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Deca | Intervista Indie Italia Mag

Gabriele Deca è un cantautore della scuola romana che da circa un anno e mezzo si sta facendo spazio nel mercato delle novità musicali italiane. Ha da poco presentato il suo ultimo singolo, “Abbiamo ucciso la città”, che va ad aggiungersi agli altri tre già pubblicato in questo periodo iniziale di attività da solista.

Il suo progetto, nato nel 2017, è il frutto dell’esperienza che lo stesso Deca ha avuto nel corso degli anni passati in vari gruppi pop/rock underground.

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Gabriele Deca propone un sound ricercato e variopinto, che richiama le sonorità dell’ Itpop più moderno. Lasciando comunque spazio sia a momenti più ritmati, quasi di ispirazione latina, sia a venature che suonano decisamente più elettroniche. Il risultato di questa ricerca musicale è rappresentato dai brani che Deca ha sin ora pubblicato. Canzoni per certi versi molto diverse tra loro, ma che risultano comunque legate da una coerenza compositiva che si ritrova sia negli arrangiamenti, sia nei testi (scritti tutti in italiano) che affrontano ed osservano tematiche di vita quotidiana attraverso una lente malinconica.

Nonostante lo stesso Deca si definica “pigro in maniera atavica”, il musicista romano ha già pubblicato ben quattro singoli. L’ultimo, “Abbiamo ucciso la città“, è uscito ad aprile ed è l’unico brano che ancora non è accompagnato da un video-clip.

Le canzoni sin ora pubblicate andranno a comporre il primo disco di Deca che presumibilmente uscirà il prossimo autunno.

In attesa del suo primo lavoro abbiamo contattato direttamente Gabriele Deca per approfondire proprio con lui la sua proposta artistica.

Intervistando Deca

Ciao Gabriele. Qual è il tuo background da musicista?

Ciao a tutti i lettori.

Vengo, come molti, dai gruppetti rock del liceo. Da adolescente volevo essere un ribelle e cantare canzoni in un mezzo inglese stentato. Poi ad un certo punto bisogna farsi suggestionare dalla grande vastità di musica che esiste, magari, crescendo, anche dalla consapevolezza di avere qualcosa da dire.

Da lì, la ricerca sui testi, sulla musica, il progetto solista. Tutto molto lineare, anche se con i miei tempi e non senza fatica.

Hai già all’attivo 4 singoli. I tuoi brani vanno ad inserirsi in un mercato musicale che propone novità quotidiane rendendo l’ascolto, a volte, un po’ “usa e getta”. Cosa pensi possa avere la tua musica per far si che questo non succeda?

Beh ,è molto difficile avere certezze a riguardo. Mi spaventa un po’ la spavalderia con cui ci si intesta un carattere rivoluzionario o differente. Diciamo che c’è molta ricerca e molta onestà in quello che faccio. Mi piace la mia musica e ne seguo attivamente quasi tutti gli aspetti. Poi sai, le meteore hanno anche fatto estinguere i dinosauri, quindi magari si può lasciare il segno anche così.

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Il tuo ultimo singolo “Abbiamo ucciso la città” trasmette un senso di impotenza e malinconia. Il processo compositivo è stato altrettanto malinconico?

Credo che la malinconia sia alla base del mio (e credo non solo del mio) processo creativo. In questo caso avevo addosso la sensazione di non appartenere più alla mia città, in quanto tutto intorno a me sembrava spento e freddo. Però impotenza no. Non mi concedo questo alibi. Diciamo sconforto. D’altronde trasmettere emozioni è un po’ il senso della musica e averne di autentiche è il modo più semplice per parlarne.

I tuoi tre singoli usciti prima di “Abbiamo ucciso la città” sono stati accompagnati dai relativi video-clip. Anche per questo ultimo
singolo stai lavorando ad un video? Ed avrà lo stesso taglio degli altri (una storia raccontata attraverso momenti di vita quotidiana)?

Questo è argomento di dibattito e, soprattutto quando non si è convinti, serve un po’ di riflessione a riguardo. Sulle tematiche dei video ammetto che esiste un elemento forte di casualità e possibilità. Abbiamo fatto quello che potevamo con i mezzi che avevamo. A me piacciono però i video che raccontano qualcosa, aiuta a costruire una visione delle cose.

La tua proposta artistica va ad inserirsi in una scena, quella italiana, che negli ultimi anni ha visto nascere moltissimi artisti. C’è qualcuno del panorama attuale che apprezzi in modo particolare?

Quando è uscito il primo album dei Cani sono impazzito, come anche “Andate tutti affanculo”  degli Zen Circus.

Di cose interessanti ce ne sono in giro .

Ci sono state collaborazioni particolari per la registrazione di “Abbiamo ucciso la città”?

Lavoro con un collettivo di musicisti che fa riferimento al BDR Studio e sarebbe complicato citarli tutti. Dico due nomi, mi scuseranno gli altri, ma sono i più importanti: Luca Taurmino e Daniele Ferreri.

Stiamo creando un clima ideale nel quale lavorare e creare nonché una realtà in evoluzione che ci darà molte soddisfazioni.

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Quando è prevista l’uscita del disco?

In Autunno. Così posso starmene al mare per due mesi.

Avremo modo di vederti dal vivo?

Attualmente ci stiamo organizzando per la promo del disco e concerti a breve in programma non ne abbiamo. Però magari esce qualcosa di interessante all’ultimo e lo comunicherò sui miei canali social.

Grazie mille

Ascolta Deca nella playlist Spotify di Indie Italia Mag

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