New Indie Italia Music #141

“La fossa del leone
È ancora realtà
Uscirne è impossibile per noi
È uno slogan falsità
Il nostro caro angelo
Si ciba di radici e poi
Lui dorme nei cespugli sotto gli alberi
Ma schiavo non sarà mai” (Il nostro caro angelo – Lucio Battisti)

Liberiamoci dagli slogan, gettiamoli nella fossa dei leoni. Strappiamo i dogmi in mille pezzi e lanciamoli nel cielo come se fossero coriandoli che cadono su di noi.

Liberi da ogni sovrastruttura, il nostro caro angelo ritornerà a tenerci la mano cantando una canzone che ci farà tornare vivi.

Il tuo caro angelo è ancora giovane e ha voglia di ballare e cantare: accontentalo con le migliori nuove uscite #IndieItalia della settimana.

Amiamoci di meno

Dopo “Fuoripista” e “Phantom of the club”, Alex Fernet torna a farci ballare su note malinconiche e nostalgiche con la sua “Amiamoci di meno”, il nuovo singolo che parla di un amore che attraversa geografie e confini più mentali che fisici. Cassa dritta e melodie distorte sono i segni distintivi di un artista che si mostra sempre più concretamente come uno tra i più interessanti della scena della musica italiana.

(Ilaria Rapa)

Alex Fernet: 7,5

 

La Belle époque

“Ma dimmi poi dove, potrò venirti a cercare. Senza precludersi mai di un altro inganno in cui tutto va bene”
“La Belle époque” è il nuovo album di Lefrasiincompiutedielena: un disco che disegna in maniera lucida tutte le ombre interiori attraverso sfumature rock e cantautorali. Il motivo del titolo risiede proprio nel fatto che avviene la nascita di una nuova era nel momento in cui ci si inizia a vedere secondo una nuova prospettiva. In “La Belle époque” siamo immersi nella nostalgia, nelle cattive abitudini, nei gesti fatti per sbaglio, ma anche abbracci, risate e tanta tanta buona musica.
(Ilaria Rapa)

Lefrasiincompiutedielena: 8,5

soli

Intimo e malinconico. “Soli” parla della difficoltà di essere distanti, ma la distanza non è solo fisica anzi, è anche e soprattutto emotiva. Un brano che parla dell’incapacità di convivere con una lontananza che fende il tempo e lo spazio, facendo sentire, anche in presenza dell’altro, soli.

È con estrema sensibilità che Icaro inaugura il suo percorso musicale, raccontandoci sensazioni che si provano spesso in amore, come la pulsione a provare ad essere la persona giusta per chi amiamo, dimenticandoci realmente chi siamo o di abbandonarsi a tal punto da perdere la propria centratura. “Soli” è un promemoria per provare un pochino a ritrovare noi stessi.

(Sara Pederzoli)

Icaro: 8

 

Iceberg

FIAT131 e “la paura di essere felici dopo un amore che ti ha reso triste” sono i protagonisti del nuovo brano dell’artista cosentino “Iceberg”, che ci conduce dentro la straziante sensazione di essere sempre divisi tra “vorrei” e “ho paura di soffrire”. Quando veniamo da profonde delusioni che ci hanno sempre fatto cadere a terra, è difficile fidarsi di nuovo di una persona che giura che rimarrà sempre al nostro fianco, ancora più difficile però, è cercare di far capire alle persone che hanno sofferto che noi siamo materiale diverso, che non li deluderemo e che vale la pena, questa volta, chiudere gli occhi e lanciarsi nel vuoto. È proprio questa la sfida che affronta FIAT131: cercare di non abbattersi completamente avendo la consapevolezza che potremmo essere felici insieme ma l’altra persona ha paura di fare quel passo avanti verso di noi, nonostante le dimostrazioni da parte nostra ci siano state, non sono abbastanza per convincerla. E allora ci ritroviamo davanti a quel gin tonic che ha il dovere di farci dimenticare quegli occhi che ci hanno perforato e continuano a farlo, in attesa di trovare qualcuno che non avrà paura di prenderci per mano.

