New Indie Italia Music Week #138

Anche in questo weekend che precede la settimana per eccellenza per la scena musicale italiana, il New Indie Italia Music Week, è pronto ad offrirvi il meglio delle nuove uscite settimanali provenienti dal mondo #IndieItalia. Per affrontare i prossimi sette giorni servirà una copiosa dose di energie, ed è per questo che noi giochiamo d’anticipo, rilassandoci e motivandoci grazie all’ascolto dei migliori brani di questo 138esimo numero, selezionati dalla redazione!

 

Mostro (Album)

Una sequenza di canzoni introspettive, in cui il racconto degli altri, che finora aveva trovato ampio spazio in gIANMARIA, si sposta in secondo piano. L’album era già stato anticipato da La città che odi, con la quale ha vinto Sanremo giovani. Il seguito è un percorso nell’inadeguatezza, nell’incapacità di trovarsi a proprio agio con l’alterità, fino a sostenere di essere lui stesso il suo migliore amico, di avere il timore di trascinare in basso tutti quelli che gli si avvicinano.

Fino al Testamento, l’ultima traccia, che scrive quando è freddo, una sensazione che si fa più acuta se ci sentiamo soli, lasciati a noi stessi. È proprio qui che ritornano i nomi delle persone più care, la difficoltà dell’abbandono, nonostante fuori sia tutto più leggero. Mostro è un termine ambivalente: sentirsi un mostro, perché sotto i riflettori, incapace di stare con gli altri. Ma è anche l’atto del mostrarsi, mettersi a nudo, per quello che si è. Un dialogo interiore, un pianto sulle spalle del migliore amico, che sono le proprie, quelle della provincia.

Non sono solo i temi a funzionare, è anche una musica ritmata, scandita da importanti bassi, che fanno da contraltare all’urlo della voce, al corsivo del canto, ad alcune melodie pop, che prendono dal rock e dal punk. Un ritmo che rallenta nell’ultima traccia e che ci mostra il lato più emotivo e malinconico di un artista pronto a mangiarsi il palco più importante della musica italiana.
(Lorenzo Ottanelli)

gIANMARIA: 9

 

PRISMA

“Prisma” è il primo EP di Bordeaux, pubblicato in maniera del tutto autoprodotta, “Prisma” è anche il lavoro di sperimentazione di Sara Sbagli, un modo questo che l’ha aiutata ad entrare in contatto con quello che si potrebbe definire come il sound interiore.

Cinque pezzi, ognuno è una dedica alla scoperta, non solo da un punto di vista musicale ma principalmente di se stessi. Bordeaux si muove con eleganza tra pop, elettronica e rap, sfaccettature diverse del suo profilo: ascoltare per capire di cosa stiamo parlando!
(Ilaria Rapa)

Bordeaux: 7,5

 

Più piccolo

La doppia faccia dell’amore è descritta perfettamente in “Più piccolo”, il nuovo brano degli Antartica, questa volta accompagnati dalla cantautrice Schiuma. Sentirsi nello stesso momento punto minuscolo e gigante, tutto grazie ad un sentimento altalenante che qualche volta ci fa sentire capaci di correre più veloce del tempo e altre volte invece ci inchioda sotto le coperte, e fissando il soffitto ripensiamo a quando eravamo felici.

“Mi hai dato qualcosa da perdere, mi hai dato da perdere” quando abbiamo effettivamente paura di perdere qualcosa o qualcuno, siamo profondamente vulnerabili, per questo spesso allontaniamo questi sentimenti che ci portano a scoprire il fianco, memori di tutte quelle volte che ci siamo fidati e siamo rimasti fragili e immobili.
C’è, però, un lato positivo in tutta questa malinconia: abbiamo provato l’amore, e, lo sappiamo, non è mai un errore.
(Margherita Ciandrini)

Antartica, Schiuma: 9

 

Il buio che c’è

“Non è mica San Lorenzo, non ci piovono le stelle in testa”

Sentiamo un po’ dentro di noi il freddo che descrive Maggiorelli nella sua “Il buio che c’è”, con una Roma buia invernale che fa da sfondo ai nostri pensieri. Quante volte ci siamo ritrovati a guardare fuori dalla nostra finestra, e mentre osserviamo le luci della città che si snoda sotto di noi, pensiamo al futuro e a quello che questa vita ci potrà riservare, alle persone che incontreremo nel nostro cammino, a quelle che saremo costretti a lasciare indietro.

