Gio Ui:”La musica come supporto ed espressione di sé” | Intervista

Nata e cresciuta al nord, tra Milano e la Svizzera, non stupisce che “Nebbia” sia il nome del suo ultimo singolo, uscito il 10 settembre. La nebbia in questione è, ovviamente, uno stato mentale, quel mood di confusione, paura e incertezza che attraversiamo tutti almeno una volta nella vita. Giorgia Cattoretti, in arte Gio Ui, ha però le idee molto chiare su cosa vuole fare, e cioè la musica a tutto tondo: comporre, cantare, suonare, produrre ed esibirsi. Una ragazza “come tante” che nella sua chitarra non vede solo la sua più grande passione, ma anche un supporto, un modo di esorcizzare e celebrare gli eventi della vita.

Intervistando Gio Ui

Ciao! Come mai “Gio Ui”?

“Gio Ui” è un nickname dato da un’amica anni fa. Ha subito catturato la mia attenzione per il suono: volevo fosse scritto alla Bowie (quindi “Giowie”), ma dopo il mio trasferimento nella Svizzera tedesca avrebbe avuto una pronuncia diversa, quindi l’ho italianizzato con “Ui” anziché “Wie” e così è rimasto: Gio Ui.

Dalla provincia di Varese a Milano, da Milano alla Svizzera. Quanto ti senti “nordica” musicalmente parlando?

Milano mi ha formata e continua a formarmi per quanto riguarda il canto in particolare. Sono nata a Milano e cresciuta in provincia, dove ho imparato a suonare la chitarra in una piccola scuola musicale di Gallarate. La Svizzera mi ha accolta totalmente come artista, alimentando la mia creatività compositiva e l’attività concertistica in vari locali, all’inizio molto piccoli e poi venues più grandi. Ho sempre ascoltato musica da tutta Italia e musica internazionale che mi ha influenzata molto, ma sicuramente gli artisti della scena milanese e torinese mi hanno formata. Sono cresciuta tra festival milanesi e torinesi!

Hai sempre pensato di lavorare nella musica o c’è stato un momento in cui sognavi di fare altro?

Da piccola sognavo di lavorare come archeologa, amo molto la storia e la storia dell’arte ancora oggi. Ho iniziato a suonare e cantare alla tenera età di 6-7 anni e componevo le mie prime canzoni per la mia tartaruga, poi per la mia migliore amica e dopo ancora quelle sulle delusioni. Nel tempo ho capito che scrivere canzoni era il mio modo di esprimere me stessa: un modo per uscire da diverse situazioni negative, ma anche di celebrare bei momenti. Diciamo che l’idea di lavorare completamente nella musica è iniziata cinque anni fa, quando ho cominciato ad insegnare musica in una scuola internazionale in Svizzera. Da qui il desiderio di portare al di fuori del mio lavoro quotidiano la mia stessa passione che cresceva sempre di più, fino a due anni fa, dove ho capito che la musica fa parte di me e voglio lavorarci il più possibile per far conoscere i miei brani a tutti. Vorrei essere di supporto con le mie canzoni, come la musica lo è stata e lo è per me.

Chi è Gio Ui nella vita quotidiana?

Nella vita quotidiana Gio Ui è una ragazza come tutte le altre, con routines, bollette da pagare e tante idee per la testa. Amo annotare i miei pensieri su un block notes e fotografare momenti. Il canto è un’attività quotidiana e adoro scoprire nuove canzoni sulle playlist!

Capire è semplice, ma tu non lo fai”, “Non ascolti mai”. Sono parole rivolte a qualcuno o a te stessa?

Per me scrivere è come entrare in un flusso di pensieri, all’inizio mi sono riferita  ad una persona esterna, o una vecchia situazione frustrante. Col senno di poi, però, le parole sono rivolte sia a me stessa, che ripeto gli stessi errori, sia a tutte le persone che ci hanno fatto un torto o che non ascoltano chi siamo veramente.

Cammina tra la nebbia, la neve e le incertezze per tornare a casa passo dopo passo”. La nebbia di cui parli nel tuo ultimo singolo è quel momento di confusione che tutti attraversiamo più volte nel corso della vita?

“Nebbia” riguarda una condizione meteorologica reale, quella che vedevo dal finestrino di un treno, per poi identificarsi con frustrazione e confusione, domande senza risposte e incertezze varie. Il fatto di essere confusi e incerti su come agire in alcune circostanze accomuna tutti noi almeno una volta nella vita.

Pensi che il termine Indie si riferisca più all’autoproduzione o ad un genere musicale particolare?

Il termine Indie per me significa originalità, voglia d’indipendenza, lavorare autonomamente. In passato ho autoprodotto un EP acustico di otto canzoni che ha segnato una svolta, chiarendo i futuri steps nella mia carriera musicale. Mi ha fatto capire che la musica ha un ruolo gigante nella mia vita. Per quanto riguarda la musica Indie, ho ascoltato molto indie rock in passato e anche oggi capita ogni tanto, dipende dal mood!

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