New Indie Italia Music Week #187

Non la avverti tutta questa realtà ovattata? Tutto così CUTE, tutto così giusto, TOP! Ne siamo così sicuri? Una coltre di esclamazioni onomatopeiche che opacizza e appiattisce la nostra percezione e il nostro giudizio sulla realtà. La categorizzazione delle sensazioni senza la possibilità di identificare delle sfumature. Tra il bianco e il nero c’è di mezzo il mare ed è questo il momento di sfoggiare tutti i colori possibili per illuminare la nube sensoriale che ci avvolge.

Lo sai che esistono anche suoni illuminanti?

Scoprili con il nuovo numero di New Indie Italia Music Week con tutte le recensioni dei migliori brani #IndieItalia della settimana!

Artiminime 

Una traccia allucinata, che rifiuta di muoversi dentro un’orbita definita per viaggiare libera sulle ali del suono.

Artiminime è il nuovo singolo degli I Hate My Village che esce giovedì 18 aprile per Locomotiv Records, secondo brano estratto da Nevermind The Tempo, il nuovo album in arrivo il 17 maggio.
Ascolta Artiminime.

Dopo il viaggio sonoro tribale e futuristico di Water Tanks (qui il video di Donato Sansone), la superband formata da Adriano Viterbini (Bud Spencer Blues Explosion), Fabio Rondanini (Calibro 35, Afterhours), Marco Fasolo (Jennifer Gentle) e Alberto Ferrari (Verdena), quattro protagonisti assoluti della musica indipendente italiana, torna con una canzone come sempre impetuosa, visionaria, genialmente imprevedibile.

Puro metallo urlante, Artiminime è una jam vorticosa e spregiudicata che si avvolge continuamente in se stessa. Chitarra, batteria e basso, irrequieti e affilati, giocano con i cortocircuiti, mentre la voce si staglia in una nebbia psichedelica.

Una sintesi perfetta del pensiero creativo alla base del progetto I Hate My Village: abbiamo bisogno di note sbagliate e non ci importa del tempo, spiega Adriano Viterbini. La take è registrata su nastro dal vivo, fanculo Pro Tools. Il nostro esperimento privato è diventato allucinazione, che rifiuta nitidezza e chiarezza, a favore di manipolazione e offuscamento.

Artiminime è un assaggio dello spirito che anima il nuovo album, Nevermind The Tempo: un disco che continua a seguire la direzione senza direzione e oltre ogni direzione della band.
Quello degli I Hate My Village infatti è un pianeta sonoro disallineato, che sfugge alle – e fugge dalle – leggi della musica, abitato da quattro personalità artistiche eclettiche e differenti ma capaci di completarsi e fondersi tra loro, di lasciarsi contaminare e di andare oltre ogni etichetta, regola ed equilibrio.

I Hate My Village: 8

NEGATIVIZZAZIONE (Album)

NEGATIVIZZAZIONE è il debut album di SEGGIANI.

SEGGIANI è techno, è sperimentale, è dark e cantautorale, SEGGIANI è uno solo ma cambia, lo fa di continuo e ci fa ballare sull’orlo dell’oblio, ci racconta la depressione e gli stati d’ansia con la sola lingua che conosce, una lucida follia che analizza il dolore, che cerca il bene nell’oscurità, come fosse un’ossessione. Un viaggio sonoro e sensoriale che non può lasciare indifferenti.

“NEGATIVIZZAZIONE per me è un’antifrasi, quella figura retorica che assume un significato diverso dalla sua natura. Se pensiamo alla sua radice “negatività” ci viene per forza in mente di associarvi un’immagine brutta. Nonostante i temi affrontati in questo disco, ho deciso di utilizzare questa parola dal sapore così amaro che però alla fine indica il ritorno alla normalità. Ed è ciò che spero. NEGATIVIZZAZIONE è ricavare qualcosa di bello dalla negatività. NEGATIVIZZAZIONE è una cartella clinica composta da 11 tasselli in cui sono contenute le forme che ha assunto la mia depressione.”

