MAREE

La sottile strada dei ricordi cantata da MAREE | Intervista

Un piccolo isolotto sul canale della Manica, uno stretto lembo di terra che lo collega alla terraferma e le maree, che puntualmente tornano a dividerli. Ecco qual è l’immagine che il titolo Saint-Michel richiama alla mente; se a comporre il brano è una band chiamata MAREE il collegamento è presto fatto.

Ma cosa rappresenta per loro questa divisione, questa lontananza che giornalmente si azzera, ricongiungendo un posto così isolato con il mondo reale? La sottile strada dei ricordi può essere spazzata via da un’ondata inaspettata o è comunque destinata a riaffiorare?

Il singolo Saint-Michel è il primo brano dell’EP Versilia: anche in questo caso salta all’occhio il collegamento con il mare, con la desolazione di un luogo che esiste anche in inverno, pur sembrando quasi invisibile a tutti. Abbiamo fatto una chiacchierata con i MAREE chiedendogli cosa unisce tutte queste cose, facendole diventare un solo, unitario, concetto.

INTERVISTANDO I MAREE

C’è un collegamento voluto tra (Mont) Saint-Michel ed il nome MAREE?

Sì, diciamo che l’idea dietro al nome MAREE è legata al mood in cui eravamo quando l’abbiamo scelto: dovevamo, volevamo farci sentire e ricordarci sempre di come la nostra musica debba travolgere.
Con questa idea nasce Saint-Michel, risultato di un naufragio musicale, un’immersione totale nel flusso dei nostri pensieri.

Come vivete il rapporto con i ricordi? Preferireste una marea che li porta via o che li fa ritornare a galla?

I ricordi sono un elemento chiave nelle nostre canzoni, in tutte quelle che sentirete.
Ce ne sono alcuni sbiaditi da lasciarsi alle spalle, che la marea dovrebbe spazzare via, altri da riscoprire, che vorremmo non svanissero mai, altri ancora in cui rifugiarsi quando il mondo ci sembra buio.

Da cosa nasce Saint-Michel e questo bisogno di allontanare qualcuno o qualcosa?

Saint-Michel nasce in un momento particolare, un momento in cui stavamo rivedendo completamente noi stessi. Dovevamo crescere, e per crescere sentivamo il bisogno di dare una forma ai ricordi, alla nostalgia, all’andare avanti.
Crescere, per noi, ha significato abbandonare una vita immersa tra i ricordi che abbiamo già vissuto e riuscire a crearne di nuovi. Abbiamo allontanato ciò che “ci spaventava” e ci siamo buttati in mare aperto.

Potete darci delle anticipazioni sull’EP che avete in cantiere? I brani seguono un concept oppure sono il frutto di diversi momenti di scrittura?

Assolutamente sì! L’EP, che si chiamerà “VERSILIA”, è frutto, in sostanza, di un anno di lavoro spalla a spalla con Cosimo Bitossi di Supernova Dischi, un anno pieno di emozioni diverse, una più incredibile dell’altra.
C’è un concept, un’idea principale che sancisce i cambi di umore a cui noi abbiamo dato un senso e un nome: VERSILIA. Un posto frequentatissimo d’estate, che abbiamo però scelto di rappresentare musicalmente in versione invernale. Esiste la Versilia d’inverno? Si!

Dopo la grande era del rock alternativo italiano, nel decennio 1995/2005, adesso sembra che certe sonorità siano ritornate prepotentemente: come vivete il vostro fare rock in italiano?

Essere una band rock e cantare in italiano per noi è una responsabilità e un grande onore.
I FASK sono una delle band che sicuramente ci ha influenzato, ma ci sono davvero tanti altri nomi molto validi: Gazebo Penguins, Scuse Inutili, Cara Calma, Fine Before You Came.
C’è chi ancora scredita il rock in italiano, ma probabilmente ha le orecchie troppo chiuse. Mentre secondo noi è importante aprirsi alla musica italiana, perchè ci sono davvero molti nomi validi da ascoltare.

L’ultima frase di Saint-Michel urla vattene lontano da me: ma avete previsto la presenza di un collegamento tra i due punti quando la marea si abbassa, un po’ come accade per il famoso isolotto francese?

L’idea con cui è nata Saint-Michel era proprio questa: andare avanti senza vivere nei ricordi, imparare da quello che abbiamo vissuto, ma privarsi di viverne di nuovi.
Forse riuscire a crescere vuol dire anche questo: il giusto equilibrio tra quello che siamo stati e quello che vogliamo diventare.