Reis Taylor Dixon

Reis Taylor Dixon: “Sogno quello che c’è oltre il cielo” | Intervista

Reis Taylor Dixon è pianista e compositore classe ’91  originario di Birmingham, nel Regno Unito. Reis mise le mani per la prima volta su un pianoforte all’età di 16 anni. Inizialmente suonando musica popolare ad orecchio, in seguito un suo insegnante introdusse Reis alla musica di Ludovico Einaudi; non aveva mai sentito tanta bellezza prima. Reis eseguì “I giorni” di Ludovico Einaudi nella sua prima esibizione nella città di Birmingham. La reazione del pubblico quel giorno fu sufficiente per confermare a Reis che avrebbe voluto inseguire quella sensazione per sempre.

Dopo la laurea nell’inverno del 2013, Reis riportò la sua attenzione alla composizione di musica “classica emotiva”, così nel febbraio 2016 lanciò il suo album di debutto “Words Unspoken” alla Birmingham Symphony Hall. Reis Taylor Dixon ha presentato il suo secondo album “Awake to Dream” che è stato per lui un vero banco di prova.

Questo album racconta della perseveranza con il fine di continuare a perseguire i propri sogni. Reis ha già portato in tour alcune anteprime di questo album con esibizioni sia a Oslo, in Norvegia che ad Atlanta, negli Stati Uniti. Reis è ora riconosciuto da molti dei suoi colleghi in tutto il mondo, sa quali sono i suoi obiettivi e immagina dove vuole essere in futuro, ma sa bene che tutto questo è ancora solo l’inizio per lui.

Reis Taylor Dixon

Intervistando Reis Taylor Dixon

“Awake to dream” è un ossimoro sempre efficace: qual è il tuo più grande sogno?

Sì, ho scelto di proposito il titolo in modo che le persone pensassero davvero a cosa significa sognare mentre sei sveglio. Sogniamo mentre dormiamo, ma alla fine dovremmo essere in uno stato cosciente per perseguire i nostri sogni nella vita. Il mio sogno più grande sarebbe viaggiare ed esibirmi in tutto il mondo condividendo la mia musica con quante più persone possibile. Mi piace viaggiare e conoscere culture e stili di vita diversi, quindi avrebbe senso combinare il viaggio con la musica. Condividere il dono della musica è qualcosa che è davvero prezioso per me.

Raccontaci di quella volta che hai sognato ad occhi aperti…

Guardo sempre il cielo, il paesaggio in continua evoluzione è qualcosa di così bello per me che ho scritto un pezzo chiamato “Sky Canvas” per rappresentare le mie emozioni quando guardo in alto. Sogno quello che c’è oltre il cielo. Sogno di viaggiare nello spazio e vedere tutta la bellezza che l’universo ha da offrire.

Cosa si prova a registrare un intero disco dal vivo in un luogo storico come la Birmingham Town Hall?

È stato un onore avere l’opportunità di esibirsi in questo luogo prestigioso. Il municipio di Birmingham ha un significato personale per me poiché è lo stesso luogo in cui ho tenuto la mia prima esibizione. È stato dopo aver sentito la reazione del pubblico quel giorno che ha consolidato la mia scelta di intraprendere una carriera nella musica.

Se dovessi un giorno collaborare con un regista famoso per le soundtrack di un film, chi sceglieresti e perché?

Molto probabilmente sarebbe “Hayao Miyazaki”, uno dei fondatori dello Studio Ghibli, che è la società che dirige i film d’animazione giapponesi come “La città incantata” e “Il castello errante di Howl”. La musica per pianoforte in questi film è sempre incredibilmente bella, basti pensare a “One Summers Day” di Joe Hisaishi. Credo che questo tipo di film accompagnati dalla mia musica combacerebbero perfettamente a vicenda.

Hai mai pensato di scrivere testi per i tuoi brani (o collaborare con un lyric writer)?

Ci ho pensato ma è qualcosa che sento che toglierebbe l’emozione dal suono di uno pezzo strumentale per pianoforte. Mi piace però l’idea di collaborare con altri, infatti ho collaborato con un poeta per la title track del mio primo album ‘Words Unspoken’. Se c’è solo una traccia in tutta la mia carriera (passata, presente e futura) che vorrei che le persone ascoltassero; sarebbe questo pezzo.

Il pezzo spiega qualcosa di estremamente vicino al mio cuore, la tragedia di perdere mio fratello quando avevo 17 anni – la vera ragione per cui non smetterò mai di suonare. Per questo vorrei che tutti potessero ascoltare questo pezzo. ‘Words Unspoken’ mostra forza, coraggio e resilienza, e che nei tempi più bui possiamo trovare una ragione viva.