VANARIN

“Wait and see”, l’ultimo singolo collaborativo dei VANARIN | Intervista

Sonorità r’n’b si fondono a ispirazioni hip hop, passando per l’elettronica. Queste le note cromatiche predominanti nell’ultimo Ep, dal nome “Ep2”, pubblicato dai Vanarin lo scorso 31 gennaio per Dischi Sotterranei.

Vanarin è un progetto Alt-pop capace di portare in Italia uno stile brit-rock che mancava sulla scena musicale italiana. 

“Overnight” è il titolo dell’album con cui sono nati tra le braccia dell’etichetta discografica Woodworm nel 2017. Da lì i Vanarin hanno preso la rincorsa per poi ritrovarsi a suonare su più di 50 palchi in tutta Italia aprendo artisti come Thurston Moore, Any other, The Winstons and Fast Animals and Slow Kids.

A fine marzo è uscito per Brex hip ltd. un interessante singolo collaborativo, “Wait and see”, che oltre alla bellezza con cui Vanarin, Kick e Tin Woodman hanno saputo mettere insieme le proprie diversità musicali, abbiamo trovato interessante anche le parole di speranza che emergono dal testo. 

È proprio da qui che è scaturita la nostra curiosità nello scambiare quattro chiacchiere con loro. Buona lettura!

Intervistando i VANARIN

Lo scorso 27 marzo avete pubblicato un singolo collaborativo insieme a Kick e Tin Woodman, dal titolo Wait and See, per Brex hip ltd. Qual è stata la motivazione più forte che vi ha permesso di articolare questo grido di speranza?

È stata una collaborazione interessante iniziata circa ad Ottobre.Sono entrambe band di amici che stimiamo e ci siamo trovati molto bene a lavorare con loro. Brex hip Itd  è stato il motore di tutto questo e ne siamo contenti. La collaborazione ci ha permesso di lavorare diversamente da come lavoriamo in studio, collaborare con altre persone arricchisce sempre e il risultato è stato una sorpresa. Probabilmente è questa la motivazione più grande.

Nella canzone è ripetuta continuamente la domanda “are we going to survive?”. Qual è la risposta a questo quesito che (democraticamente) sta affliggendo un po’ tutti?

L’argomento che volevamo trattare non era qualcosa di specifico ma l’insieme delle problematiche che ci stanno a cuore. Il fatto che il singolo sia uscito con lo scoppiare della pandemia è puramente casuale. Non sappiamo come rispondere al quesito… Il messaggio vuole essere un invito all’ascoltatore a mettersi in discussione e a porre l’attenzione su una serie di temi che tutti conosciamo ma che spesso passano inosservati, sovrastati forse dalle nostre abitudini, vite e dinamiche sociali. Ognuno elabora la propria e personale risposta, come stiamo vedendo in questo periodo. Speriamo che queste tematiche non tornino nel dimenticatoio quando l’emergenza finirà (?).

Dai palchi dei festival in giro per l’Italia ai live a distanza. Come state vivendo il momento magico della performance attraverso una videocamera?

Volevamo tanto uscire con le date e ritornare a suonare dal vivo, nel vero senso della parola.. ma vista la situazione abbiamo fatto anche noi qualche “live digitale” in questo periodo. È un’esperienza particolare e con il suo potenziale ma pensiamo che il concerto dal vivo sia una realtà a parte sia per chi suona che per chi ascolta, e noi non vediamo l’ora.

Elettronica, white funky e psichedelia sono le note predominanti del vostro ultimo Ep2. Chi sono stati i vostri guru musicali finora?

Siamo una band con ascolti di qualsiasi tipo e facciamo quello che unisce i gusti e le abilità di ognuno di noi. Recentemente prendiamo ispirazione dall’hip hop, dall’ r’n’b, dal funk e dall’ afro, ma restiamo sempre legati agli ascolti con cui siamo cresciuti e cerchiamo di fonderli con quello che ci entusiasma oggi. Ultimamente ad esempio ascoltiamo molto artisti come Tyler the Creator, Unknown Mortal Orchestra e Blood Orange.

State alimentando la vostra creatività in questi giorni?

Più che alimentarla la incanaliamo in maniera differente. La lontananza ha obbligato tutti e quattro a lavorare da casa con il computer e il quantitativo di materiale su cui lavorare si è moltiplicato. Procediamo su più brani contemporaneamente con buona agilità anche se ci sono alcuni svantaggi. Certo, abbiamo più tempo per lavorare sul disco, ma il desiderio maggiore resta quello di vedersi di persona e proseguire coi live il prima possibile.