Il Triangolo: “Viviamo in un periodo hardcore” | Intervista

In principio erano in tre, ora sono in due. A Marco Ulcigrai e Thomas Paganini, in arte Il Triangolo, piace viaggiare e raccontare. Terre lontane come l’America e riferimenti cinematografici sono una costante nelle loro canzoni, ma come dicono loro, più che un’evasione, è voglia di raccontare le cose con una punta di esotico, un modo diverso di descrivere situazioni e persone.

Anche nel loro ultimo album “Faccio un cinema” non poteva mancare una traccia dal nome d’oltreoceano come “Messico”, che narra le problematiche più comuni che una coppia possa affrontare oggi. Un sound e un immaginario alternativi, originali, non scontati e al contempo molto eleganti.

 

Intervistando Il Triangolo

Ciao! Come mai “Il Triangolo”?

Ciao! Mi è difficile ricordare il motivo preciso, è passato qualche anno, ma ricordo che è stata una scelta fatta di getto, senza pensarci troppo. Sicuramente il fatto che all’inizio della nostra avventura fossimo in 3 è stato uno dei motivi.

Nella vostra musica si percepisce un forte legame con il cinema. C’è un regista, una corrente o un film a cui siete particolarmente legati?

Il genere cinematografico che più ritorna nelle nostre canzoni è probabilmente il western, infatti diverse canzoni hanno un sound vagamente Tex Mex (come “Messico”, per citarne una dell’ultimo album). Per quanto riguarda i registi, spaziamo da Zemeckis a Jodorowsky e fra gli italiani ci piace molto Virzì.

In “Messico” ci si chiede se si possa sopravvivere alla dipendenza da alcune sostanze “colorate come il Carnevale”. Alludete anche a qualcosa di più simbolico?

C’è sicuramente un parallelismo tra le difficoltà che incontra la coppia protagonista di “Messico” e le problematiche che vive ogni storia d’amore nella società di oggi. Ci è piaciuto paragonare i piccoli problemi che si incontrano ogni giorno nel portare avanti una relazione, con quelli ben più cupi e selvaggi della coppia raccontata nella canzone.

America, Varsavia, Messico. Voglia di evadere?

Se guardiamo queste 3 canzoni con gli occhi di oggi, dalla situazione che stiamo vivendo direi proprio di sì, anche se quando sono stati scritti questi brani forse il desiderio era più quello di condire il tutto con un nota esotica, mi riferisco in particolare ad “Un’America” (il nostro secondo disco), dove ero molto influenzato da “Anima Latina” e da quelle tematiche.

Sembrate nostalgici di epoche mai vissute, ma allo stesso tempo ben ancorati alla realtà in cui viviamo. Fuggite continuamente verso “lidi balneari”, per poi tornare a “divani sudati” e “saldi di fine stagione”. C’è un luogo o una situazione in cui vi sentite completamente a vostro agio?

Per quanto riguarda la sfera musicale direi che il nostro habitat è il palco, è lì infatti che la nostra musica prende vita. Oltre a questo io (Marco) mi trovo molto bene sul divano, mentre Thomas ama i ristoranti tipici regionali.

Prima di “Faccio un cinema” c’è stata una lunga pausa. C’è un motivo in particolare?

Si è trattato di più motivazioni. C’è stato un cambio di formazione, quindi abbiamo dovuto trovare un nuovo batterista. Inoltre io (Marco) sono stato impegnato per diverso tempo come chitarrista in altre band (“Ministri”, “Le luci della centrale elettrica”). 

Se poteste usare solo una parola, come descrivereste questo preciso momento storico?

Hardcore.

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