IL FENOMENO DELLE LOBBY SPIEGATO DA UN PREMIO NOBEL

IL FENOMENO DELLE LOBBY SPIEGATO DA UN PREMIO NOBEL

Il denaro, sin dal suo debutto nella società del baratto, è utilizzato dall’uomo per attribuire un valore a tutto ciò che incontra una domanda di acquirenti disposti a spendere per usufruire del bene o del servizio di loro interesse.
Poco importa se l’utilizzo di questo bene/servizio sia eticamente corretto o legale riguardo alle regole che conferiscono ordine ad un determinato nucleo sociale; anche l’illegalità si può comprare.

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A volte, però, il profumo di raggianti banconote non basta per camuffare il torbido che si nasconde dietro transazioni che si consumano al buio di una tangenziale tra strette di mano veloci e vetri oscurati, nei dei palazzi signorili delle capitali del mondo protetti da anni di storia dipinti sulle pareti, al fresco delle ville in Costa Smeralda o a Saint Tropez tra un bicchiere di vino d’annata e un bagnetto in piscina con l’amicone di turno. Nella società del “DO UT DES”(do qualcosa affinchè tu mi dia qualcosa), gli ordinamenti statali ci sguazzano e i politici sono, soprattutto nel nostro paese, marionette le cui mosse sono dettate molto spesso dalle dita grossolane e unte di pochi individui: le lobby.

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Introdurremo la tematica del controllo politico esercitato dalle lobby prendendo come esempi studi e teorie di premi Nobel e studiosi nell’ambito della regolamentazione dei mercati che hanno saputo identificare e codificare la corruzione, uno dei virus più letali sociologicamente parlando.

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COSA RAPPRESENTANO LE LOBBY?
Un gruppo di pressione (in lingua inglese lobby), è un gruppo organizzato di persone che cerca di influenzare dall’esterno le istituzioni per favorire particolari interessi, la cui influenza può far leva su elementi immateriali, come il prestigio di cui il gruppo gode, o su elementi materiali, come il denaro di cui dispone.

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L’economista Stigler  Nobel per l’economia nel 1982, in una delle sue analisi intitolata The Theory of Regulation, sostiene che la regolamentazione, ovvero l’intervento dello stato atto a determinare le regole di un dato mercato, sia voluto proprio dagli stessi operatori che prestano servizio in quel dato settore per garantirsi guadagni più sicuri e più ingenti attraverso l’imposizione di vincoli all’entrata, per esempio.

Secondo la Capture Theory, la regolamentazione è, pertanto, il frutto della cattura di politici e funzionari statali esercitata da parte di alcuni operatori. L’intervento legislativo dello stato in alcuni settori cruciali, costituirebbe quindi un mercato a sè, da alienare al miglior offerente. Solo il gruppo di operatori che sarà capace di organizzarsi meglio offrendo appoggio elettorale, economico sotto forma si voti, mazzette ed esposizione mediatica al gruppo politico di riferimento, potrà godere dei benefici correlati all’applicazione della regolamentazione.

Gli elettori stessi possono influenzare direttamente il comportamento dei partiti e contribuire a determinare il programma politico di questi ultimi mediante campagne di pressione, le attività di lobbying appunto, attraverso la corruzione oppure mutando l’opinione di altre categorie di elettori.

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QUALI VARIABILI INFLUENZANO L’ATTIVITA’ DI LOBBYING?
La disponibilità a sostenere le spese per la difesa dei propri interessi su un certo mercato dipenderà anche dal grado di coinvolgimento che ciascun operatore ha rispetto a quella specifica attività. Basti pensare alla regolamentazione del servizio offerto dai taxi per quanto riguarda l’introduzione di barriere amministrative all’entrata(licenze) atte ad ostacolare l’ingresso di nuovi operatori o la fissazione delle tariffe. Ciascuno dei tassisti sarà disposto a contribuire alle spese di lobbying in media maggiore rispetto alle altre categorie potenzialmente interessate al servizio (consumatori o potenziali nuovi tassisti).

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Secondo Stigler, infatti, la regolamentazione può essere considerata come un bene che viene sottoposto a un’asta da parte dei politici, costoro venderanno la normativa protettiva a quel gruppo di operatori disposti a pagarla al prezzo più alto in termini di appoggio elettorale ed economico sotto forma, supporto mediatico e tangenti.

Peltzman nel 1976 ha quindi studiato una formula in grado di spiegare il modello di Stigler; in particolare finalizzata a quantificare il consenso ottenibile dal gruppo politico in relazione all’appoggio degli operatori beneficiari della regolamentazione.

M= nf – (N-n)H

In cui M rappresenta il consenso, n il numero dei potenziali sostenitori del partito nel gruppo dei beneficiari,  f  la probabilità netta che i beneficiari  assicurino il loro sostegno al politico, N il numero totale dei votanti, H probabilità che chi è colpito dalla regolamentazione  si opponga votando contro il politico.

A sua volta f (probabilità netta che i beneficiari effettivamente assicurino il loro sostegno al politico), dipende da  g: beneficio in termini monetari ottenibile dagli operatori che beneficeranno della regolamentazione, ovvero i vantaggi derivanti dall’attività di lobbying.

G= T-K-C(n)/n

In cui T è il beneficio monetario, K rappresenta il costo delle attività di lobbying e C è il costo sostenuto per organizzare il gruppo e per contrastare gli oppositori della campagna.

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Questo modello spiega quali sono le variabili coinvolte nell’attuazione e nella proposta elettorale riguardante l’inserimento o l’abolizione di norme in determinati settori di interesse che sovente coincidono con l’erogazione di servizi di pubblica utilità come ad esempio i trasporti, i servizi di telecomunicazione, le libere professioni.

A cura di Salvatore Giannavola

Fonti:
“The Theory of Economic Regulation.” Bell Journal of Economics and Management Science

“Regolamentazione e mercato nelle telecomunicazioni”. Carlo Cambini, Piercarlo Ravazzi, Tommaso Valletti

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