Maggiorelli, reduce di un addio che l’ha lasciato con i sogni a metà, ci racconta di quanto sarà difficile andare avanti senza quella persona che sognava con lui e si ritrova disilluso a guardare le foglie degli alberi mosse dal vento, quasi scivolando in una quieta apatia.
(Margherita Ciandrini)

Maggiorelli: 8.5

 

SHANGAI

“Intrecciati tra i casini come questi bastoncini di Shangai”

Il mood è alla “Bellissima” di Annalisa, con qualche prestito qua e là da “Una vita in vacanza” de “Lo Stato sociale” e una strizzatina d’occhio al divo Harry Styles, quello di “As it was”: Iosonogiuls ritorna da Xfactor con una love story che punta sui passi di danza più che sulle lacrime.

La 17enne di Tarquinia scrive sulla bio di Spotify che il suo modo di scrivere è “stravagante e alternativo”, e ne dà una dimostrazione in Shangai; diciamocelo, perché dire “mi manchi” quando puoi cantare “vorrei poterti ricordare che prima parlavi dei gatti con me”?

Dopotutto, l’amore è un affare quotidiano, è “sembrare un meme” dal tanto che si sta insieme, è il mascara che cola quando ci si accorge che è finita. É una manciata di bastoncini di legno da muovere un millimetro alla volta, solo a quattro mani: su quali scommetteresti di più, le tue o le sue?

(Alessandro Ghidini)

Iosonogiuls: 8

 

Stereo

“Sei un sorpasso sulla destra, un’imbucata alla mia testa”
Se dovessi spiegare come funzionano le simmetrie in una canzone, prenderei “Stereo” dei Malvax. Strofa, pre-chorus, ritornello, il tutto per due. Mettici due giri di bridge prima di un ritornello sull’ottava bassa e infiocchetta con una chiusura energica, magari con una manciata di secondi di strumentale in fondo per dare il tempo a chi ascolta di finire il film mentale.

Una hit pop confezionata con tutti i crismi: tastiere a dar struttura e a gonfiare la base, strum di chitarra in sottofondo che emerge nei punti giusti, batteria cassa-rullante-cassa-cassa-rullante che gioca sui controtempi al secondo giro. La voce, poi, limpida ma spessa, punta sul vigore delle verità cantate, e qui subentrano le influenze indie. Nel testo, nelle immagini, nell’ironia da trovare anche in una storia spigolosa. Una degna erede di “Zanzare”.
(Alessandro Ghidini)

Malvax: 8

 

sweet blue bar

Un brano che è un cerchio che si chiude. All’inizio è la certezza di non volere niente, di non aspettarsi niente, perché “stiamo bene soli”. Ma poi è la sua presenza che mette tutta la convinzione in discussione. Perché come sempre è quell’imprevisto che ti spinge fuori dalle certezze. Ti capita proprio al bar, per te che la vedi da lontano e vai nel panico e non le parli. E anche lei non parla quando ci sei e la sua immagine non scompare più dalla testa.

L’amore è un’ossessione che non sai comprendere, ma forse, alla fine, “legarci a qualcuno non è poi così male”.
I sianlout ritornano con un brano che è un po’ il sequel della scorsa “sweet milk”. Lo fanno con una musica dai bassi potenti e intervallati dalla voce femminile di Nae M., che rende il pezzo quasi un dialogo tra i soggetti nell’ambientazione, in un gioco di intenti riuscito.
(Lorenzo Ottanelli)

sianlout: 7,5

 

Duchamp

A questa generazione fa male la normalità, è un dato di fatto. Ma di chi è colpa, se non della pop art, dell’indie, della trash art, ma anche di Marcel Duchamp? E vorremmo uscire dalle “tendenze, dalle tentazioni”, solo per essere davvero noi, fare parte di qualcosa di solo nostro. Perché altrimenti siamo presi dalle ossessioni e dalle manie. E in tutto questo le certezze fuggono altrove e non tornano, non ci sono garanzie per questo, soprattutto quando ti informi di più, che è quasi un ossimoro.