Ogni traccia è una fase di transizione, qualcosa di passeggero durante il quale farsi forza. SEGGIANI affronta un tema delicato, filtrandolo attraverso cassa, basso, synth, voci strazianti, rumori e disordini.

Seggiani: 8

Almeno credo

“Almeno credo” è il nuovo singolo di DILE, annoverato tra le voci più graffianti e interessanti del cantautorato contemporaneo.

Un pezzo malinconico ed evocativo, con cui DILE si insinua nuovamente tra le pieghe della propria anima dando voce a quella nostalgia che nasce quando una relazione finisce ma non del tutto, quando il sentimento che un tempo univa si è affievolito ma quella forza che attrae verso l’altra persona continua a persistere, sorretto dal ricordo di ciò che si è stati l’uno per l’altra. La voglia di cascarci di nuovo, ancora una volta, forse l’ultima: l’artista dimostra di saper esprimere le varie sfumature dell’amore, anche quello che vive delle proprie contraddizioni.

“Almeno credo” giunge a pochi mesi di distanza da “Affetto collaterale”, brano con cui DILE ha concluso un 2023 ricco di soddisfazioni, tra cui la pubblicazione dell’album “MIGLIORE DI ME”, uscito a giugno, che l’artista ha portato live in Italia, concludendo il tour con i due sold out di Roma e Milano.

Dile: 7.5

Amore ti odio

Dilatato e distorto, con un’anima punk e folk, “Amore ti odio” è il nuovo singolo di Cassio, un brano intriso di sonorità lo-fi ed emo. È un viaggio senza limiti e confini, che cattura l’essenza di una generazione. Cassio si apre con sincerità, parlando d’amore e paura, mettendo al centro della sua narrazione la sua esperienza personale. Il brano, inoltre, anticipa l’EP, diventando così un messaggio intimo e potente che affronta le sfide della vita con coraggio e vulnerabilità.
(Ilaria Rapa)

Cassio: 7,5

MOOD-POP (EP)

Si intitola “MOOD-POP” ed è l’EP d’esordio del cantautore Aigì, un titolo che lascia già intuire in che direzione l’artista ci vuole portare. Eppure però, ascoltandolo attentamente, il “pop” resta un genere di sottofondo, perché con Aigì navighiamo nei mari dell’urban, o ancora in altri brani possiamo sentire delle vibes più da tormentone estivo, fino a toccare anche le rive del dream pop. In tutti questi brani si racconta della vita quotidiana e delle sue contraddizioni. Insomma, un EP che riesce a catturare le sfumature dell’anima, facendoci anche ballare.
(Ilaria Rapa)

Aigì: 7,5

Metaversus

Mescola pop e rap, anticipando l’album, il nuovo singolo della band più eclettica di Pescara. Esplorando il concetto del metaverso, un mondo virtuale multimediale, il brano crea un mondo totalmente immaginato su internet, e dipinto come un luogo di conflitto e meraviglia. LE CANZONI GIUSTE mettono insieme l’irriverente simpatia di Lundini e voci campionate dal mondo Disney: la canzone snocciola varie realtà, evidenziando la dualità di questo universo digitale.
(Ilaria Rapa)

Le Canzoni Giuste: 8

Tu con me hai chiuso

 

“Piove dove ti ho asciugato.”
Il brano di Ditonellapiaga riesce ad essere sia sbarazzino nel genere, sia aggressivo quanto basta in ciò che racconta. Le due caratteristiche si sposano in un connubio perfetto. Al contrario delle due persone di cui parla.
“Tu con me hai chiuso”, come già il titolo spoilera ampiamente, è l’annuncio della fine di una relazione fatto all’altra persona, tra ricordi che feriscono con la loro bellezza (“la sbronza, la Vespa”, “la scritta sul muro a una festa”) e i tristi esiti (“lacrime sparse sul pavimento anche stavolta”). È forse la parte di dolore più acuta, a cui seguirà la fase più lunga e cronica. Ed è resa benissimo dall’energia della voce e del sound.
(Stefano Giannetti)

