Un giorno.. l’altro | Indie Tales

Un giorno… l’altro

Carlo si mise la giacca, diede un bacio alla moglie e salutò i bambini con un caloroso abbraccio. Appena uscito di casa, quasi come per nostalgia dovuta ad un paio di chiavi mancante, ritornò dentro e così, trovata ancora una scusa per risalutare tutti prima di una lunga giornata di lavoro.

Fuori una pioggia fastidiosa bagnava l’ultimo venerdì del mese, mentre lui a voce bassa, facendo attenzione a non farsi sentire continua a brontolare: la settimana prossima tutto cambierà, se continuo a fingere mi scopriranno. Nella sua testa si alternavano scuse, idee ma soprattutto bugie che continuava a raccontare a tutti, solamente per proteggere il suo orgoglio.

Salito in macchina, accese la radio che quasi a voler rigirare il dito nella piaga, trasmetteva uno stupido tormentone estivo che però aveva ballato mille volte con sua moglie Anna durante le vacanze sulle spiagge siciliane. L’estate quest’anno profumava di minacce e la voglia di andare in ferie si nascondeva dentro le rate del mutuo e delle varie bollette rimaste ancora da pagare.

Mancavano i soldi, perché Carlo era stato licenziato da due o tre mesi, manco se lo ricordava più esattamente quando era successo visto che comunque ogni mattina continuava a mettere la sveglia sempre alla stessa ora, bevendo il solito caffè bollente di fretta come se fosse in ritardo prima di mettersi alla guida e fare lo stesso percorso. 20 minuti di strada per arrivare davanti alla fabbrica dove lavorava che l’aspettava sempre con i cancelli chiusi. No non era colpa sua che era arrivato lì davanti con qualche minuto d’anticipo, ma di un padrone che aveva fatto i suoi interessi prima di sparire lasciando debiti e stipendi non pagati, volatilizzandosi in un nulla che in realtà era fatto di party e aperitivi colorati sulle coste di qualche isola tropicale, sperduta in mezzo al mare.

Carlo continuava a non capire perché per i cattivi potesse funzionare fare la bella vita, fingendo di essere ricchi, mentre lui doveva far finta che tutto fosse sempre uguale, sprecando inutilmente persino i soldi  della benzina.

Era un giorno come un altro nella quale la sua pantomima seguiva il solito copione, ma fino a quando avrebbe potuto andare avanti nascondendo la verità? Che scusa avrebbe usato davanti a sua moglie per giustificare improvvisi impegni o ferie mancanti al momento di sistemarsi sul divano e cercare su Google le migliori offerte per potersi concedere qualche giorno di tranquillità?

Quale prezzo doveva pagare per difendere il suo orgoglio, senza rischiare di mandare tutto a puttane e distruggere la sua famiglia?

Non sapeva trovare una risposta a queste domande e per questo motivo preferiva non scegliere, standosene fermo in macchina davanti ad un cancello chiuso in attesa che arrivasse qualcuno a sbattergli in faccia la realtà.

Tornato a casa rispondeva sempre che la giornata era andata bene, che i suoi colleghi volevamo organizzare una grigliata con l’arrivo della bella stagione, ma soprattutto che l’azienda stava andando benissimo, grazie agli investimenti che i proprietari stavano facendo sul mercato estero.

Ma quella sera, mentre tutti stavano scherzando del più e del meno e la cena stava procedendo tranquilla, una notizia del telegiornale si mise di traverso, come una spina del pesce che s’incastra in gola e rischia di farci soffocare.

“ È  stato appena arrestato a Milano Giorgio Cargelli per bancarotta fraudolenta e altri reati, la polizia lo ha sorpreso mentre faceva jogging in un parco della periferia Nord”

Indovinate? Lo stronzo che aveva lasciato gli operai a casa non era alle Bahamas o in Thailandia, ma stava facendo una corsetta come un comune cittadino. Aveva continuato anche lui a fare una vita normale, un po’ come Carlo con l’unica differenza che magari lui aveva detto la verità a sua moglie e ai suoi figli.

“La fabbrica Cargelli è chiusa ormai da quasi 3 mesi, anche se gli stipendi non vengono pagati da parecchio tempo” Boom ecco il colpo di grazia. Il castello di carte dentro il quale tutti si erano rifugiati era stato buttato giù da un inconsapevole giornalista che stava facendo il suo lavoro, leggendo le notizie anche un po’ scazzata.

Carlo non diede a nessuno il tempo di dire qualcosa, si alzò dal tavolo facendo cadere un bicchiere che si frantumò in mille pezzi, prima di uscire di casa sbattendo la porta. Era arrivato il momento della verità, e lui non sapeva cosa dire così scelse ancora una volta di scappare davanti alla realtà delle cose.

Racconto ispirato al brano Un giorno… l’altro di Antonio Petrosino