Caponetti ci canta le sue incertezze, che sono anche le nostre. E lo fa accompagnato dal ritmo di chitarre e batterie, che finiscono in un assolo di chitarra elettrica, come nella migliore delle tradizioni. “Duchamp” è un brano che non annoia e che riascolti volentieri, mentre sorseggi una tazza di cioccolata calda, quando navighi tra le tue difficoltà.
(Lorenzo Ottanelli)

Caponetti: 8

Casa

Casa è una parola che può assumere molteplici significati; può essere un luogo fisico, una persona oppure un contenitore di sentimenti in cui rifugiarsi. Lüzai in questo nuovo singolo decide di cantare tutto questo.

Utilizzando la sua voce, malinconica e trascinata dal desiderio, si apre dedicando una lettera al padre, raccontandone il difficile rapporto e tentando di ricucirlo.
La consapevolezza con cui viene affrontato il brano fa emergere tutte le fragilità dell’artista, che piombano dritto sul petto dell’ascoltatore facendolo entrare in perfetta simbiosi con la musica.
(Filippo Micalizzi)

Lüzai: 7

 

Altalene

Siamo un po’ come su delle altalene, che nella perfetta calma restano immobili, ma basta solo una leggera brezza per spingerle in avanti. Non possiamo farci niente, il nostro unico scopo e quello di rimanere in perfetto equilibrio per non rischiare di cadere e farci male.

Il nuovo singolo di Hanami si muove avanti e indietro in un continuo alternarsi di emozioni: “ci sono giorni che ti amo e non te lo posso dire, ed altri che mi fai incazzare e non trovo le parole per dirti che mi manca stare bene”. La lezione che bisogna imparare è quella di riuscire a trovare il perfetto equilibrio in cui stare e fidarsi dell’altro quando ci spinge in avanti senza paura.
(Filippo Micalizzi)

Hanami: 7

 

Arkangelo

L’alter ego di Pablo America, come è stato definito più volte, Pablo Suzuki, ci regala un nuovo album che vuole essere più il riassunto in un quarto d’ora di una serata indimenticabile. Tra pezzi come “Haribo” con la nostra adorata MYSS KETA, l’irriverente “Police and Kidz”, fino alla sua personale “Knockin’ On Heaven’s Door 2”, gli ascoltatori sono completamente rapiti da un mondo notturno che esiste anche quando fuori c’è il sole. Pablo Suzuki in questo nuovo progetto elettronico dimostra come la techno del Bel Paese non abbia niente da invidiare a nessuno. “Arkangelo” tiene il sospiro perennemente sospeso, in un’ansia divertita, una schizofrenica libertà.
(Benedetta Fedel)

Pablo Suzuki: 8

 

GENOVA 21 OTTOBRE 2010

Candra ci canta di una data ben precisa, il “21 ottobre 2010”. Un giorno questo che emerge dal passato per stanziarsi nel suo e nel nostro presente. Non sempre è facile fare i conti con quello che è accaduto e non sempre è giusto dimenticare.

È per questo che Candra ci racconta della sua Genova e della sua adolescenza, una sorta di riscatto personale, quasi a volerci ricordare che ognuno di noi non è gli sbagli che ha commesso, ma anzi, fanno proprio parte del viaggio.

(Ilaria Rapa)

Candra: 7,5

 

Il Re Cambia Sempre

Dopo la “FESTA” Selmi torna con un nuovo singolo intitolato “Il Re Cambia Sempre”. Rispetto al singolo precedente l’atmosfera è più intima, più R&B, raccontata sulle corde di una chitarra e il ritmo di una batteria. “Giochi a quel gioco in cui te decidi le regole. Vuoi una regina ed un re, ma il re cambia sempre e tu pensi e ripensi di me con le gambe aperte”.

