New Indie Italia Music Week #121

“Mi chiedo ancora quanti sogni devo allo Stato
In questo stato” (Levante – Andrà tutto bene)

Esiste un luogo in cui ogni di noi possa sentirsi al sicuro da ogni paura al di là delle diversità che ci contraddistinguono? Un luogo in cui ognuno possa realizzarsi e ad avere successo al di là del genere, delle aspirazioni, del colore della pelle, dell’orientamento sessuale?

No, non serve la realtà aumentata. Avvicinati alla finestra: quel mondo pieno di opportunità sta proprio lì, davanti a te. Non ascoltare il canto ammaliante delle sirene, non lasciare che lo spirito medievale italico prenda il sopravvento.

Ammaina le tue idee, e vai alla conquista di nuovi territori intonando il canto della tua rivoluzione.

Scopri i migliori brani #IndieItalia della settimana, afferra le tue playlist e corri via verso il tuo prossimo traguardo.

 

Volevo Magia (Album)

Dopo 7 anni di attesa, i Verdena sono tornati. La migliore rock band italiana degli ultimi 20 anni ci abbaglia con “Volevo Magia”. 13 brani che aprono la strada per un nuovo percorso della band composta da Alberto Ferrari, Luca Ferrari e Roberta Sammarelli.

“Volevo Magia” è un album puramente rock contraddistinto da suoni duri, imponenti e travolgenti che straripano sull’ascoltatore, lasciandolo senza scampo.

Sentimenti che esplodono ed implodono in un campo di battaglia caotico: la band bergamasca non conosce le mezze misure.

I Verdena con questo nuovo incantesimo post-pandemico in formato power-rock, creano e distruggono generando vortici emozionali che si levano dal suolo per raggiungere nebulose sensoriali inesplorate: viaggi extracorporei contraddistinti da sfumature psichedeliche fatte di rabbia, amore, romanticismo, voglia rivalsa, sensibilità ma allo stesso tempo distacco nei confronti del mondo esterno e quindi brama di alienazione.

“Volevo Magia” è un album realizzato al massimo delle potenzialità. Tecnicamente ineccepibile, rispecchia perfettamente lo stile e l’intenzione artistica unica che questa band ha plasmato negli anni senza mai tradirsi per offrire le proprie virtù alla mercè della discografia.

Il pianeta Verdena è tornato a intercettare l’orbita terrestre e noi siamo pronti a farci un salto!

(Salvatore Giannavola)

Verdena: 8

 

Illusion (Album)

“Illusion” è uno dei capolavori di questo crepuscolo 2022 che volge al crepuscolo. Ciò che lo rende tale è lo spirito con cui si inserisce all’interno di una scena musicale che vede il disco, più che come un unico organismo, l’insieme delle parti. Con l’ultimo lavoro di Edda ci troviamo invece davanti ad una forma disco più complessa, In cui ogni brano è legato a quello successivo in modo indissolubile. Illusion trova una sua origine in “Mio capitano”, un canto intimo e dolcemente triste che nel suo crescendo prepara l’ascoltatore al viaggio che dovrà intraprendere. “Alibaba” mette subito in chiaro che la delicatezza può essere anche potenza, con un’esplosione musicale che in un certo senso ti culla nelle sue armonie.

La musica ben curata è infatti opera di Gianni Maroccolo, fuoriclasse del panorama musicale (CCCP, Litfiba, Marlen Kuntz), che con quest’ultimo lavoro ha saputo perfettamente fondere la voce di Edda con la musica, esaltandola senza mai sovrastarla. La dolcezza delle chitarre e dei cori che fino a metà disco ci hanno trasportato in lungo flusso di coscienza, lasciano il posto ai suoni martellanti di “Carlo Magno”, in cui la voce rassicurante di Edda si carica di spirito e arriva dritta al punto senza troppi giri di parole. Ci si sofferma poi su Lia, in un certo senso l’anima del disco, in cui ogni fragilità viene fuori attraverso il racconto di una madre narrato con chitarre dream e sorrisi nostalgici. Edda con Illusion ci ha donato un pezzo della sua anima, e l’unico compito che è stato lasciato a noi, è quello di prenderlo, farlo nostro e cullarlo nell’intimità.