Ditonellapiaga: 7,5

Whitman

“La risposta non è come quella di Whitman”.
La spietata e vivace constatazione in duetto, tra sonorità funk e virtuosismi vocali e verbali. Della fallibilità di una relazione. Non c’è niente di enfatico, niente di poetico, nessun senso filosofico che salverà la storia o ne renderà romantica almeno la fine.
Frizzante la doppia voce dopo la strofa rap di Ghemon; ipnotizzante e incantevole lo scivolare fluido di Anna tra le strofe. Un brano grintoso e ricercato negli stili. Una perla.
(Stefano Giannetti)

Anna Castiglia feat. Ghemon: 8,5

Non sono lacrime

 

Il ricordo estende il tempo, pur breve, di un’esperienza amorosa.
Una storia di scarsa durata può apparire effimera ad occhi esterni, ma fa piovere un turbine di emozioni dentro chi ne è coinvolto.
Johana usa la grinta dello sfogo, elencando tutti i passaggi, quelli concreti, puliti dai paroloni enfatici con cui spesso ci piace dipingere l’amore, (“per tutte le volte che volevo chiamarti”, “ma di chi innamorarti non lo scegli te”) unita a un pianto simbolico e soave. Un maturo bilancio degli strascichi di una veloce tempesta sentimentale.
(Stefano Giannetti)

Johana: 7

Parigi

Emanuele Barbati, in featuring con L’Émancipation, ci fa fare una gita in Francia. Immagina un viaggio attraverso le strade di Parigi, con il suono del pianoforte che ti guida attraverso un crescendo di suoni e sentimenti fino a esplodere in un mix di synth anni Settanta. “Parigi” vuole essere un’ode alla perseveranza, un messaggio diretto a non arrendersi davanti alle sfide della vita artistica (non a caso nasce proprio dall’ispirazione degli scritti di Van Gogh), che molto spesso mette a dura prova, sì, ma quanto la si ama?
(Benedetta Fedel)

Emanuele Barbati: 7

FANTASMI E STORIE BRUTTE – EP

Gli antartica ci regalano il loro EP “FANTASMI E STORIE BRUTTE” in cui troviamo tutta la freschezza della band vicentina che ci prende per mano e ci porta a ballare.
“Hai venduto le tue lacrime, c’hai comprato solo altri guai” come ci cantano in “fragole” gli Antartica ricordano quei momenti in cui tutto sembrava più facile, e quando anche le cose più semplici, come regalare una “MARGHERITA (vavava)” sembrano così insormontabili, allora “DAI DAI”, arrivederci e bye bye.
Le nostre ansie e le confusioni non ci lasciano mai, ma riusciamo, grazie alle persone giuste, ad andare avanti, anche se ci sembra di perdere sempre e ci sentiamo ogni volta più stanchi, ci raccontiamo le nostre storie brutte e alla fine le superiamo insieme, perché tanto “TUTTO MIGLIORA (?)”…vero?
(Margherita Ciandrini)

Antartica: 8

Irripetibili

La band comasca Cactus canta l’amore e l’amicizia in “Irripetibili”, un inno a quegli amori profondi che ci tengono legati,volenti o nolenti, per tutta la vita, e quando saremo adulti riguarderemo indietro a quei giorni e sorrideremo guardando le foto e ricordando quei momenti indelebili.
Chissà cosa sarà di tutti questi giorni, di tutte le lacrime, i litigi, i baci, i sorrisi e le esperienze, tutte le scelte che abbiamo intrapreso, che se ne avessimo imboccate altre probabilmente saremmo persone totalmente diverse, chissà se riusciremo a ricordare tutto e tutti, senza dimenticare nessuno, e ci porteremo nel cuore quelle situazioni per tutto il resto della nostra vita.
I Cactus descrivono con delicatezza l’importanza del nostro passato, che cerchiamo di non dimenticare mai e ogni volta sarà come se fossimo ancora lì.
(Margherita Ciandrini)

Cactus: 8

BUIO (EP)

