Shampisti: “Vivere con consapevolezza e senza finzioni” | Intervista

Dalle Marche con furore. Tommaso, Andrea, Stefano e Stefano, in arte Shampisti, iniziano a suonare sei anni fa a qualche festa di paese della loro regione quasi per gioco.

Il pubblico però sembra apprezzare questa band dal nome bizzarro, vuoi per il repertorio, vuoi per la capacità di aggregare le folle facendole cantare a squarciagola canzoni che tutti conosciamo. Oggi hanno un album in cantiere e tre singoli pubblicati che affrontano temi poco scontati ma che riguardano tutti noi da vicino. Ciò che è immediato ascoltandoli è l’empatia con il genere umano e la grande passione per ciò che fanno. Il loro ultimo singolo Anestesia parla di destino e vanta un video con un protagonista d’eccezione. Sono artisti di cuore che hanno deciso di devolvere tutto il ricavato di Anestesia alla lotta contro il coronavirus, in particolare all’Ospedale di Pergola, la loro cittadina a cui sono indissolubilmente legati.

Intervistando Shampisti

La domanda sorge spontanea: come mai Shampisti?

Tutto è nato nell’estate del 2014 in occasione di una festa molto popolare della nostra piccola città (Pergola, provincia di Pesaro e Urbino).
Coinvolti dagli organizzatori, abbiamo improvvisato una scaletta dei più grandi successi italiani e ne è nata una serata strepitosa, con tantissima gente e tanto entusiasmo. Ci siamo detti che non poteva finire lì. Abbiamo cercato un nome e la scelta è stata abbastanza automatica: il nostro era un repertorio di canzoni da “cantare sotto la doccia”, così all’inizio ci siamo chiamati Shampoo. Sin da subito abbiamo avuto un buon riscontro da parte del nostro territorio. In cinque anni gli appuntamenti sono stati più di trecento, principalmente in giro per le Marche tra concerti, eventi e feste di piazza. Un po’ di assestamenti nella formazione e poi il cambio del nome a fine 2018, quando abbiamo scoperto che già esisteva un gruppo col nome Shampoo. Per evitare problemi e sovrapposizioni, anche perché volevamo intraprendere la strada degli inediti, siamo diventati Shampisti.

“Anestesia”, vostro ultimo singolo, avrebbe dovuto far parte di un album di cui è stata spostata l’uscita causa coronavirus. Potete svelarci qualcosa su questo progetto?

Sarà un album di 10 brani, che conterrà anche i singoli già usciti Zizzania, Spostare il disordine e, appunto, Anestesia. Siamo molto contenti: abbiamo scritto tutte le canzoni a otto mani, e ci siamo resi conto che le cose fatte insieme sono le migliori, e anche questo è un insegnamento che portiamo con noi in un momento storico così particolare.
Lo stop dei lavori in questo momento è ovviamente l’ultimo dei problemi e non ha senso dispiacersene più del dovuto.
La salute viene prima di tutto e ora è tempo di stare a casa e di seguire alla lettera le disposizioni delle istituzioni. Un pensiero di gratitudine va a tutti gli operatori sanitari, a coloro che lavorano per questa situazione critica e a chi è nella sofferenza.

Protagonista del video è Walter Valentini, artista vostro concittadino. Come mai questa scelta?

Volevamo che il video di Anestesia parlasse di bellezza e di vita vissuta. Abbiamo pensato subito a Walter Valentini perché rappresenta a pieno queste caratteristiche: la sua arte in giro per il mondo e il suo fortissimo legame con le sue origini, la capacità di far sognare, l’esperienza di un 92enne ancora giovanissimo.
Walter è un pittore, scultore e incisore riconosciuto a livello internazionale nel campo della grafica e dell’incisione. Vive a Milano da anni. Lo abbiamo contattato tramite un amico in comune, incerti che un artista del suo calibro potesse sposare un progetto come il nostro. E invece con nostro grande onore ha accettato il nostro invito.
Ne è uscito un video che in questi giorni sembra provvidenziale, perché parla della capacità di sognare e di vivere la vita a colori nonostante la fragilità dell’uomo.
Il video è stato registrato da Federico Fringuelli e Gianluca Gasparini, di Stop2Photo&Video. A loro va un grande grazie perché praticamente in 3 giorni, da quando abbiamo deciso di pubblicare Anestesia, lo hanno realizzato con il materiale che avevano girato a Milano nel laboratorio di Walter e nel loro studio di Senigallia, modificando l’idea originale che prevedeva scene anche con la nostra presenza.

Tutto il ricavato di Anestesia verrà devoluto alla lotta contro il COVID-19, in particolare all’Ospedale di Pergola. In che modo siete legati al vostro luogo di origine? Vivete ancora tutti lì?

Siamo molto legati a Pergola. Anche l’unico non pergolese (Stefano, il chitarrista, è di Corinaldo, distante 20 km) è come se lo fosse.
Gli impegni professionali e personali ci portanospesso fuori dalla nostra piccola cittadina, ma il nostro luogo di origine è ancora la base dove troviamo l’ispirazione per la nostra musica e dove viviamo con i nostri affetti.
Siamo consapevoli di essere “di provincia”, ma pensiamo che questo sia valore aggiunto, e non solo un limite.

“Non hai scuse, vieni a prendermi”. Vi rivolgete al destino?

Esattamente. Anestesia parla di un uomo che va incontro al suo destino. Può essere l’incontro con la donna desiderata, con un sogno da realizzare, con la morte, con una sconfitta, con un progetto che è andato diversamente da come si era sperato.
Quello che conta è vivere con consapevolezza e senza finzioni, raccontando a se stessi la verità.

A proposito di destino, quale pensate sarà l’impatto a livello umano-comportamentale di questa situazione sulle persone?

Cambierà tutto? È la domanda che chiunque si fa in questi giorni così difficili. Pretendiamo risposte dagli esperti, ma anche loro si interrogano come noi. L’impressione che abbiamo è quella comune: non sarà facile né immediato tornare alla situazione precedente a questa emergenza. Questo periodo di stop forzato inevitabilmente modificherà le relazioni sociali e tutte quelle attività che hanno a che fare con l’aggregazione.
In questi giorni abbiamo letto una riflessione di David Grossman che ci ha colpito molto: “Quando l’epidemia finirà, non è da escludere che ci sia chi non vorrà tornare alla sua vita precedente. La presa di coscienza della fragilità e della caducità della vita spronerà uomini e donne a fissare nuove priorità. A distinguere meglio tra ciò che è importante e ciò che è futile. A capire che il tempo – e non il denaro – è la risorsa più preziosa. Chi, potendo, lascerà un posto di lavoro che per anni lo ha soffocato e oppresso. Chi deciderà di abbandonare la famiglia, di dire addio al coniuge, o al partner. Di mettere al mondo un figlio, o di non volere figli. Di fare coming out. Ci sarà chi comincerà a credere in Dio e chi smetterà di credere in lui. Ci sarà chi, per la prima volta, si interrogherà sulle scelte fatte, sulle rinunce, sui compromessi. Sugli amori che non ha osato amare. Sulla vita che non ha osato vivere.”

Lo cantiamo proprio in Anestesia: “è un controsenso vivere per fingere”. Nel mezzo di tutti i cambiamenti che dovremo vivere, possiamo fare solo una cosa già da oggi, ed è l’augurio che facciamo a noi stessi e a tutti: di diventare migliori.

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