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Cristian Albani: “La mia musica si mescola con gli umori della vita” | Intervista

Un ponte è una costruzione che unisce due sponde di un fiume, attraversarlo significa quindi lasciarsi alle spalle un qualcosa e andare verso altro. Ecco Cristian Albani descrive proprio queste sensazioni nel suo nuovo brano.

Rimanendo sospeso in un senso d’incertezza, l’artista galleggia tra folk e sintetizzatori, immergendosi in una follia meditativa, esplorare il passato può creare spunti direzione futuro o portare alla luce nuovi interrogativi e scelte possibili.

Il cambiamento è un punto di rottura con tutto ciò che c’era prima, ma percorrendo una nuova strada non si ci dimentica mai come si fa a camminare, quindi ogni piccolo passo modifica inevitabilmente il nostro approccio al mondo.

Albani è un artista che ha maturato diverse esperienze, anche oltreconfini, la sua musica quindi si mescola con gli umori della vita, siamo curiosi quindi di ascoltare l’album in uscita nei prossimi mesi.

INTERVISTANDO CRISTIAN ALBANI

Tra Londra e l’Italia, tra folk elettronico e cantautorato, come si mescola la tua musica?

La mia musica si mescola come gli umori della vita, come i climi e le atmosfere dei luoghi che abitiamo; è un flusso evolutivo, un libero scorrere di suggestioni emotive. Ogni situazione, ogni tema ha necessità, dimensioni, colori diversi; allo stesso modo cerco di plasmare la scrittura senza pormi dei limiti netti di forma, genere o lingua.

Questo progetto artistico ti fa vivere sospeso?

Decisamente sì, l’arte di per sé comporta una volontaria “perdita di equilibrio” continua. Ogni volta che ci si sbilancia si esplorano nuovi punti di vista e nuove fragilità, ed è uno dei modi per me più efficaci per creare empatia nella scrittura di canzoni.

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“Ponte” è un segno di speranza, o un modo per allontanare qualcosa del passato senza perderne la coscienza?

“Ponte” come canzone è entrambe le cose; essere su un ponte significa essere in una fase attiva e cosciente di passaggio, in cui ogni decisione o atto è ancora in nostro potere (procedere, tornare indietro, rallentare, ecc.). Al contempo le immagini della canzone, nel loro ermetismo, mescolano i confini tra realtà e metafora, presente e passato, in cui l’ascoltatore può trovare una propria dimensione in maniera personale e sempre diversa.

L’acqua è un elemento a cui sei particolarmente legato?

L’acqua è presente nelle mie canzoni fin dall’inizio, in tutte le sue accezioni; come forza respingente in “Archimede”, come oceano infinito da navigare in “Euforia” e come limbo pericoloso in “Ponte”. Essendo cresciuto vicino ad un canale e alla spiaggia ho sempre provato grande fascino per il mare, sempre sensibile alla sua potenza e complessità fisica.

Che valore è quello della memoria?

La memoria è un valore per importantissimo, perché spesso solo grazie all’arte è davvero possibile imprimere un ricordo duraturo non solo nella mente individuale ma anche in quella collettiva. La nostalgia è una forza trainante in grado di evocare immagini ed emozioni fortissime, e mi piace canalizzarla nelle mie canzoni per avvicinare l’ascoltatore al mio mondo interiore.

Perdersi per ritrovarsi quanta euforia provoca?

Direi tanta; spesso poi le situazioni artefatte, sia nella realtà che nella finzione del racconto, sono quelle che sanno metterci meglio alle strette con la nostra fragilità. Quando ci sentiamo vulnerabili entriamo di nuovo in contatto con il nostro bambino interiore, e in questo modo riviviamo meglio anche l’esaltazione del gioco.

Sai già che forma darai ai prossimi giorni, prima dell’uscita del disco?

Ci saranno sicuramente concerti, scrittura e tanta preparazione al momento di condivisione.

Al di là di queste linee guida generali, a me piace molto vivere alla giornata. Gli obiettivi vengono fissati, ma poi cerco sempre di rimanere in ascolto delle mie sensazioni e delle mie suggestioni quotidiane. Alla fine senza un ascolto che musica si può mai pretendere di creare?

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