(Filippo Micalizzi)

Edda: 9,5

 

Ricordi

Ogni rapporto è costruito sulla pila di esperienze fatte insieme che ci portiamo dietro, e quando queste crollano, tutte le nostre certezze vengono meno. “Ricordi”, nuovo brano dei Pinguini Tattici Nucleari, non vuole raccontarci una storia d’amore, ma le difficoltà con cui manteniamo saldi i ricordi che ci legano all’altro. La canzone parla di un rapporto, in cui i momenti più belli passati insieme non sopravvivono all’oscurità della notte, quel che li manterrà vivi saranno i piccoli dolci gesti quotidiani che illuminano la mente liberandola dall’oscurità. Un amore che rinasce ogni giorno, rappresentato perfettamente dalla prima frase del brano: “Almeno fino a domani mattina ti prometto che sarò la faccia di cui hai bisogno”.

(Filippo Micalizzi)

Pinguini Tattici Nucleari: 8

 

TORINO

“Non ho più paura, ma ho bisogno di te” è una frase bellissima da dire a chi vogliamo bene. Una dichiarazione d’amore disinteressato, puro. Libero dalla dipendenza affettiva. Non sei la mia metà, sono intero, finalmente, ma voglio esserlo insieme a te. 

Vibes tra film fantasy, Frozen e la musica di Aurora per il nuovo pezzo di Ginevra: “TORINO”. La voce cristallina della cantante ci guida la notte per le strade di Torino come se fosse un mondo magico popolato da lupi e farfalle e altre mille creature. 

Un frammento che fa venire voglia di attendere il suo disco in uscita a ottobre. 

(Vernante Pallotti)

Ginevra: 8

 

Maledetti fantasmi 

“Mi manchi come l’aria, quando vai, sei al centro dei miei sogni, non lo sai”
Il pop sintetico di Igi ci trasporta all’interno di “Maledetti fantasmi”, progetto composto da due tracce che ci proietta dentro la testa del giovanissimo artista che fa una sola richiesta: “ti prego, almeno tu non lasciarmi”. È difficile vivere in un’epoca in cui “i sentimenti sono inquinati dai giudizi degli altri” e il fantasma del passato è sempre dietro l’angolo, pronto a fare capolino, dobbiamo cercare di aggrapparci a qualsiasi cosa ci possa sembrare vera, pregando che non ci abbandoni mai, e che ci tenga stretta a sé proteggendoci dai dardi infuocati che sono le persone che amano dare opinioni non richieste su qualsiasi cosa che riguardi gli altri. Ci avvolgiamo quindi in una coperta di plaid e mettiamo in loop “Maledetti fantasmi” e  “Sentimenti inquinati”, cercando di chiudere fuori dalla nostra porta le cattiverie delle persone e i fantasmi del passato che vogliono trascinarci sempre più giù.

(Margherita Ciandrini)

Igi: 8,5

 

Eroe

“Eroe” è una dedica romantica per chi crede ancora nell’amore. Avere una persona al proprio fianco da all’essere umano la consapevolezza di trasformarsi in un essere speciale, dopo che si fa l’amore in un mare di sangria.

Per guadagnarsi questo titolo però bisogna superare ostacoli, come gli ex che tornano all’improvviso quando la relazione ormai era finita di tempo, ma soprattutto la sensazione, magari dovuta alla timidezza, di non essere all’altezza del ruolo per il quale si viene scelto dal tocco di una mano all’apparenza sconosciuta.

“Ma si ce la posso fare”.. con la speranza di condividere l’inverno abbracciati con una nuova anima gemella.

(Nicolò Granone)

Edoardo Elia: 8,5

 

supernova 

Voce avvolgente e flow sono i superpoteri di anice (con la “a” piccola, mi raccomando). 

Con il singolo “supernova” la cantante battezza il suo ingresso in Island Records, ma l’abbiamo già beccata nel super album di Night Skinny, “Botox” che compare come il prezzemolo in tutte le classifiche. 

La voce di anice ci avvolge dalla prima strofa come un serpente sinuoso sul beat. Un amore misterioso come piace a lei, che si è data il nome dell’ingrediente principale di ciò di cui vivevano i poeti maledetti: l’assenzio. La grande pecca? Voce, testo, melodia, fanno subito pensare a Elodie. C’è il potenziale per trovare un’identità unica e originale. 

