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NDM: “Il kway non fa di te un artista indipendente” | Intervista

NDM sono una band rock della scena romana. Si formano nell’autunno 2012 con Aldo Onori alla voce e chitarra elettrica, Giulio Colletti alla batteria e Valerio Pistilli al basso. I testi sono in lingua italiana, strettamente legati alle sonorità dei brani e alla volontà di trasmettere messaggi con un’attitudine quasi cantautorale. Musicalmente lasciano spazio alle distorsioni, all’alternarsi tra atmosfere violente e più soft,a strutture che ricercano la semplicità senza cadere nell’ovvietà. Dopo anni di ricerca sonora e gavetta nel territorio gli NDM decidono di entrare in studio per registrare il loro primo album: “All’inferno”.

Intanto nel 2017 accolgono nel gruppo il chitarrista Giulio Scipioni. Nel 2018 gli NDM pubblicano il già citato album, registrato con la prima formazione, al Side Studio Recording, dal quale estraggono tre singoli con video: “Io e Te all’Inferno” (MuseX), “Kofi” e “Alice nel Paese degli Orrori” (SoulFilm Production). Con l’album “All’Inferno” partono da un’accezione strettamente primitiva e primordiale alla composizione e agli strumenti, brani grezzi privi di arzigogoli rappresentano la ricerca di un’attitudine istintiva ed immediata nella comunicazione.

Il 9 ottobre 2020 hanno rilasciato il singolo con video “INDIEOTA”, primo estratto dal nuovo EP “NON SO SE AVETE PRESENTE”, uscito il 13 novembre per MANINALTO! Records e registrato da Giulio Ragno Favero al Lignum Lab Recording Studio e masterizzato da Giovanni Versari presso “La Maestà studio”. Per questo EP gli NDM partono dalle suddette radici lasciandole sviluppare con più consapevolezza, toccando ambienti diversi ma coerenti rispetto alla timbrica della band.

Intervistando gli NDM

“INDIEOTA” è un po’ un dissing verso la scena indie. Cosa significa per voi essere realmente indipendenti?

Iniziamo col dire che ci piacerebbe si concepisca l’indie come attitudine, come qualcosa di slegato dai modelli culturali correnti che la fanno da padrone. Essere indie oggi, infatti, si discosta parecchio da quello che ci viene proposto dalla scena attuale… l’indie è diventato un genere musicale fondato su moltissimi stereotipi che non fanno altro che incasellare l’artista, andandolo quasi a limitare. È una fetta di mercato fatta di rigide regole estetiche, contenutistiche e stilistiche, alle quali devi sottostare se vuoi far parte della “cerchia”… e tutto ciò non può che essere svilente.

Per noi essere realmente indipendenti vuol dire uscire da tutta questa merda, essere sé stessi senza “trasformismi” di sorta… non indossare un kway e comporre in un determinato, preciso modo solo con la mera finalità di finire in un contesto appagante per pubblico e vendite. Quindi è da questo che vogliamo slegarci: prodotti stampati e ristampati, marionette e pupazzi che cercano di cavalcare la giusta onda, disdicevoli signore del pop, giganti di fuffa.

Il “Festival Perfetto”, quello a cui vorreste partecipare come headliner, da chi è composto e perché? Con chi vorreste condividere il palco?

Il Festival perfetto, proprio perché per noi dovrebbe rappresentare il massimo, probabilmente non ci vedrebbe come headliner! Di certo idealmente ci piacerebbe ritagliarci uno spazio sul palco per condividerlo con artisti come i Tool, Jack White, Tigran Hamasyan, Alt J, Nick Cave, Radiohead, Zu… ed evitiamo di proseguire perché la lista sarebbe davvero lunga. Ma d’altronde chi non desidererebbe suonare con mostri sacri di questo calibro?

Com’è cambiato il vostro approccio alla musica da “All’inferno” a “NON SO SE AVETE PRESENTE”?

Nel periodo di tempo che è intercorso tra i due album abbiamo accolto Giulio Scipioni alla chitarra. Siamo diventati in quattro poco dopo le registrazioni di “All’inferno” e Giulio ha reso finalmente applicabili alcune idee che avevamo da tempo, aiutandoci a fare quel cambio di direzione di cui avevamo bisogno, che sentivamo. Il nostro modo di comporre è cambiato, è naturale. Alcuni pezzi li abbiamo addirittura approcciati da dietro un PC, ma alla fine per sentirli nostri e lavorarli al meglio abbiamo sempre bisogno di sbatterci la testa in sala prove, tra sconforto, sudore, esaltazione e gioia.

Alcune cose sono rimaste immutate… tra queste c’è il partire dalla parte strumentale, i testi di Aldo arrivano quasi sempre in un secondo momento, quasi come fossero una reazione alla parte strumentale che stiamo arrangiando. Prima di sentire un pezzo finito, di sentirlo totalmente nostro, abbiamo bisogno davvero di tanto tempo… abbiamo apportato delle modifiche ad alcuni brani anche dopo averli suonati nello stesso modo per oltre sei mesi e in molti live. Siamo sicuri che anche i pezzi di questo EP, negli anni continueranno, seppur in minima parte, a maturare, cambiare.

 

Perché avete scelto proprio “NON SO SE AVETE PRESENTE” come nome per l’EP? 

Il titolo del nostro EP può essere letto in due maniere, questo per mantenere la filosofia duale dell’intero lavoro, dalla copertina e le grafiche tutte fino ad arrivare ai brani.
È sia una frase di un brano dell’EP dal titolo “ONDE DANZANTI”, che viene ripetuta più volte all’interno dello stesso, sia un invito a riflettere sulla consapevolezza che ognuno ha del proprio “presente”. Davanti alla realtà, prima di dirci “non sappiamo se avremo un futuro”, è bene chiedersi se siamo consapevoli del nostro presente, qui e ora.

Perché avete scelto proprio “NON SO SE AVETE PRESENTE” come nome per l’EP?

Il titolo del nostro EP può essere letto in due maniere, questo per mantenere la filosofia duale dell’intero lavoro, dalla copertina e le grafiche tutte fino ad arrivare ai brani.
È sia una frase di un brano dell’EP dal titolo “ONDE DANZANTI”, che viene ripetuta più volte all’interno dello stesso, sia un invito a riflettere sulla consapevolezza che ognuno ha del proprio “presente”. Davanti alla realtà, prima di dirci “non sappiamo se avremo un futuro”, è bene chiedersi se siamo consapevoli del nostro presente, qui e ora.