Questo Buio è la nuova luce di Ainé, che ci regala un Ep sull’amore, sul perdersi e ritrovarsi, sulla voglia di uscire dalle pareti che ci creiamo come scudo, ormai già diventate prigioni. È una raccolta di r’n’b e soul, con i suoni riverberati, onirici, ma mai quanto oggi pragmatici.
Il cantato di Ainé è come sempre soffiato e spezzato, in particolare in Giganti-Luglio, dove si fa accompagnare da Altea e Lauryyn. Tra i brani quello più forte è sicuramente Scappare-Giugno. Ascoltare Buio dall’inizio alla fine è, però, un regalo che dobbiamo farci per sentire il meglio del genere che c’è in Italia. Buio è un crescendo, da Aprile a Agosto, dalla Lacrima alle Pareti, passando per il Disordine e la voglia di Scappare. Aspettando la seconda parte del concept album, Leggero.
(Lorenzo Ottanelli)

Ainé: 8,5

Paradiso

Torniamo agli anni Novanta, alle chitarre scanzonate iniziali e più potenti nel ritornello del rock pop internazionale. Non è un caso che il brano sia stato scritto da La Rappresentante di Lista tra Palermo, Brooklyn e Londra. È un crescendo che finisce per droppare su “fatti un giro nella mia testa”.
Sì, perché, la canzone è un grido di liberazione da una situazione in cui non si vive come si vorrebbe e allora è necessario “rovinare la festa” con i “pugni in tasca”. E se non c’è soluzione, allora guarda nella mia testa: qui ci sono “una giostra incantevole, storie da favole con te”. Ma c’è un ma, il fatto che “non mi basta”. E allora è necessario rovinare di nuovo la festa.
(Lorenzo Ottanelli)

La Rappresentante Di Lista: 8

questa è la fine / tutti i colori del buio (outro)

Nel mondo cinico e spietato d’oggi, c’è poco spazio per i sogni. Lo sa bene anche Sethu, un ragazzo che si sta formando sul piano professionale e umano. Questa è la fine è la rappresentazione del mondo contemporaneo visto dagli occhi dell’artista, sempre più disilluso da tutto ciò che non va. Emerge dunque un sentimento di paura e sconforto, fra guerre, catastrofi e scomparse precoci, fra disoccupazione e droga. Profonda maturità e consapevolezza da parte di Sethu. Perché se si perdono i sogni, si perde tutto.

Un dialogo realmente vissuto fra due fratelli gemelli: Sethu e Jiz. La durezza della vita che emerge forte e chiara riflette tutte le difficoltà vissute dall’artista. Il buio in grado di farti sprofondare, ma da cui necessariamente bisogna rialzarsi. Perché tutto evolve e si trasforma, anche noi, si può uscirne più forti.
(Simone Sebastiani)

Sethu, Jiz: 7,5

Giurami

Quanto è difficile accettare lo scorrere del tempo? Maledettamente troppo. Le origini e l’infanzia fanno posto a quello che siamo oggi. Tutto scorre, a volte in maniera così rapida da non rendercene effettivamente conto. E quando ne prendiamo consapevolezza forse è troppo tardi. Fa male.
Una goccia d’acqua sospesa che si stacca da un rubinetto difettoso sintetizza in un’immagine il concetto del brano. Emerge la voglia di affrontare ed urlare il tema del tempo. Personalità ed estro anche nella melodia, approvato.
(Simone Sebastiani)

Frisàri: 7

Garageband

La solitudine. È questo il tema perfettamente centrato ed affrontato da Tutto Piange. L’arrangiamento risalta la voce dolce e delicata dell’artista, che in maniera profondamente malinconica riflette sulle sofferenze che la sensazione di solitudine genera. “Siamo soli abbastanza fino a qui” ti entrerà piano piano in testa. Piangiamo insieme, con questo brano si può.
(Simone Sebastiani)

Tutto Piange: 7

Antisommossa (EP)