Sensuale, intimistica e affatto scontata, ci mostra una nuova anima dell’artista che dimostra di essere flessibile e capace di sorprendere. “Il Re Cambia Sempre” è una carezza tra il dolce e l’erotico e ci mostra un limbo tra la consapevolezza che quello che si sta facendo non è così giusto, ma anche che siamo umani proprio perché a certi impulsi non riusciamo non cedere.
(Benedetta Fedel)

SELMI: 8,5

 

Nebbia

“Nebbia” è una canzone che JeBel ci racconta avere scritto nei suoi primi mesi milanesi, una notte, nel suo monolocale a Loreto. “Una distanza fa più male se ce l’hai vicina” dice il cantautore su una base smooth, in cui il pianoforte ci prende per mano e ci accompagna, perfetta per la dedica notturna che “Nebbia” vuole essere. Dire “scusa” non è sempre facile e non sempre basta, soprattutto se serve a chiudere una porta. Dire “scusa” non è sempre facile e non sempre basta, ma a volte è necessario per fare la cosa giusta, per non guardarsi più indietro.
(Benedetta Fedel)

JeBel: 7

 

Lusso

La solitudine non è un difetto, anzi è un “Lusso” per chi non solo la sa comprendere oltre che rispettarla. Nel mondo di oggi si ha l’ansia di allacciare legami, talvolta fragili e incasinati, piuttosto che trovare il coraggio di capire chi siamo. Invece che organizzare aperitivi ricchi d’egocentrismo e frasi banali, sarebbe meglio vestirsi pesanti, fare una piccola scorta di acqua e cibo e scalare una montagna, in modo da addormentarsi sotto le stelle e svegliarsi con i primi raggi del sole.

Imparare a meditare, a respirare la lentezza del tempo, sono una soluzione per ritornare ad un io arcaico, libero da costrutti sociali dove la natura si posiziona al centro dell’universo.

Scontrarsi con la nostra anima, nel silenzio di mille pensieri per acquistare una nuova consapevolezza, fare pace con i nostri desideri e le paure più nascoste, per aprire gli occhi nell’alba di una nuova esistenza.

(Nicolò Granone)

Ricche Le Mura: 7,5

 

universi

La distanza diventa uno spazio incolmabile quando non c’è più la voglia di iniziare una rincorsa con i piedi rivolti nella stessa direzione. Quando arriva una separazione rimangono solamente i ricordi e le lacrime e tutto sembra non avere più senso.
Si rimane spiazzati ad osservare le cose da un’altra prospettiva, dimenticandosi persino di vedere la realtà per com’è davvero, intanto tutto non ha più senso.

Siamo fragili quando il destino o i capricci delle altre persone si mettono in mezzo, scombussolando il nostro cuore, ma in alcune situazioni lottare per conquistare un altro attimo di speranza diventa una fatica inutili e anzi le incomprensioni rischiano di trasformare una storia d’amore in amore tossico che invece di salvarci ci condanna, anche se non avremo mai la lucidità necessario per ammetterlo.

(Nicolò Granone)

Fefè: 7,5

 

Open Access

Hai mai provato a scappare dalla grande città e rifugiarti in una piccola città di provincia dove i colori sono più caldi e i sentimenti più sinceri?

Hai mai provato a fuggire dalla provincia per trovare riparo in una grande città dove i sogni sono più fragili e le possibilità hanno mille imprevisti?

Anime erranti senza una meta, confusi e felici, spaventati e coraggiosi, cerchiamo di confonderci attraversando mille strade con la sensazione di tornare sempre allo stesso punto di partenza.

“Io so già come andrà a finire, non mi sbaglio quasi mai, ma sono troppo i rumori che fanno le cose prima che riesca a capire”

(Nicolò Granone)

montag: 8,5