Underscore: “L’importanza dell’istinto” | Intervista

Quanto di noi, almeno una volta nella vita, si sono “bloccati” perché non credevano abbastanza in se stessi? Sicuramente molti, ma pochi hanno il coraggio di ammetterlo come Underscore Nel suo ultimo singolo “#tuttoBENE”. Un sound reggaeton che istiga a buttarsi, a seguire l’istinto e a lasciarsi andare, soprattutto dopo un anno di reclusione. Un brano scritto soprattutto per se stesso e per rendere meno “strana” la solitudine che ha sempre provato durante la stagione più amata da tutti.

INTERVISTANDO UNDERSCORE

Ciao! Come mai “Underscore”?

Volevo un nome che congiungesse le mie due anime, quella musicale e quella del laureato in informatica. L’underscore si usa spesso come carattere per congiungere due parole ed è utilizzatissimo nello sviluppo software. Contemporaneamente, nel contesto musicale, l’underscoring è l’esecuzione di musica sotto un dialogo, nei musical o nei film. Quindi mi sembrava esattamente quella congiunzione che mi serviva. Ma ancora più importante, mi piace e suona bene!

Come mai un artista di Bolzano che odia il Reggaeton scrive una canzone Reggaeton?

Ho sempre associato il Reggaeton all’estate, al caldo, alla disinibizione. Faccio spesso autoanalisi dei miei sentimenti, soprattutto quelli negativi, perché in certi casi si può provare a fare qualcosa per stare meglio. L’estate l’ho sempre vissuta male: da un lato c’è il caldo che non mi permette nemmeno di pensare. Dall’altro c’è una forte sensazione di solitudine nel vedere la maggior parte delle persone che ho attorno adorarla e viverla con spensieratezza, mentre io faccio la “voce fuori dal coro”. Molte volte a teatro ho imparato e preso esempio dai personaggi che ho interpretato, quindi col mio brano ho deciso di creare un personaggio che mi possa aiutare a lasciarmi andare.

Si può intendere “Tutto bene” come la risposta standard alla domanda “come stai”, anche se va tutto male?

Beh, volendo, direi di sì. Nel brano dico che “alla fine è andato tutto bene”, rispondendo agli “andrà tutto bene” che sventolavano nei balconi. È evidente che non sia andato proprio tutto tutto bene. Dall’altra parte sono anche convinto che non sia andato nemmeno tutto male. Poi penso che rispondere che vada “tutto bene” anche quando non è così possa aiutare a lasciare sempre un barlume di positività in se stessi, di sicuro ha aiutato me.

 

Qual è la tua idea di “lasciarsi andare”?

Staccare ogni tanto il cervello, pensare un po’ meno, prendere qualche decisione in più dettata dall’istinto, cogliere le occasioni che la vita ti offre senza rimuginare troppo, convincersi che per certe cose che facciamo le conseguenze sono grandi solo nella nostra testa. Tantissime volte non sono riuscito a ballare ad una festa per la paura che mi prendessero in giro, non ho parlato con delle ragazze perché bloccato dai film che mi facevo nella testa (che ovviamente non finivano bene). Di esempi così ne avrei tantissimi, ma in questo non credo di essere solo al mondo.

Stai lavorando ad un musical, ma è un progetto top secret. Come nasce la tua passione per il mondo di Broadway?

Quando avevo 11 anni mio padre fece la parte del sindaco in una produzione locale di “Aggiungi un posto a tavola” di Garinei e Giovannini. Sono stato trascinato dall’entusiasmo che portava a casa al termine delle prove e da quello che ho visto sul palco una volta che sono andati in scena. Poi quando sono cresciuto è come se il destino mi avesse apparecchiato la tavola: mi sono iscritto ad un corso di canto e il caso ha voluto che mi mettessero nella classe di Francesco Antimiani, che oltre ad essere il mio insegnante è un musical performer straordinario (ha anche fatto Frollo in “Notre-Dame de Paris” di Cocciante). La sua influenza si è fatta sentire fortemente e ha trovato in me terreno fertile. Ho iniziato a fare diversi spettacoli, quindi la mia passione è rimasta costantemente alimentata, e continuo ad alimentarla. Ah, comunque il mio musical è top secret, ma il mio profilo Instagram è costellato di diversi indizi, per chi fosse curioso.

A parte il musical, dobbiamo aspettarci qualche singolo, album o EP nel tuo prossimo futuro?

Sicuramente sì! La mia intenzione è di lavorare unicamente a singoli, almeno per un po’. In ogni caso è molto facile che saranno legati tra di loro come se fosse un album. Vorrei tenere le mani libere per un po’, in questo senso, e farmi guidare da quello che verrà. Forse #tuttoBENE è riuscita davvero a farmi ragionare più istintivamente.