PH: Andrea Antonelli

Lave: “La felicità rappresenta un momento” | Intervista

È difficile riuscire a vivere con la consapevolezza che anche le cose belle, prima o poi finiscono. Quando questo accade capita di rimuginare sulle scelte fatte, partendo dal pensiero dei momenti vissuti arrivando alla fine, sempre, a colpevolizzarsi.

Lave, debutta con “Ricordi”, un brano malinconico che si sposa bene con la fine dell’estate e l’arrivo dell’autunno.

“Ed era troppo bello che mi stavi addosso”, ma per riuscire ad apprezzare la prossima alba bisogna dimenticare il passato, accogliendo il futuro con una nuova speranza.

Lave nel 2019 ha scelto di abbandonare la sua carriera da giocatrice professionista di pallavolo per concentrarsi sulla musica, un’altra delle sue passioni, iniziando così un nuovo percorso.

Non possiamo cancellare i ricordi, ma dobbiamo imparare a controllarli senza fermare la nostra vita perché siamo rimasti schiacciati dal loro peso. Attraverso nuove esperienze abbiamo la possibilità di costruirne di nuovi che andranno a sovrascrivere il dolore del passato.

INTERVISTANDO LAVE

Perché finiscono anche le cose troppe belle?

La felicità rappresenta un momento, un ricordo passato che torna in mente quando proviamo quella nostalgica sensazione di volerci ritrovare per un attimo nel luogo di quel pensiero che ci ha reso felici in una determinata situazione. Secondo me esiste un equilibrio che ci permette di stare con i piedi per terra per cui anche le cose belle finiscono e una parte di noi insieme ad esse e rimane il ricordo che ci portiamo dentro.

Ogni storia d’amore lascia dei ricordi comuni?

Certamente. Ricordi comuni di vita quotidiana passati insieme, di attimi vissuti durante una giornata, un viaggio, un’esperienza passata, di un traguardo raggiunto insieme o di una delusione subita. Lascia sicuramente dei ricordi comuni sia negativi che positivi che hanno portato al legame effettivo provato con la persona accanto.

Quale pezzo è facile cantare all’alba in post sbronza?

“Ricordi”! Perché no? AHAH.

La prima che mi passa in testa sicuramente è “Albachiara” di Vasco Rossi, immancabile 883 con “Come Mai” e aggiungiamo anche “Certe Notti” di Ligabue. In una panchina, con una chitarra in mano, spensierati con una birra in mano. Quale visione più serena di questa?

PH: Andrea Antonelli

Ci sono ricordi che vorresti cancellare?

No, almeno nessuno che mi passi per la mente. Non cancellerei nulla perché ogni momento vissuto o passato ha formato la persona che sono oggi. Quindi va bene così.

Come mai in una società iperconnessa a volte non c’è il tempo per rispondere ad una telefonata?

Perché siamo sempre così impegnati a fare altro che tendiamo a limitare il contatto diretto privilegiando i modi di comunicare più impersonali, vedi ad esempio un messaggio su WhatsApp o un direct su Instagram. Quasi come per evitare il confronto con l’altra persona che una telefonata, in questo caso, ti costringerebbe a fare.

PH: Andrea Antonelli

Quanto è difficile accettare la fine di una relazione?

Secondo me è un fattore così soggettivo e anche complicato da esprimere perché vissuto in maniera diversa da persona a persona. Può essere tanto frustrante tanto quanto liberatorio in base alla situazione in cui ci si trova. L’importante sicuramente è riuscire a reagire al meglio non dimenticando mai di mettere al primo posto l’amor proprio.

La pallavolo è una tua grande passione, potrebbe essere un tema per una tua prossima canzone?

Non male come idea. Rappresenta un capitolo importante della mia vita e forse un giorno sarebbe bello racchiuderle tramite una canzone, quasi come da creare un filo conduttore tra la vecchia e la nuova me. 

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