“Antisommossa” è una parola forte, soprattutto se usata oggi nel contesto in cui viviamo. Mazzariello, giovane cantautore campano, che si sta affermando sempre di più nella sfera indie italiana, intitola così il suo nuovo EP e sceglie di farlo cominciare allo stesso modo. Non è facile affrontare la realtà contraddittoria che ci circonda, in cui “non abbiamo appigli”. Mazzariello nei sei brani sfida la dinamicità della vita e fa i conti con i grandi cambiamenti tentando, attraverso le sue parole, di trattenere ció che è fugace. Mette in atto una vera e propria strategia di difesa, per ripararsi dai suoi “pensieri aggrovigliati”. Come in “Orchidee” possiamo nasconderci sotto le lenzuola, ma “finestre aperte” faranno penetrare i rumori del centro città, dove gli amori di periferia svaniscono.
Con il caos però non ci scontriamo con violenza: Mazzariello lo fa sottovoce, lo fa percepire nell’aria senza parlarne esplicitamente. Ed è proprio questa la ricchezza dell’EP: il narrare per immagini, raccogliendo frammenti del proprio vissuto o di quello di altre persone, lasciandoli aperti a diverse interpretazioni per dare spazio alla fantasia di ciascuno. Il sound è ricco e colorato, e l’atmosfera, particolarmente energica nei primi brani, si fa via via sempre più malinconica e intima fino a “Finestre Verdi”, brano che conclude il fil rouge.
(Giulia Silvestri)

Mazzariello: 8,5

Marta

La band alternative rock romana “Monolite” non ha paura di distinguersi e di esplorare nuove dimensioni musicali. Pur rievocando il sound graffiante dei loro precedenti pezzi, “Marta”, il nuovo singolo, rappresenta una vera rinascita. Un groove di basso e batteria che conferisce al brano una peculiare sonorità fa fare quel salto in più al gruppo. “Come se mi svegliassi da questo inverno” sono le parole di chi ha iniziato a vedere un po’ di luce nella caverna. La musica diventa lo strumento, la giusta forza, per trasmettere la speranza che le cose possano cambiare. È anche grazie alla condivisione che si possono affrontare le sfide della realtà, e, talvolta, dalla sofferenza e dal dolore trarne qualcosa di buono. D’altronde non ci sarebbe trasformazione senza momenti negativi.
Il brano anticipa l’Ep “Verbo”, che uscirà con l’etichetta indipendente Gallia Music.
(Giulia Silvestri)

Monolite: 8

GLI ALTRI

L’essere umano davvero sa quale strada percorrere o tenta di accontentare gli altri, anche per evitare di trovarsi di fronte al giudizio?

YuBerlino in questo brano intimo dove racconta le sue insicurezze nel desiderio di fare musica, vuole riflettere su desiderio e contraddizioni che si vivono quotidianamente tra l’essere qualcosa e dover essere qualcuno. Può sembrare un paradosso, però nella società delle scelte e delle opportunità, presunte o irreali, diventa difficile riuscire a trovare un compromesso tra il sogno e la realtà. Ci sembra di vivere nel miglior dei mondi possibili, in realtà ognuno è artefice del proprio destino solo in partenza, le varianti della vita sono troppe e talvolta discriminanti.

È importante quindi approcciare nel futuro con un certo ottimismo e credere sempre nei nuovi progetti musicali più interessanti come ad esempio quello che propone l’artista partenopeo.
(Nicolò Granone)

YuBerlino: 8,5

COCKTAIL DI GAMBERI

La sensualità e l’erotismo emozionale di Giovanni Ti Amo hanno il sapore di un Cocktail di gamberi offerto ad una misteriosa ragazza dai modi un po’ snob che vive a Milano tra aperitivi e Design Week.

Un amore all’apparenza pieno di contraddizioni che fa battere il cuore all’impazzata, ma in fondo gli opposti si attraggono e senza sbagli siamo tutti persone banali. Provare nuovi sapori permette anche di cambiare il proprio gusto,
(Nicolò Granone)

Giovanni ti Amo: 7,5

Stanca

Capita spesso di dover dimenticare il valore della stanchezza, in questo caso Ugo Crepa vuole mettere spalle al muro questa società frenetica che tende a obbligarci a fare le ore piccole per stare dietro a lavoro, amici e amore.