(Vernante Pallotti)

anice: 7

 

Tu mi guardavi

Livrizzi, con la collaborazione di Zeep e l’immancabile produzione di Kaizén, ci riporta indietro nel tempo con “Tu mi guardavi”, una ballad pop dolceamara che, una volta finita, ci lascia con un sorriso malinconico sulle labbra. Livrizzi ci proietta in un ricordo d’infanzia che tutti almeno una volta abbiamo vissuto, chi da una parte, chi dall’altra: quante volte con gli amici ci siamo ritrovati al campetto e abbiamo sentito uno sguardo su di noi, e quante volte, imbarazzati, abbiamo restituito quello sguardo dolce che segnava l’inizio di tutto, sentendoci il volto in fiamme. Il primo amore non si scorda mai, volenti o nolenti lo porteremo sempre dentro il nostro cuore e sorrideremo sempre al pensiero di quanto eravamo impacciati e immaturi, mentre cercavamo di gestire emozioni più grandi di noi: possiamo quindi solo ringraziare Livrizzi e Zeep per averci riportato a quei periodi spensierati, che spesso, tendiamo a dimenticare.

(Margherita Ciandrini)

Livrizzi, Zeep, Kaizén: 8

 

Sorriso

Settembre è arrivato, ed è anche già quasi finito. Con esso spesso ci sono nostalgia e malinconia di un’estate che ormai resta solo un lontano ricordo. Ed è proprio in momenti così che gli ESPAÑA CIRCO ESTE arrivano a rallegrarci le giornate con il loro tango punk. È impossibile non muoversi e ballare con la band che ha cavalcato palchi di mezza Europa, così come è impossibile non riuscire ad avere il “Sorriso” che cercano tanto di strapparci con una loro nuova canzone.

Immaginando la prossima estate con gli occhi pieni di sogni, ma non senza salutare questa che è appena passata con il “Sorriso”.

(Ilaria Rapa)

España Circo Este: 8

 

Proiezioni

Il groove profondamente soul che contraddistingue il lavoro di Samuele Proto ci colpisce e ci atterra in “Proiezioni”, primo album del cantautore fiorentino che utilizza come filo conduttore del progetto proprio la musica stessa, che si insinua in ogni brano proiettandoci dentro le diverse atmosfere che compongono il cantautore. “Sto solo cercando una via per sentirmi piccolo, anche solo un attimo” già da “Preludio” riusciamo a legarci a Samuele, ci sentiamo tutti cresciuti troppo in fretta e con delle catene invisibili ai polsi, dettate dall’epoca in cui viviamo e dalle nostre esperienze, e, naturalmente, non facciamo altro che ricercare un briciolo di libertà.

La difficoltà con cui cerchiamo di scrollarci di dosso qualche peso, la fragilità che ci contraddistingue: ritroviamo tutto all’interno di “Proiezioni” ed è come se attraverso ogni singolo strumento che lo compone, Proto stia davvero proiettando anche la nostra vita verso il cielo, e mentre osserviamo con lui l’infinito, ci accorgiamo che non ci sono più confini intorno a noi e possiamo semplicemente chiudere gli occhi e spiccare il volo.

(Margherita Ciandrini)

Samuele Proto: 9

 

Pastimes (Album)

“Pastimes are past times”: è con questa citazione che si potrebbe descrivere in maniera sintetica il nuovo album del duo italo-californiano Baseball Gregg. Tra sonorità lo-fi e tinte pastello, “Pastimes” racconta questi ruggenti anni Venti, che si collegano perfettamente a quelli del Novecento di Joyce. È infatti proprio da lui e dai suoi scritti che l’album prende ispirazione: brani che ripercorrono narrazioni del passato e che proiettano nel presente le loro ombre. 

Con i Baseball Gregg il concetto di passatempo (“Pastimes”, appunto) non sarà più lo stesso dopo aver ascoltato il loro nuovo disco.

(Ilaria Rapa)

Baseball Gregg: 8

 

24Ore

24 ore sono davvero poco per fare quello che si vuole, ma decisamente davvero troppe per sentire gli altri che ci dicono come ci dobbiamo comportare, quali consigli dobbiamo seguire e come riuscire a rimediare agli sbattimenti che ci siamo creati.

La società di oggi è frenetica, non ti concede il tempo per respirare, ma pretende che ognuno di noi riesca a cucirsi del tempo per affrontare la vita secondo un modello zen. In questo circuito temporale Johann Sebastian Punk, sfoga tutta la sua rabbia contro un mondo imperfetto, diventando l’antieroe di cui abbiamo bisogno.

