Pagano: “Cara Giulia” è per una persona speciale | Intervista

Mario Pagano, conosciuto con lo pseudonimo Pagano,  è un cantautore pugliese trentenne, da qualche anno di base a Firenze. Di mestiere in realtà fa il ricercatore universitario in legge, ma poi la sera si dedica alla musica, fra le mura di casa e in qualche baretto della zona.
Per lui la musica è principalmente “consolazione”, un’arte che deve necessariamente esprimere, accogliere e raccontare le bellezze e le difficoltà del vivere. Stare al mondo non è per nulla facile e se qualcuno o qualcosa può aiutarci a farlo in maniera più leggera, tanto meglio.
Scrive canzoni, da lui definite estremamente ironiche e perfette per essere suonate in posti piccoli,che tentano di raccontare come globalizzazione, lavoro e tecnologie stiano cambiando le relazioni interpersonali, specie quelle d’amore.
Dopo Ryanair che raccontava un amore a distanza ha pubblicato Cara Giulia, un brano dedicato a una persona speciale con un finale a sorpresa.

Pagano

INTERVISTANDO PAGANO

Ti definisci un cantautore che ama far musica per posti piccoli. Ci puoi svelare il perché di questa definizione?

Per varie ragioni. Innanzitutto perché vedo che facciamo sempre più fatica (specie chi come noi le scuole le ha finite da un po’) a trovare nuovi luoghi di aggregazione dove conoscere persone (sennò mica Tinder faceva il botto no?). Allora mi piace pensare che i miei concerti possano essere un momento di aggregazione e contatto sociale. I posti piccoli facilitano questo contatto perchè si sta più stretti ed è più facile ascoltarsi e quindi parlarsi. Un’altra ragione, più semplice, risiede nel fatto che mi piace sentirmi circondato da persone mentre suono, è quasi una questione di “calore umano”.

Cara Giulia può sembrare la classica dichiarazione d’amore ma in realtà c’è una sorpresa. Ci vuoi svelare a chi è dedicata?

È una canzone per mia sorella Giulia. È un brano nato in una giornata al mare con lei, nella nostra Puglia, 5 o 6 anni fa. In realtà avevo scritto solo un paio di versi, così per scherzare (il testo iniziale faceva molto ridere…). Poi però ho notato che quella melodia mi restava in testa, era in loop… Così quando mi sono trasferito a Firenze nel 2017 ho ripreso il brano e ci ho lavorato un po’ per “finirlo”. È una canzone molto spontanea, che racconta dei ricordi semplici che ci legano, specie ora che viviamo in Paesi diversi e ci vediamo molto poco.

Il mare è un elemento ricorrente nei tuoi ricordi?

Moltissimo. Io sono nato il 13 agosto 1990 e il 12 agosto mia madre era al mare a fare il bagno, pensa te… Ho imparato a nuotare sin da piccolino, mio zio mi portava a “fare i ricci” prima che compissi 10 anni. Scendevamo in apnea e mi insegnava a “compensare” cioè a “stappare” le orecchie quando la pressione dell’acqua aumenta. Ero diventato anche abbastanza bravo. Ricordo una volta in Croazia in barca coi miei, l’ancora si era incagliata a 5-6 metri di profondità. Io avevo 14 anni credo. Mio padre non ci pensò due volte, mi guardò e fece: “vai”. E io ci andai…

Che rapporto hai con la Puglia, tua terra d’origine?

Mi piace pensare alla Puglia come alla mia “Itaca”, il luogo dove, dopo tutto ‘sto girovagare, prima o poi ritornerò. Sono ormai 11 anni che non ci vivo più, però cerco anche di non idealizzarla così tanto, perché so che è anche un po’ un’illusione… Milan Kundera dice che la nostalgia di un luogo in fondo è “ignoranza”. Cioè noi in realtà non siamo legati a quel luogo specifico ma al ricordo di quel luogo calato nella nostra infanzia. Questo perché noi in realtà “ignoriamo” come quel luogo sia diventato concretamente negli anni. E infatti anche quando ci torniamo sentiamo comunque nostalgia, perché comunque non riusciamo a ritrovare ciò che abbiamo provato lì e che non tornerà mai più. È un po’ come quando arriva il Natale e non riusciamo più a sentirci come quando aspettavamo Babbo Natale.

