Galea: “Nessuna scatola con le targhette” | Intervista

Giovane, saggia e proiettata verso un futuro migliore. Così si presenta Galea, giovane cantautrice della generazione Z che da sempre ha a cuore la parità di genere.

Se la incontrate, non chiedetele come ci sia arrivata, ma piuttosto dove intende arrivare, con l’aiuto del genere umano. Gli stereotipi legati al genere sono anche il tema di “Femminuccia”, il suo ultimo singolo. Come suggerisce il nome, il brano affronta il concetto di etichetta, ovvero quelle due-te categorie in cui una donna, da quando è nata, deve necessariamente rientrare, altrimenti viene additata come diversa, o addirittura sbagliata.

Il segreto per non avvertire il peso degli standard impostici è abbatterli, o meglio, includerli tutti, dal primo all’ultimo. Si può imparare molto da questa giovane ragazza, dalle sue idee e da come le mette in musica.

INTERVISTANDO GALEA

Ciao! Quando e come è iniziato il tuo “risveglio” riguardo agli stereotipi di genere?

Ciao! Non c’è stato un vero e proprio “risveglio”. Fin da bambina le ingiustizie mi hanno sempre provocato molta rabbia, anche perché da piccolə dai per scontato che tutti siano in partenza uguali, quindi a maggior ragione io non mi spiegavo il perché di certe cose. E poi sicuramente una parte in questo l’ha avuta mia madre, che non mi ha avvicinato all’uguaglianza di genere inculcandomela a parole, ma tramite il suo esempio concreto.

Quasi ogni donna, almeno una volta nella vita, è stata “additata” perché non aderente a determinati standard. A te è mai capitato?

Sì, soprattutto per quanto riguarda l’aspetto fisico. Sicuramente da piccola ci facevo più caso e ci stavo più male. Ma non mi piace neanche starci a ripensare continuamente. Non sono importanti i singoli episodi che sono capitati a me. È rilevante che il problema sia di un’intera fetta della popolazione, anzi di metà della popolazione, che sia un problema delle donne proprio in quanto donne.

Sei classe 2000. Quanto pensi che la tua generazione, rispetto alle precedenti, abbia a cuore certe tematiche?

Per fortuna penso che sia una generazione più sensibile ai diritti in generale. In realtà lo vedo in maniera ancora più forte in ragazzə anche più piccolə di me. Spero solo che non sia una tendenza passeggera, ma che anzi, si prosegua sempre di più in questa direzione.

Sapere che, in fondo, non appartieni a niente, a nessuna scatola con le targhette”: Come mai, secondo te, abbiamo così tanto bisogno di avere un’etichetta?

Non penso che abbiamo veramente il bisogno di avere delle etichette. Penso ci siano state ereditate dalle generazioni precedenti e che semplicemente facciano parte dello stato delle cose. Ed è meno impegnativo lasciare che tutto rimanga uguale piuttosto che attuare un cambiamento.

Credi che le coscienze si stiano smuovendo un po’? Vedi più inclusività nel prossimo futuro?

Penso che il cammino verso la piena uguaglianza sia ancora molto lungo e faticoso. Ma questo non significa che dobbiamo arrenderci.

Che rapporto hai con i social? Sei la tipica ragazza “Z” o ne fai volentieri a meno?

Ne faccio a meno volentieri. Uso i social come ulteriore strumento per veicolare il mio lavoro, altrimenti li trascurerei di più.

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