(Margherita Ciandrini)

FIAT131: 9

 

Bestie Caute

“Mi dicono ‘dimentica’, ma tu sei come un’entità: vieni in questa seduta spiritica”

Prendete appunti. “Bestie caute” non è una canzone, è un rito. L’1 marzo 1692 ci fu il processo di Salem: tre donne, tre streghe, condannate e imprigionate. Da lì, impiccagioni e torture. L’1 marzo 2023 il nuovo singolo dei RatingUrli ci chiama a guardare: sì, perché la caccia non è finita ma ha solo cambiato nome. 

Il pezzo, di per sé, è un’esibizione d’arte contemporanea. Turba per creare, punta a contrarsi e dilatarsi per abituare la nostra mente e i nostri sensi alla discontinuità. E costruisce scenari solo per farli a brandelli e dimostrare che è ciò che fa la società con chi non la asseconda.

“Bestie caute” salta il processo e va direttamente al rogo: siamo riuniti, e assistiamo al lambiccare delle fiamme, fino a che non cominciamo a sentire caldo. A scioglierci. Ma lentamente, perché la tortura è essere spettatori di ciò che non possiamo cambiare. E allora non ci resta che condannarlo per sentirci migliori. O salvarlo per sentirci autentici. A voi la scelta.

(Alessandro Ghidini)

RatingUrli: 9

 

Figli del futuro

Mobrici con “Figli del futuro” come al solito si fa portavoce della sua generazione e della società in cui viviamo oggi e la tocca piano: “Avere figli oggi, non è che sia una grande idea”. Ma possiamo effettivamente dare torto a chi dice che questo periodo storico è forse uno dei peggiori che abbiamo mai vissuto? E allora perchè dovremmo costringere una vita a nascere proprio ora, guardandola crescere in un futuro incerto, un mondo che si capovolge e magari venire accusati in futuro di essere causa della sua spaesatezza.

L’eterna domanda che divide sempre le persone a metà, tra la voglia di avere una famiglia e costruirsi un piccolo nido personale da cui trarre forza e in cui riversare tutto l’amore che abbiamo e la disperazione data dalla precarietà che non ci fa mai trovare “il momento giusto”, fino a quando l’ipotetico momento giusto non potrà arrivare più. Mobrici si fa domande esistenziali mentre ci fa ballare a tempo di una musica pop e se ci scappa qualche bicchiere di troppo non ci facciamo troppi problemi, forse la risposta giusta è dimenticarsi della domanda e fare quello che ci dice il cuore, sperando prima o poi di fare la scelta giusta e trovare finalmente la tanto agognata felicità.

(Margherita Ciandrini)

Mobrici: 9

 

Nelle mie albe

“Scusa se non so convivere con la tua idea di felicità”
La band milanese Aftersalsa prende tutta la malinconia provocata da un addio e la incanala nel nuovo brano “Nelle mie albe” che ci fa attraversare turbinii di ricordi e scelte sbagliate. Una delle dimostrazioni d’amore più evidenti è la cura che abbiamo per l’altra persona, l’attenzione ai dettagli, alle parole, ai suoi sogni desideri con la volontà di realizzarli tutti, insieme, questo grida “ti amo” anche senza dirlo mai, ed è proprio quando dobbiamo elemosinare ogni singola attenzione che ci accorgiamo di un primo campanello d’allarme.

“Hai qualcosa di tuo da regalarmi che non siano le solite chiacchiere?” se non riusciamo mai ad andare in profondità e a scalfire un po’ la corazza della persona che ci troviamo davanti, rimane una relazione superficiale basata solamente su frivolezze e nessuna intensità: se il fumo non è quello che cerchiamo, ci allontaniamo con la speranza di essere ricordati e chissà, persino rimpianti, ma, come ci ricordano gli Aftersalsa, per ora siamo noi quelli feriti.

