicinato al mondo della musica nell’ormai lontano 2011, quando con un gruppo di amici siamo diventati i “Tre Dolci di Peppe”,cover band, come si può intuire dal nome, dei System Of a Down. È qui che ho iniziato a cantare, per gioco, appassionandomi però sempre più, fino a quando, due anni dopo, per motivi di studio, ci siamo sciolti.

Fu così che incontrai tre ragazzi, basso, chitarra e batteria, amanti dei Red Hot Chili Peppers quanto me, e, solamente dopo due prove, sembrava che suonassimo insieme da anni. C’era un feeling impressionante, tanto che, dopo pochi mesi, abbiamo spontaneamente iniziato a creare i primi brani inediti, diventando i “Ladri di Parole”.

In questo momento ho iniziato ad approcciarmi alla scrittura, prima in inglese, poi in italiano, e a comporre musica insieme a loro. Grazie a loro mi sono innamorato, ancora una volta, della musica, delle sue molteplici forme e dimensioni, così come della scrittura. Entrambe le cose sono diventate man mano sempre più importanti, fino a diventare essenziali parti della mia vita.

Negli ultimi tre anni ho iniziato a sperimentare e a sperimentarmi, imparando a suonare tastiere e chitarra acustica da autodidatta (senza in realtà mai studiare), a comporre musica in solitario e scrivere canzoni interamente mie. Dopo cinque anni le nostre strade si sono separate, e adesso è nato Vago.

“Distanze” è un lavoro in cui il Pop cantautoriale che proponi assume varie forme. A volte più rock, a volte più folk. Lasci  anche spazio ad elettronica e addirittura a fiati. Quanto hai dovuto sperimentare per arrivare a questo sound?

Sì, possiamo dire che ogni brano di “distanze” è un universo sonoro a sé.

Gli arrangiamenti originali sono di Alessio Fabra, chitarrista, compositore ed arrangiatore da parecchi anni (co-autore, tra gli altri, del duo folk rock “Il Pan del Diavolo”dal 2007 al 2010), che è riuscito, grazie alla sua esperienza e al suo estro, ad arricchire le canzoni, di cui sono autore di testi e musica, senza snaturarle. La sperimentazione in realtà è l’EP stesso: ogni idea musicale è essenziale, niente è decorativo o manieristico; ogni elemento sonoro è stato scelto in senso evocativo e simbolico, in base al clima della canzone; l’uso delle compressioni è moderato e, soprattutto, non c’è il basso.

Questa è forse la cosa che fa storcere il naso a molti, di cui però non sentono la mancanza a livello sonoro, così come la batteria, che è intesa come una percussione orchestrale e non come scheletro ritmico. Insomma, c’è un bel po’ di lavoro dietro, e, soprattutto di professionalità.

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Quanto è difficile per un ragazzo di ventitré anni che viene dal sud cercare di farsi spazio in un mercato musicale che propone novità quasi quotidianamente?

Mi colpisce il fatto che abbia sottolineato che vengo dal sud, perché lo è ancora di più rispetto a chi è un artista emergente al nord, dove la musica è valorizzata e le opportunità di far suonare dal vivo artisti emergenti maggiori.

In questo periodo storico, poi, sembra che chiunque faccia musica. Sarà solo percezione, ma rispetto a pochi anni fa, soprattutto “grazie” ai social network, molte più persone ci provano, in quanto vi è più facilità di diffusione. Io faccio quello che mi piace e non quello che piace agli altri, o tanto meno quello che è in voga, per cui forse è ancora più complesso riuscire a ritagliarsi anche un piccolo spazio.

C’è una motivazione particolare dietro la scelta del tuo nome d’arte? Perché “Vago”?

Vago è per definizione qualcosa che non ha una definizione, scusando il gioco di parole. Nel periodo in cui ho deciso di registrare“distanze” e concretizzare quello che avevo composto in circa tre mesi, ero come diviso in tante persone, assumevo diversi ruoli. Mi ero laureato da poco in psicologia, lavoravo in un centro di accoglienza per MSNA (minori stranieri non accompagnati) e continuavo a studiare, alla specialistica. E poi suonavo e scrivevo.

Ho scelto di essere prima di tutto un musicista, cercando di trasformare quello che amo fare nel mio mestiere. Ho scelto di non essere più vago. Ma ripeto, vago è indefinito, quindi che vi spiego a fare.

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Quali sono i tuoi riferimenti musicali nella attuale scena italiana?

Non ascolto molto della scena italiana attuale, o meglio, non ascolto quando voglio sentire bella musica. Ci sono alcune cose che mi passano per le orecchie per caso o che mi vado ad ascoltare per mera curiosità o per poi poter dire che non mi piacciono.

Brunori Sas è sicuramente uno di quelli che apprezzo molto. Non me ne vengono altri. Sono legato molto agli anni che vanno dal ‘60 al ‘90. I miei riferimenti sono in questi 30 anni, in Italia così come in Inghilterra, USA, etc. etc.

Il video di “Umore” racconta parallelamente due storie di vita quotidiana. Di chi è l’idea di girare un video con questo taglio? Chi lo ha curato?

L’idea di base è stata mia e del mio batterista, Fred, poi successivamente sviluppata insieme al regista del video, Giulio Gulizzi, che lo ha interpretato a suo modo, soprattutto durante le riprese e il montaggio.

La produzione del videoclip è a cura della Lupucuvio Film, formata da un gruppo di giovanissimi, appassionatissimi e molto competenti.

Sono previste date live per promuovere il tuo EP?

Negli ultimi due mesi sono stato in Spagna per motivi di studio, e dunque non ho potuto provare con la mia nuova formazione. Presto però sarò in giro a suonare le mie canzoni e a diffondere “distanze” ovunque.

Per restare aggiornati seguitemi sulla pagina instagram @vagosono, o su facebook @vago. Grazie, e a prestissimo!

#stayvago

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