Non Giovanni: “I cieli grigi sono parte della felicità” | Intervista

“Milano non vedevo l’ora, Milano poi ci s’innamora, fai la battuta sul grigio del cielo e dopo non puoi farne a meno”

Non Giovanni ritorna dopo un periodo di assenza con la consapevolezza e la felicità di chi ha trovato il suo posto nel mondo.

Il cantautore pugliese riscopre la passione per la musica e il coraggio di tuffarsi dentro se stesso, con una nuova canzone che non segna assolutamete un punto di arrivo, ma l’inizio di un nuovo percorso che darà vita ad un album in uscita il prossimo anno.

Così descrive questo nuovo brano: “ Milano è la voglia di prendere la vita nelle mani, al di là della sconfitta e del dolore. É il saluto alla provincia malata che ti mette al mondo e ti toglie la vita, è tuffarsi nell’abbraccio della città, nella potenza del grigio e dell’incertezza.

È la realtà che è nell’occhio di chi guarda, è un andare senza fare un passo, una corsa immobile. Milano è crederci sempre nonostante tutto.”

INTERVISTANDO NON GIOVANNI

Hai scelto il nome “Non Giovanni” per separare la tua vita dalla musica?

“Non Giovanni” è fare pace con me stesso, il gioco di parole sottinteso è con Don Giovanni, emblema del libertinaggio assoluto che ammiro, ma che ammetto di non desiderare fino in fondo. E poi si, “Non Giovanni” è anche la negazione di me stesso, è un modo per sentirmi completo e conciliare gli opposti. Però separare la vita dalla musica è un’espressione troppo forte, non potrò mai fare a meno di scrivere, e quindi la mia vita non sarà mai separata dalla musica. Certo il Giovanni senza negazione fa anche altre cose, quindi in questo senso “Non Giovanni” può intendersi come il supereroe che la notte imbraccia la chitarra e fa i concerti.

Sei tu che hai perdonato “Milano” o viceversa?

Io non ho niente da recriminare a Milano, non ci ho mai vissuto, ma ci sono solo passato attraverso, e la canzone è nata in un momento in cui mi ci stavo per trasferire. Poi sono rimasto a vivere dov’ero e adesso Milano è diventata per me l’emblema del fare le cose in un certo modo, a prescindere dal viverci o meno.

Milano è la canzone di chi ha voglia di salutare il passato e guardare avanti, è anche una canzone d’amore, è la storia di una coppia che trova la forza nell’amore reciproco di inseguire i propri sogni. Quindi io voglio bene a Milano, non mi ha fatto niente, anzi.

I cieli grigi così come i brutti momenti danno più valore alla felicità?

Quando avremo la capacità di capire che i cieli grigi sono parte integrante della felicità saremo zen abbastanza per goderci la vita. Io non ci sono arrivato ancora.

Che rapporto hai con la fretta?

Questa domanda potrebbe dare l’input ad un romanzo intero. Io vivo di fretta, sono sempre in corsa e rotolo alla fine della giornata dopo mille cose fatte e da fare. Non ci ho fatto pace con questa cosa: sogno una vita rilassata ma mi tuffo nelle cose e non ne risparmio una. Ho imparato a pianificare, lavorare di notte, selezionare le cose utili e no, le chat a cui stare appresso e quelle da ignorare, ma è dura. Ce la faremo comunque.

I sogni possono trasformarsi in cicatrici?

I sogni non devono trasformarsi in cicatrici. Il rapporto che ho con tutto quello che desidero è quello che il credente ha con la fede: non vivo più di entusiasmi del momento, io ci credo e basta, ho fede nei miei sogni.  E come il buon credente posso anche morire senza avere avuto testimonianza del dio che inseguo ma ci crederò sempre.

A distanza di anni sei sicuro che stare in Italia sia sempre una giusta scelta?

Ho deciso di restare in Italia è una canzone che nonostante invecchi portandosi appresso un carico di retorica discreto, non mi lascerà facilmente stare. Mi piace tutto quello che ci ho messo dentro e soprattutto il concetto semplice che io sono in Italia perchè mi piace scrivere in italiano e voglio cantare le mie canzoni. Poi l’Italia è quello che è, ed ogni volta che mi trovo fuori mi rendo conto delle cose che ci perdiamo nel vivere in questa bolla di Paese dove tutto è più complicato, ma lo dico solo in termini di lavoro, opportunità e welfare. Perchè l’Italia ha tanti altri altri lati positivi, che soprattutto chi vive all’estero rimpiange. Suonando mi sono trovato spesso in posti che mai avrei visto da turista e ogni volta mi sono scoperto sorpreso di quanto sia bella l’Italia, per i luoghi e per la gente che la abita. Io preferisco sempre lo sguardo di chi cerca il buono nelle cose, è anche un mio limite, perchè obiettivamente i drammi ci sono, ma per fortuna allo stesso tempo da qualche parte arriva sempre la forza di fronteggiarli, e da queste cose ne usciamo sempre più forti e più belli.

Per stare bene cosa non si deve fare?

Trovo molto simpatica questa cosa di attraversare in poche domande tutti e tre i miei dischi. “Stare bene” è un album in cui ho concentrato tutto quello che per me significava stare bene e stare male, non c’era una risposta ma era solo una reazione alle cose della vita. Non posso avere una ricetta per questo. Anche l’album stesso, è un disco insoluto, non ha una direzione precisa, e le cose che vuole dire le dice a fatica. Quello che non si deve fare sicuramente è fare cose per dovere, che non piacciono, e che ti allontanano dalla tua essenza. Ma è anche vero che solo facendo quello che non ci piace a volte capiamo cosa davvero vogliamo fare. Quindi davvero non c’è risposta a questa domanda, forse l’unica cosa da non fare è fermarsi ad aspettare che qualcosa succeda, sperare che qualcuno venga a svegliarti dal letto, questo no.

Perché certi artisti diventano più famosi di altri?

Le dinamiche sono talmente varie che non c’è una matematica precisa. Sicuro è che chi ha qualcosa da esprimere, la voglia di farsi ascoltare e l’energia di investire tempo e risorse, sicuramente riesce a crearsi un suo spazio adatto a quello che lui stesso rappresenta. Poi il successo segue variabili insondabili per cui non ci si può stare neanche troppo appresso, l’importante è costruire un percorso sensato, che presto o tardi sono sicuro, viene riconosciuto.

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