(Margherita Ciandrini)

Aftersalsa: 8,5

 

Venezia

Che duo quello composto da Bais e Galeffi, che ci hanno sempre cantato l’amore a modo loro.
A questo giro siamo tra i canali di Venezia, che diventa un’antonomasia “geografica”, il nome-luogo di un amore grande che, come spesso accade, fa soffrire molto. “Venezia di notte mi lascia, mi fotte; Venezia stanotte mi abbraccia, mi rompe le ossa”. Il pezzo è una ballad pop ma la struttura musicale è tutt’altro che banale, forse proprio per metaforizzare l’andamento bipolare tra la consapevolezza che quello che stanno cantando sia, di fatto, un addio detto davanti al mare, e l’incapacità di accettare che la gondola sia affondata; l’apparente impossibilità di staccarsi da questo amore così forte da prendersi l’intera città.
(Benedetta Fedel)

Bais, Galeffi: 8

 

In 7

“In 7” più che una canzone è un viaggio dentro la testa di Bartowski. Il giovane artista, che aveva saputo sorprenderci in passato, nel suo nuovo singolo prende il pop, il rap, l’r&b e l’hip-hop e ci dimostra di saperli mescolare con una consapevolezza che colpisce. Il risultato è un pezzo che ha un gran sound e strizza l’occhio ad artisti internazionali, riuscendo però a mantenere una sua identità. Nella semplicità del testo, Bartowski non fa niente se non parlarci di un suo ritaglio di realtà, e di quanto, anche se non sempre la vita ci fa stare su, non c’è niente che la musica e i nostri amici, i nostri personali best seller, non possano risolvere anche solo con un giro in auto. Viene voglia di salirci, se ci si stringe un po’.

(Benedetta Fedel)

Bartowski: 8

 

Equilibri

Angela Iris e johara ci fanno sognare in questo duetto girl power nel vero senso della parola, date le voci potenti delle due artiste. In “Equilibri” le due cantautrici si fanno portavoce di un dolore che – chi l’ha provato lo sa – è sordo. Si parla di un amore in cui c’è un ritorno continuo quanto rapido, giusto il tempo di rompere l’equilibrio precario che eravamo riuscite a creare, per poi finire in un altro, ennesimo e conosciuto, addio. Una bella canzone che sa esprimere perfettamente una situazione complicata. Per quanto si soffra e sembri infinito, alla fine, la consapevolezza vince, esattamente come nell’epilogo del singolo. Perché tutti arrivano prima o poi a riuscire a dire: “Non ci vuoi più stare con me. E io non voglio stare con te”.

(Benedetta Fedel)

Angela Iris, johara: 8

 

avere Fede

Una canzone d’amore diversa. Al contrario di molti brani che parlano del tema attraverso la quotidianità, Erio parte dal reale, dal tocco con il corpo, per ascendere verso pensieri poetici, oltre il pragmatico, nell’onirico. E l’amore sfocia piano piano nella fede, una fede creata appositamente per sé stessi, dove l’amore si fonde con la ricerca di una salvezza, che ironicamente arriva a dire “sto giungendo le mani, avrò fede domani, avrò fede con me”.
“avere Fede” è una ballad malinconica che ricorda il passato, ma che è prodotta perfettamente nel presente. Il timbro di Erio ci riporta in un ambiente sospeso, oltre la realtà, immaginando un passaggio altrove, per ritrovarsi qui, a comprendere se l’amore diventa fede, in una salvezza che ancora non c’è.

(Lorenzo Ottanelli)

Erio: 8,5

 

Incerte Osterie

Il racconto della provincia non è mai scontato e Provinciale in “Incerte Osterie” lo fa da protagonista. Le osterie della Bassa sono lo strumento perfetto per iniziare un racconto di incertezze e di sfide, che chi abita fuori dalle città conosce perfettamente. Le osterie sono come noi, dove “il tempo scorre senza garanzie” e le strade sono incerte, da percorrere senza svoltare, senza mai arrivare. Pure la nebbia sembra provinciale perché anche questa è una metafora dell’immobilismo. E chi la vive sa quanta è la paura di andarsene, ma “torna sempre chi va”.
Provinciale ha confezionato una ballad che parla a tutti coloro che nella provincia ci sguazzano. È accompagnato alla produzione da heysimo, che la rende perfetta dal punto di vista sonoro. Inizia con un giro di chitarra che ricorda alcune canzoni malinconiche di Guccini, per poi trovare un suo spazio nella musica contemporanea, grazie alle batterie e alla ritmica serrata.

