Prospettiva Nevskij | Indie Tales

Se ne stava lì, con una bottiglia di birra in mano e il cappuccio  della felpa nera calato sulla testa, fermo ad aspettare sempre sulla solita panchina. Jake amava passare così le sue serate estive, seduto davanti al fiume godendosi la freschezza dell’aria di montagna. Agli abitanti del posto poteva sembrare un tipo losco, visto che lo vedevano sempre da solo, a bere e fumare, e probabilmente qualche anziano poteva anche avere paura di quest’uomo. I ragazzini  invece ne erano incuriositi ma giravano sempre ad una certa distanza da lui visto che nel paese si raccontavano strane storie sul suo conto.

Qualcuno sosteneva addirittura che fosse stato rapito dagli alieni, altri invece dicevano che in realtà dopo essere stato lasciato dalla ragazza era impazzito, e passava la sua vita a meditare un piano per fargliela pagare. Prendendo in considerazioni tutte queste dicerie giustamente a nessun veniva in mente di infastidirlo o di andare a chiedergli persino se avesse d’accendere.

Lui era a conoscenza di questa fama, ma la cosa non gli suscitava nessuna preoccupazione, anzi ne approfittava di questa aurea di mistero, per mantenere un certo distacco dal mondo intero.

A 18 anni, dopo aver finito la scuola aveva iniziato a lavorare come informatico nell’azienda del padre, fino a che in una fredda giornata d’inverno, tornato a casa lo aveva trovato impiccato nella sua stanza da letto. Leggendo alcune lettere che erano rimaste nascoste nel comodino, aveva scoperto che era malato da parecchio tempo a causa di un tumore e che ormai le metastasi avevano invaso il suo corpo, sfortunatamente non aveva nessuna possibilità di sopravvivere. Prima di andarsene però aveva voluto pensare a futuro di Jake e così nel testamento gli aveva lasciato in eredità l’azienda con la promessa di farlo diventare il nuovo Ceo.

Il ragazzo dopo questo lutto però non aveva preso per davvero l’idea del padre, anzi quasi come se nutrisse una certa forma di rispetto, non si sentiva pronto per prendere quel ruolo e quella posizione così decise di vendere tutto, incassare la sua quota e andarsene una volta per tutte da quella Milano caotica e frenetica per allontanarsi nel silenzio delle Alpi.

Prima di iniziare questa nuova vita che molti definirebbero da eremita, si era fatto tatuare sul collo una lucertola che faceva la mutua, un segno d’iniziazione come a volere celebrare questa sua rigenerazione che aveva intenzione d’intraprendere.

Sentiva il bisogno di cambiare prospettiva, di vedere il mondo con un’altra visuale con la consapevolezza che ogni essere umano è un minuscolo granello all’interno dell’universo, estremamente piccolo e fragile. Tra 200 anni non resterà niente di noi, mentre la vita sulla Terra probabilmente andrà avanti, con i suoi abitanti che sapranno sopravvivere ad ogni esigenza e magari abbandoneranno pure il pianeta, salendo su astronavi per trovare un pianeta più abitabile. Questo concetto lo aveva ben chiaro.

Jake era appassionato di astrologia e guardava il cosmo con ammirazione e curiosità, ma soprattutto amava interrogarsi sul significato dell’esistenza. La sua esperienza gli aveva fatto capire che oggi ci siamo e domani chissà, così aveva imparato a non dar peso alle voci degli altri.

Chissenefrega se passo per il pazzo, l’ubriacone, il tipo strano del villaggio, io voglio godermi la notte con le sue emozioni, qui in mezzo alla natura, nell’indifferenza più totale. Questo era il suo pensiero.

La sua vita però stava per cambiare ancora una volta, quando una bambina, mentre rincorreva il pallone inciampandosi, scivolò dentro il fiume dopo un volo di due metri. Le urla dei genitori e la confusione che si era creata  lì in torno aveva scombussolato la tranquillità eremitica di Jake, ma nonostante la sua voglia di estraniarsi dal mondo, senza pensarci un secondo, appena capì quello che stava succedendo, prese la rincorsa e si lanciò giù nel vuoto. L’acqua era gelida e il ginocchio, impattando contro una roccia si aprì in due con il sangue che iniziò a zampillare fuori, come una  di quelle fontanelle che si accendono a carnevale, ma anche se il dolore era troppo forte e lancinante, doveva pensare alla povera bambina. Ad un certo punto vide emergere dall’acqua una chioma di capelli biondi, così aumento la velocità delle bracciate e riuscì ad arrivare immediatamente. La presa con forza e la sollevo sulle spalle, con il ginocchio che rischiava di sbriciolarsi da un momento all’altro. Portata a riva, riuscì a farle riprendere conoscenza e farle sputare via l’acqua dei polmoni, in minuti che passavano lentamente nell’attesa dell’ambulanza. Arrivati entrambi in ospedale per le ferite ripotate, riuscirono a guarire entrambi in pochi giorni.

Jake, dopo quell’evento, ricominciò la sua vita come se niente fosse, con la sigaretta in una mano e la birra nell’altra, ma qualcosa in realtà era cambiato. Adesso “quel tipo strano” era diventato un eroe!

Racconto liberamente ispirato al brano di R3S3T “Prospettiva Nevskij”