Esiste la possibilità di fermarsi, fare il punto della situazione e lasciar scorrere il tempo in modo da ricaricare l’energie, cercando di trovare così un certo equilibrio per andare avanti senza essere trascinati dal corso degli eventi. Per fare questo bisogna accettare qualche giornata monotona, senza lasciarsi ingannare dalla necessità di mettersi sempre in mostra per dar da mangiare ricordi ad una FOMO ego emozionale.
(Nicolò Granone)

Ugo Crepa: 7

Panorama Olivia (Album)

Tra elettronica, dream pop, ambient e post-rock Panorama Olivia è un disco che alterna produzioni eleganti dalle atmosfere oniriche e rarefatte a tracce più oscure e malinconiche.
Una raccolta di dieci brani, di cui due intro strumentali e un interludio, in cui Coca Puma dà libero sfogo a una viscerale esigenza creativa frutto di esperienze, ricerche e sperimentazioni degli ultimi tre anni. Una necessità che si sublima nel raccordo tra due dimensioni spazio-temporali distinte, quella urbana e quella di una casa-rifugio tra i tufi vulcanici e gli alberi della Valle del Treja, e simbolicamente rappresentato da una gatta di nome Olivia che dà il titolo all’album.

Classe 1998, romana, cappellino sempre abbassato sugli occhi, attitudine metropolitana e animo risonante di Natura: Coca Puma è il moniker di Costanza Puma, artista eclettica di formazione nu-jazz che sfugge a ogni definizione. Eterea e magnetica usa voce e texture delle sue produzioni per costruire un mondo tutto suo. Una passione radicata per la musica brasiliana e una più recente scoperta della musica elettronica si fondono nelle sue performance da dj e nell’interesse verso la relazione fra suono e immagine.
Scritto e prodotto da Coca Puma, anticipato dai singoli Porta Pia e Tardi, in Panorama Olivia emerge in modo chiaro una visione musicale ben definita, autentica e innovativa che va dalla scrittura alla produzione, dal mix e al sound design.

Nei brani, elementi elettronici si alternano ad elementi acustici, momenti distesi e minimali si avvicendano a sezioni esplosive che culminano in climax, ritmi scanditi da battiti e crescite esponenziali si legano all’umore emotivo che musica e testi suggeriscono. Così voice over (Intro, – Intro Notte ) introducono sintetizzatori profondi (Porta Pia) e cassa dritta (Notte). Batterie distorte e virate drum&bass (Non ci penso) aprono le danze a un’elettronica più spinta e scura (Tappeto). Synth acquosi (Lupo Volkswagen, Interludio Isola) riemergono da una drum machine verso un finale in crescendo (Come vuoi), un flusso di sonorità che nella loro complessità trovano un equilibrio perfetto.
La voce delicata, a tratti sussurrata ma ricca di potenza espressiva, interviene cauta lasciando spazio alle sezioni strumentali che talvolta diventano protagoniste della narrazione (Tardi, Non ci penso, Notte, Come vuoi).

Panorama Olivia si nutre di influenze diverse, dal duo inglese di base a Londra Jockstrap alla band rock psichedelica Crumb, dalla producer elettronica gallese Kelly Lee Owens alla cantautrice britannica Eliza. I testi sono intimi e introspettivi: “È difficile definire l’inizio o lo sviluppo della mia scrittura, il tutto avviene da sé, in momenti dove non sento il controllo di quello che sto facendo. È come se diventassi un’antenna” racconta Coca Puma. Un’irrefrenabile spinta creativa che trova senso nei timori e nei desideri raccontati in Porta Pia, nei ricordi di una felicità sfiorata che riaffiorano in Lupo Volkswagen, in un viaggio nell’inconscio tra sogno e realtà in Notte e nell’Interludio Isola, nella voglia di cambiamento in Tardi o nelle insidie sentimentali di Come vuoi, canzone che chiude il disco.

Panorama Olivia proietta l’ascoltatore in un viaggio libero e catartico nell’etere, nel punto più luminoso e puro dello spazio da cui lasciarsi avvolgere e travolgere.

Coca Puma: 7.5