(Lorenzo Ottanelli)

Provinciale: 8,5

 

Appartamento

Chi siamo davvero? Come possiamo saperlo? Nessuno può conoscersi fino in fondo perché prima di tutto siamo relazioni, non meri corpi. Pensiamo di essere solamente noi, fino a che non ci scontriamo con gli altri e capiamo di essere una città, non quell’appartamento che abitiamo, nella nostra comfort zone. Quando arriviamo alla consapevolezza che è difficile capirsi ci facciamo accompagnare e vorremmo avere quella leggerezza che hanno gli altri, anche forse quell’ingenuità di non capirlo o di non farsi troppe domande. Vaghiamo nelle strade dell’incertezza e, infatti, spesso ci perdiamo.
Ceneri canta una ballata ritmata che lascia l’amore per parlare della maturità, di come siamo, di quello di cui abbiamo paura, per come è fatta la nostra società. Lo fa con un brano che privilegia i bassi e i cori alti, che riverbano in un’eco capace di spingerci nella sua città, in quella spirale da cui non è mai facile uscire.

(Lorenzo Ottanelli)

Ceneri: 8,5

 

Dubbi

“Dubbi” è il primo tassello di un mosaico che andrà a comporre “Dove nascere”, il primo disco da solista di Federico Dragogna.
Il sound corposo e martellante a cui ci aveva abituato il chitarrista dei ministri per tanti anni, lascia spazio in quest’ultimo brano ad una musicalità più intima e minimale, con batterie ipnotiche e tubi sonori che rendono il tutto decisamente più “tribale”.
Il dubbio è il perfetto punto di partenza per questo nuovo progetto; è dal dubbio che nascono i grandi flussi di coscienza, in grado di spianare la strada e risvegliare il pensiero critico. Ma allo stesso tempo dietro ogni dubbio può celarsi un parassita, che può manipolarti, farti dubitare di te stesso ed essere fonte di interferenza con chi ti circonda.

(Filippo Micalizzi)

Federico Dragogna: 8

 

Consapevoli che

Il nuovo EP di Frammenti, “Consapevoli che” è tutto ciò che l’elettronica nel 2023 deve essere: Un insieme di influenze che si fondono dando vita a quattro brani con quattro identità ben distinte.
“Ricordi” il brano di apertura ci trasporta in una dimensione da sogno, con suoni dream che esplodono come fuochi d’artificio al ritmo di un kick di batteria. “Colpo di tosse” prende diversi sottogeneri e li unisce in qualcosa tra il synth pop, il lo-fi e un po’ di deep house. “Cosmo pieno” parte quasi religioso, per poi trasformarsi in un urlo liberatorio post punk che raggiunge il suo apice in “Lato B”, brano che chiude l’EP e completamente strumentale. Una giungla di suoni e cassa dritta che non lascia spazio alle parole.

(Filippo Micalizzi)

Frammenti: 7,5

 

Eclissi

“Eclissi” è una perfetta ballata che riesce a raccontare alla perfezione la sensazione di pienezza, ma allo stesso tempo di vuoto, che l’amore riesce a dare. L’amore che diamo e riceviamo sembra non essere mai abbastanza, e forse siamo noi a pretendere più di quanto riusciremo a contenere in una sola vita.
La vera protagonista di questo brano è la voce di Giorgieness, che prende il sopravvento su una chitarra sfrigolante, pur mantenendosi dolce e sussurrata. Una ninnananna che ondeggia tra la sofferenza e la bellezza, sentimenti incastrati come il sole e la luna che danno vita ad un’eclissi.