È questione d’immagine ed è difficile dormire solo due ore a notte arrivando in ufficio senza nascondere le occhiaie, ma d’altronde, la perfezione cosa  è se non soltanto una prigione?

(Nicolò Granone)

Johann Sebastian Punk: 7,5

 

Mousse

“Mousse”, il nuovo singolo di Spz, al secolo Andrea Spaziani, è una valanga di leggerezza.

Con il suo sound pop-psichedelico, il pezzo ci trasporta in un mondo fluido in cui anche “è la mia voce che mi stressa”. Un mondo in cui non vorremmo ascoltare niente, vedere niente, ma semplicemente sentirci liberi e forse anche un po’ svuotati della pesantezza della quotidianità.

“Fai come la mousse dolce e morbida”

(Alessandra Ferrara)

Spz: 7,5

 

Macchietta Rossa

Le esperienze, le persone che incontriamo nella nostra vita tendono a modellare il nostro modo di reagire a ciò che ci accade anche nella sfera sentimentale.

Con il suo nuovo singolo “Macchietta Rossa”, Moro racconta di come ci si possa rifugiare in noi stessi al punto tale da alzare dei muri insormontabili: “decifrare la tua testa ma è più difficile che leggere la stele di rosetta “.

Può l’amore abbattere la fortezza che ci creiamo intorno?

(Alessandra Ferrara)

Moro: 7

Marsa (Album)

Mammaliturchi esordisce portandoci a fare un viaggio che parte dal suo stesso nome-manifesto. “Mamma li turchi” era infatti un grido di allarme quando in lontananza dalla costa si vedevano arrivare gli stranieri: un momento di scontro, certo, ma anche di scambio e di commistione. Ed è proprio di questo che ci vuole parlare il cantautore (all’anagrafe Alfredo De Luca) che, cosmopolita dalla nascita e dopo due anni vissuti in Cile, sa bene di cosa parla. Il 23 settembre esce il suo primo album per Vetrodischi, “Marsa”, un termine che richiama l’idea del mare e del porto, di posti in cui arrivare, ma anche da cui ripartire in fretta.

Quelli da chiamare casa, ma mai per troppo tempo. I riferimenti musicali in Mammaliturchi sono molti: toccano lo psych-rock, il folk siciliano, il rock argentino, ma talvolta anche Battisti in pezzi come “Sì, Viaggiare” e le ricerche di Battiato. Tutte queste storie raccontate su suoni psichedelici e synth onnipresenti non creano contrasto, paradossalmente. Creano contesto. Sono lo sfondo perfetto per tutto quello che ha da dire. Un primo album che non possiamo che definire ottimo e che ci lascia la voglia di vedere con che altro Mammaliturchi saprà stupirci.

(Benedetta Fedel)

Mammaliturchi: 9

O mi uccidi

Una ragazza, un amore finito che potrebbe diventare amicizia. “E invece no”, lo ripete continuamente Naska, perché altrimenti “mi uccidi”. Il brano è un vortice pop-punk, parte lento per sfociare in un inciso rock che fa da ritornello ed è pieno di sfumature, di ricordi che non possono scivolare via. Non sarà mai possibile sopportare il racconto di un’altra storia, per questo è meglio non vedersi più, “o mi ami o mi uccidi”, è un aut-aut in cui la scelta di mezzo non è contemplata e contemplabile. Il singolo fa parte della riedizione dell’album “Rebel”, nella versione Deluxe con quattro brani inediti, tra cui due acustici che rappresentano l’anima pop punk dell’artista.
(Lorenzo Ottanelli)

Naska: 8,5

 

E ora chi lo dice al gatto?

Un lungo vocale per una ragazza che lo ha lasciato con i fiori in mano e sotto la pioggia, se n’è andata via come “le scie di un aeroplano”. E adesso rimangono solo i ricordi, la malinconia dei momenti passati, i rimorsi per quello che si è fatto e che poi è andato in frantumi. È il momento del dolore, dell’impossibilità di capire il perché, del provare a cancellare i sentimenti, ma è impossibile. Con un ritmo autunnale e malinconico piazzabologna ci trascina con sé nei ricordi e nelle sue ambientazioni sad.

(Lorenzo Ottanelli)

piazzabologna: 8

 

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