Quali sono le canzoni che hai ascoltato di più quest’estate?

Ho ascoltato moltissimo Love Anthem n. 1 e Canzone per un amico (poesia vera!) di Venerus, Ottima scusa di Willy Peyote, Conchiglie e Sogno l’amore di Andrea Laszlo De Simone, e Rosa e Olindo di Dimartino e Colapesce.

In particolare, Venerus mi ha davvero folgorato, credo ci fosse molto bisogno di un sound come il suo in Italia. Non abbiamo una grande tradizione soul-jazz e lui sta veramente portando qualcosa di nuovo, e di qualità, secondo me nel nostro Paese.

Di Andrea Laszlo invece mi hanno colpito la sua intensità e la cura dei testi. Gridi Non c’è nessuno, ho amato un’ombra e hai già detto tutto. In una frase c’è tutto il dolore, la sofferenza, l’abbandono. È come ho sceso dandoti il braccio di Montale. Due frasi e poi l’abisso.

L’amore è un bordello e questo è quanto ne so.

Volevo farti i complimenti per la sensibilità con cui riesci a raccontare e descrivere cosa significa un rapporto a distanza. Ryanair è nata quindi da un’esperienza autobiografica?

Grazie di cuore. Ryanair è un mix di esperienze biografiche, personali e non. C’è un po’ di me e un po’ di storie che ho visto in giro nella mia vita. Io per esempio non ho mai avuto fidanzate greche e il passaggio su Milano ed Atene si riferisce ad un mio amico che stava con una greca. La parte invece su tutto quello che ho, io lo spendo per te è molto autobiografica, perché comunque di soldi in voli ne ho spesi parecchi… Ma devo dire che ne è sempre valsa la pena. Gli amori a distanza sono ormai una condizione molto comune che però finora è stata cantata e raccontata molto poco dal mondo della musica. E francamente non ne capisco il motivo, visto che riguarda un ventaglio di persone (soprattutto giovani) così ampio.

Abbiamo tutto, ma non abbiamo niente. Sei d’accordo con questo pensiero?

In generale le assolutizzazioni così nette difficilmente mi trovano d’accordo. Poi in realtà in termini di “avere” e “possesso”, la nostra è una generazione che “possiede” molto poco. Non compriamo tante auto, case, dischi, ecc. Preferiamo affitti, AirBnb, treni e Spotify, “servizi liquidi” direbbe Bauman. Le cose che davvero vogliamo (o dobbiamo) “possedere” sono gli strumenti tecnologici di accesso a questi servizi e piattaforme, quindi smartphone e laptops. Poi il resto può anche essere temporaneo o preso in prestito. Il problema vero secondo me sta nel fatto che siamo così bombardati da stimoli e da annunci di gente che vuole venderci cose, che non abbiamo più tempo per capire chi siamo e dove vogliamo andare (me incluso). Per assurdo le generazioni precedenti avevano molto più tempo per identificare i propri sogni ma meno mezzi per realizzarli. Oggi noi invece abbiamo molti più mezzi per realizzare i nostri sogni ma facciamo molta più fatica a capire quali questi siano.

Siamo già curiosi di sapere se sono pronti nuovi singoli che usciranno prossimamente o stai lavorando alla realizzazione del tuo primo album?

Ecco, parlando di sogni, un album sarebbe un sogno. Il prossimo singolo però è già in cantiere. Non vi svelo il titolo però posso già dirvi che il tema è davvero originale: parla di un amore finito. Finalmente un tema nuovo nella canzone italiana.

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