(Filippo Micalizzi)

Giorgieness: 8

 

QCTVB

In amore bisognerebbe agire di più e pensare di meno. Se siete d’accordo con questa considerazione, “QCTV( Quanto Cazzo Ti Voglio Bene”) di Pierfrau è il brano che fa per voi.

Molto spesso abbiamo paura di dire davvero quello che pensiamo e così rimaniamo in attesa, trattenendo i sentimenti, ma invece dovremmo avere il coraggio di dichiararci, dire quello che proviamo senza tanti inutili giri di parole.

Basta con le strategie, urliamo al mondo Quanto Cazzo Ti Voglio Bene!

(Nicolò Granone)

Pierfrau: 7,5

 

NO DOUBT

Che bello avere il coraggio d’inseguire le proprie passioni anche se si portano dietro illusioni più grandi di noi, che chissà potrebbero addirittura farci soffrire.

sonomole butta sulla traccia tutta la sua voglia di emergere, esigenza dovuta non all’approvazione degli altri o finalizzata a vendere più dischi, ma necessaria a se stesso per accettare tutte le sue potenzialità. Ce la posso fare, ci devo solo provare, il mantra perfetto per chi ha paura delle conseguenze e non si rende conto che potrebbero essere migliore delle aspettative.

“Cosa c’è che ci rende così?” Ogni persona è unica, deve prenderne consapevolezza.

(Nicolò Granone)

sonomole: 7,5

 

Onde

 

Le relazioni potrebbero essere come delle maree, con onde che a volte ci cullano mentre altre rischiando di farci naufragare sott’acqua. Se ad ogni azione corrisponde una reazione basta poco per minare l’equilibrio della coppia, un piccolo movimento sbagliati e si rischia di cadere in incomprensioni difficili poi da risolvere. Il nostro cervello è programmato per darci delle dritte da seguire mentre il cuore se ne frega allegramente delle regole e delle convenzioni, quindi come si fa a trovare un compromesso?

Per imparare a navigare durante una tempesta bisogna essere bravi marinai oppure avere la fortuna giusta per trovare il nostro porto sicuro anche a km dalla costa.

(Nicolò Granone)

Trifoglio: 7

 

Destroy

“La felicità se n’è andata via, senza nemmeno lasciare un biglietto”

“Siamo tutti casi umani, lo sai”. Dola non si sforza di usare il singolare, perché parla a una generazione. Alla sua, alla nostra, a quelle che ci ridono addosso. A chi è dimenticato e chi invece fa alla svelta a dimenticare. E come tutte le verità che si rispettino, anche quella di “Destroy” ci viene sbattuta in faccia: grezza, fa sentire le sue spine nelle orecchie.
Fa tutto attrito, come se l’anima garage stesse facendo a pezzi le pareti dello studio. Si sa, l’underground è più uno stile di vita che un genere, e Dola lo sa bene. In “Destroy” offre un’orgia di sonorità che si azzuffano: batteria secca, basso gonfiato dalla distorsione e su tutto una line di tastiera maniacale. Tutto ok, la normalità esiste per chi ha poca fantasia.

(Alessandro Ghidini)

Dola: 8

 

Spettro

In sociologia c’è un concetto che esprime la possibilità di ognuno di passare da uno status sociale all’altro. La “Mobilità Sociale”. L’Italia è al 34esimo posto europeo in termini di mobilità: il 67% dei figli di persone che non hanno un’istruzione secondaria superiore mantiene lo stesso grado di educazione dei genitori.

Ma ci sono luoghi in cui la mobilità è proprio immobilità completa e opprime gli individui senza futuro. “E non lamentarti se impugna le armi / Tra botte e ingranaggi da troppi anni / E non lamentarti se impugna le armi / Chinato sui campi da troppi anni”.

Perché vi racconto ciò? Perché una recensione musicale vi fa affacciare sul mondo? Perché sono certa che Gaube vorrebbe proprio questo. E ce l’ha fatto capire con la sua “Spettro”. La prossima riflessione socio-politica arriva con l’album “Kulbars” il 10 marzo. Approfondite.

(Vernante Pallotti)

Gaube: 7,5