PH: Riccardo Biagioni Angeli

dalz8: ” Il luogocomune siamo noi” | Intervista

Lorenzo Dal Zotto o meglio dalz8, è un cantautore umbro che ha pubblicato come brano d’esordio “luogocomune” partendo dai ricordi d’infanzia, con i consigli, un po’ arrabbiati, che sentiva dalla nonna per arrivare a identificarsi come individuo in un mondo in cui fa fatica a riconoscersi.

L’individualismo sfrenato porta l’essere umano a sentirsi invincibile, forte come un supereroe, mentre in realtà cerca di mascherare le proprie facilità e nascondere la solitudine, in modo da evitare tutti i  possibili giudizi.

Ogni persona dovrebbe avere il coraggio di distinguersi dalla massa, dalz8 con questa scelta artistica dimostra che ha le capacità per raccontare la sua storia artistica, rimaniamo quindi in attesa di altre canzoni.

INTERVISTANDO DALZ8

Dalz8 viene dalla provincia inseguendo quali sogni?

Inseguo un sogno che è molto ambizioso e allo stesso tempo è molto semplice: portare il mio modo di vedere e di vivere la vita a più persone possibili attraverso la musica, che ad oggi resta uno degli unici strumenti in grado di unire le persone. Quando si parla di musica, già di base si parla di una materia che va contro le divisioni visto che lei, per prima, è formata dall’insieme di rumori naturali o elettroacustici e di note.
In più quello che sogno veramente è di vedere e sapere che tante persone si identificano nei testi delle mie canzoni, in un loro modo personale, rendendo così la mia canzone… la loro canzone.

C’è un luogocomune nel quale t’identifichi?

La canzone è già di per sé un insieme di luoghi comuni nei quali io mi identifico: su tutti, quello che più spesso ho sperimentato nella mia vita è “che il tempo aggiusta le cose”.

Io sono sempre stato una persona abbastanza rancorosa e ho sempre voluto avere il controllo sul tempo e su tutte le cose in generale, però vivevo male.

Ho notato che lasciando il controllo al tempo e facendogli fare il suo corso “naturale” questo può curare, aggiustare o perdonare le cose anche dal punto di vista personale.

Da quando ho accettato questo vivo meglio.

Quanto contano e influiscono i numeri per un artista?

Ahimè oggi i numeri sono essenziali, almeno da quello che vedo perché io sono entrato ora in questo mondo. La cosa triste è che oggi fare numeri è diventata la vera prerogativa e forse si toglie spazio a tanti contenuti per seguire i mercati e questo forse può demoralizzare chi, come me, prova ad affacciarsi in questo mondo.

io penso che prima di tutto conti la musica e i rapporti che essa riesce a tessere. La bellezza di suonare in giro e confrontarsi con le persone, rappresentano la vera scintilla che innesca il fuoco.

Il mondo della musica secondo te è un tutto un magnamagna?

Non lo so, spero di no! Ci sono tantissime micro aree e tipologie di mercati dentro il mondo della musica, quello che vedo da sotto il palco e da ascoltatore mi piace moltissimo e spero che sia così. Mi immagino un mondo basato sui rapporti con le persone e con il pubblico.

PH: Riccardo Biagioni Angeli

Il tempo modifica la percezione della realtà?

Non credo la modifichi però la distorce, o meglio: è la percezione che noi abbiamo del tempo a distorcere la realtà.

Il tempo che viviamo è lo stesso per tutti, tutto sta a come noi ci interfacciamo con lui.

In realtà io sono convinto che il tempo non esista, è una nostra invenzione, è una gabbia che noi ci siamo creati per darci una regola, ed è la regola di cui abbiamo più bisogno ma allo stesso tempo è quella che vorremmo più trasgredire.

“Ora la finestra è sempre aperta, Ora la casa è sempre chiusa, Ora la luce è sempre accesa” Da queste strofa emerge una certa solitudine. Questo brano denuncia questa condizione emotiva?

In questi versi ho voluto chiudere alcune immagini che mentre scrivevo mi sono venute in mente. Innanzitutto vuole riprendere anche il  luogo comune che dice “una volta si poteva stare tranquilli con la finestra e porta aperta” ma ora dentro quelle case chi c’è? E qui entra in scena la solitudine, io ci vedo tutti molto chiusi in noi stessi, pensiamo di essere molto “social” ma nella realtà non lo siamo e si vede anche dalla paura costante che abbiamo di confrontarci con l’altro.

In amore è normale lasciarsi fregare dai sentimenti?

Nella prima fase dell’amore si, se non ti fai fregare non ti sei donato o aperto completamente. Tirare il freno per paura di rimanerci fregato e di stare male è inutile, porta a vivere male la relazione. Stare male nella maggior parte dei casi porta comunque dei frutti, bisogna saper cogliere il momento in cui si è nel fondo per crescere.
L’amore poi richiede altro: collaborazione, presenza, pazienza, il sentimento poi si accascia nel fondale del cuore e diventa un’ancora che tiene ferma la barca anche nei momenti di tempesta.

Secondo te ogni generazione si sente migliore di quella precedente?

Forse, ma ogni generazione è condizionata dall’ambiente sociale in cui vive.
Sarebbe bello poter dire che ogni generazione è più consapevole della precedente. Questo lo vedo e mi da speranza.
Tengo molto ai giovani (quelli che sono più giovani di me intendo), quello che vedo oggi è che i più anziani sono subito pronti a giudicare e non ascoltano. Non mi piace giustificare chi viene dopo di me, mi porterebbe ad assumere una posizione troppo netta e che non aiuterebbe.

PH: Riccardo Biagioni Angeli