Sin City | Indie Tales

Prima o poi capita a tutti di sentire l’esigenza di scappare e andare via dalla città in cui si è nati. Questa scelta si può chiamare istinto di sopravvivenza, voglia di scoprire il mondo per poi ritornare a casa con i vestiti in disordine, messi un po’ a caso nella valigia, piegati male perché si era in ritardo, ma con un sacco di ricordi ed esperienze.

Per crescere non si può stare nella propria confort zone, altrimenti le difficoltà diventano nostre amiche che ci feriscono, per poi chiederci subito scusa. La compassione è l’abbraccio di una mamma che cura il proprio figlio anche quando è corso in giardino senza dire nulla e per la foga è inciampato sbattendo un ginocchio contro l’ultimo scalino. Anche la luce del grattacielo all’ultimo piano può essere una coccola quando si ritorna nella propria camera, specialmente dopo una notte in cui si è esagerato con l’alcool, un faro che indica al marinaio che il porto ormai è vicino e si può finalmente riposare dopo tanta fatica.

Chiara vive a Milano, ma vorrebbe trasferirsi in un piccolo paesino di campagna per sfuggire dal traffico, dalle call a tutte le ore e persino dagli aperitivi vestita elegante post lavoro, mentre Robert vorrebbe fare il percorso al contrario. Durante il giorno aiuta il papà nell’azienda agricola prima di suonare la sua chitarra, un po’ scordata, nel buio della sua camera da letto. Lo sa che se vuole vivere di musica deve, per forza, abbandonare la sua terra e buttarsi nella metropoli, solamente ha paura di essere divorato dal caos e dalla fame di una città che non dorme mai, dove ogni persona, anche la più calma del mondo è pronta a farsi la guerra per trovare persino un piccolo posteggio sotto casa.

Più una città è grande più nasconde sogni sotto forma di trappola, e Daniele lo sa bene. Arrivato per studiare all’Università invece ha dovuto fare i conti con un sistema economico capitalista nel quale il pesce grande, mangia, ingoiando persino la lisca, il pesce più piccolo e così, invece di vivere la notte tra feste e concerti è costretto nella cassa di un supermercato a litigare con ragazzini viziati che non hanno di meglio da fare prima di andare a dormire. Lui, alla mattina, avrebbe le lezioni solo che quando suona la sveglia, sbatte il cuscino, gira la testa e torna a dormire, girandosi dalla parte apposta. Lavora per vivere o meglio vive per lavorare, per guadagnare un piccolo stipendio deve fare mille sacrifici e anche lo studio è diventato vittima di questo compromesso. Sta pensando di mollare tutto e tornare dai suoi genitori, prendere un treno direzione Sud, ma ha una paura fottuta del giudizio degli altri e di deludere mamma e papà, che hanno riposto tutte le speranze in questo figlio dai riccioli biondi sempre con il sorriso.

Quasi tutti i palazzi sono costruiti con ampie vetrate, ma invece di riflettere il sorriso di chi cammina tra quelle via affollate in realtà diventano specchi dove le persone hanno il vizio di guardarsi dentro senza però trovare i colori che stavano cercando. La nebbia rende tutto ancora più grigio e triste, con un alone bianco e nero che si diffonde ovunque, quasi come una nube tossica in grado di avvelenare progetti e speranze.

Proprio in questo momento, Marta sta uscendo di casa, ha salutato tutti e si sta dirigendo verso quel paradiso fatto di metallo e cemento, senza sapere che quel luogo in realtà può diventare l’inferno se non sarà in grado di stare dietro a certi ritmi o se per tua sfortuna hai il vizio di far amicizia con le persone sbagliate. Mentre è sull’autobus sta leggendo un fumetto, Sin City di Frank Miller e rimane affascinata dalla forza della violenza. Il sangue dei personaggi sporca le pagine, ma lei in una tremenda estasi di cambiamento le continua a sfogliare, abbagliata da un futuro incerto e prepotente.

Marta, Daniele, Chiara, Robert e molti altri, sono giovani che credono ancora nel futuro, si alzano ogni giorno con la voglia di cambiare il mondo. Quando vanno a dormire però si sentono sopraffatti, stanchi e delusi. Come tanti ragazzi della loro età pensano che la città sia un grande vampiro succhia sangue, ma la voglia di lottare per i propri ideali, anche a denti stretti, provoca una strana eccitazioni. Il pericolo affascina, l’orgoglio provoca la sensazione di essere invincibili, ma quando cala la notte e anche la città più rumorosa diventa silenziosa è sempre più difficile andare a dormire con la possibilità  di sperare che domani sarà un giorno migliore.

Racconto liberamente ispirato dal brano SIN CITY di Monterosso